Adesso mi tolgo la toga e ti faccio vedere io. Chi lo ha detto a chi? Il giudice all’avvocato o viceversa? Ma no, non lo ha detto nessuno. Lo hanno solo lasciato intendere. Cosa ci sia veramente dietro lo scontro in atto tra il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli e i Capi degli Uffici Giudiziari, in particolare della Corte d’Appello, non è chiaro.
I toni usati sono apparsi personali. Della serie: tu eri d’accordo; tu mi hai fatto fare anticamera. TU-TU fa il treno che se ne va. Mentre noialtri, che paghiamo gli stipendi e gli onorari a questi signori, restiamo qua.
Durante la Fase 1 sembrava esserci la dovuta collaborazione. Con tanto di protocolli di intesa e relativi decreti organizzativi. Anche in vista della Fase 2, che per la Giustizia si è aperta oggi, si sono pacificamente tenuti i tavoli tecnici di studio, fra avvocati e magistrati, per trovare le soluzioni migliori.
Invece, l’altro giorno, gli avvocati hanno criticato aspramente la gestione dell’emergenza da parte della Corte d’Appello, lamentando il mancato accoglimento della loro richiesta di trattare i processi a imputati liberi con la presenza fisica degli stessi. Ma anche il ritardo nella pubblicazione del decreto per il settore civile e il rinvio delle udienze del Giudice di Pace al 4 giugno.
Dal canto loro, i magistrati ricordano che il numero di processi con imputati detenuti è rilevantissimo (circa 400 solo dal 12 maggio al 30 giugno) e questo impedirebbe la trattazione “dal vivo” anche dei processi con imputati a piede libero.
Peraltro, già il 2 maggio il Procuratore Generale avrebbe trasmesso ai rappresentanti degli avvocati la bozza del decreto oggi contestato. La 16esima stesura, ad essere precisi, concordata con l’Ordine e la Camera Penale e da queste approvata il successivo 4 maggio, a seguito di una riscrittura comune.
Quanto al ritardo nella pubblicazione del decreto relativo al settore civile, la stessa sarebbe stata rinviata più volte proprio in attesa delle osservazioni del Consiglio dell’Ordine.
Infine, le udienze del Giudice di pace. In realtà, il giorno prima dell’emissione del decreto, se ne sarebbe discusso approfonditamente, confrontandosi sulle diverse posizioni.
Il Procuratore Generale e il Presidente della Corte di Appello parlano di “inspiegabile logica di contrapposizione” e si stupiscono della revoca dell’adesione ai protocolli stipulati con il Presidente del Tribunale di Napoli e la proclamazione dello stato di agitazione.
Inspiegabile. Se lo dicono loro…