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Il dopo Covid-19 per l’infanzia

by Carmela Merone
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L’Autrice è dirigente scolastico presso il Ministero dell’istruzione

Nell’attuale scenario sociale, una diversa organizzazione del tempo-scuola dell’infanzia, sulla base di un’ampia progettualità, nell’ottica di una scuola autonoma di qualità, come osserva Cerini, anche lo spazio, l’elemento più rigido e “povero” dell’attuale organizzazione scolastica, potrebbe avvalersi di soluzioni più originali. Lo scopo non è il cambiamento, ma l’adattamento di una nuova proposta formativa alle caratteristiche delle bambine e dei bambini.  L’accogliere le/i piccole/i a scuola, dopo aver vissuto questo momento, si configura come riconoscimento dei valori potenziali di cui ciascuno è portatore, ma soprattutto come impegno di promozione della loro formazione. In questa prospettiva è importante scoprire le funzioni socio-affettive, senso-motorie-espressive, intellettive e costruttive. Tali elementi rappresentano lo spazio vitale della personalità delle piccole e dei piccoli. Certamente nella psicomotricità, il gioco è uno dei modi privilegiati per esplorare il mondo esterno e quello delle relazioni interpersonali, per sviluppare abilità motorie e cognitive, per sperimentare ruoli, per agire con la propria creatività.

Giocare, come comunicare, risponde ad un bisogno intrinseco delle bambine e dei bambini, non può divenire un mero atto riabilitativo in cui non vengano prese in considerazione le dimensioni della spontaneità e del genuino divertimento. Nella psicomotricità la musica propone uno schema tra il sentire, l’essere e il fare. Essa riesce a stimolare nell’immaginario l’organizzazione degli schemi spazio-temporali e di interazione con il reale. I linguaggi non verbali consentono anche a chi presenta condizioni di svantaggio, ampie possibilità di espressione e comunicazione. Certamente attraverso il gioco il bambino penetra nelle varie forme della realtà: naturali, socio-affettive, espressive e intellettive, per partecipare con la specifica personalità.

In tal senso la psicomotricità risulta essere un focus of control che rappresenta un momento significativo sia della realtà umana che naturale, ed è proprio attraverso l’attività ludica che si scopre la sensazione del benessere. Secondo queste indicazioni l’autonomia fa esplorare il mondo, stabilire comportamenti differenziati trovando anche una spiegazione a quanto è successo e perché “restare a casa”. Certamente secondo Piaget il gioco si struttura in ragione del comportamento, in quanto il proprio corpo è il primo oggetto di cui la bambina e il bambino dispone, sia per non annoiarsi, sia per provare il “piacere” e costruire gli eventi. In tal senso il corpo rappresenta la prima fonte di stimolazione. Per Bruner è funzionale all’apprendimento perché consente di esplorare il mondo circostante attraverso l’esperienza, facilitando la creatività e la libera sperimentazione dei comportamenti: “Una cosa serve per quello che ci si fa”.

Il senso di sicurezza, costruito in un clima di serenità e in presenza di atteggiamenti di disponibilità tesi a soddisfare i bisogni dell’infanzia, in primo luogo quello di essere amate e amati, risulta un elemento indispensabile per lo sviluppo sia affettivo che sociale delle bambine e dei bambini. Da questo presupposto, che altro non è che una buona prima esperienza di vita, dipende il rapporto con i coetanei; in questo momento particolare ogni bambina e ogni bambino ha manifestato il bisogno del movimento, del gioco, di socializzazione, di comunicazione, di manipolazione, di scoprire,di vivere con il corpo lo spazio circostante. La psicomotricità unita alla musica innesca ogni altro genere di comportamento espressivo, facilitato neurologicamente dalla funzione audio-verbale.

La musica è una forma di comunicazione globale e, rispetto alle altre forme estetiche o culturali di relazione, può sintetizzare lo spazio, mediante la direzionalità e il tempo con i ritmi; può essere empatica e coinvolgente, ponendosi come ponte tra l’Io e L’Ambiente, con lo scopo di stimolare modalità nuove di comunicazioni per migliorare la qualità della vita.

La musica non è fine a se stessa, ma è un mezzo per relazionare e comunicare: il che vuol dire considerarla non solo negli “aspetti di ordine squisitamente estetico – formale, ma anche per le sue componenti di significato collegate al mondo affettivo”. Tipico è il caso di soggetti affetti da autismo, che si chiudono in se stessi rifiutando ogni comunicazione con l’esterno. La musica favorisce in queste persone l’inizio di un processo di apertura, sia che essa venga prodotta, sia che venga ascoltata. Il gioco musicale, l’improvvisazione, l’uso di strumenti ritmici, le canzoni, favoriscono nelle bambine e nei bambini l’instaurarsi di una relazione interpersonale, l’incontro con l’ambiente circostante e l’inizio di un processo di apertura verso il mondo.

C’è bisogno quindi di collaborazione per programmare un lavoro sinergico in cui le educatrici e gli educatori, le operatrici e gli operatori, possano serenamente affrontare problemi comuni, attraverso l’organizzazione di un gruppo aperto e flessibile. In questo modo, non solo ci si avvale di competenze molteplici ma, condividendo sia gli aspetti più problematici che quelli gratificanti dell’impegno quotidiano, si recupera quanto il corpo fornisca le più varie informazioni che vanno ben oltre il solo guardare. A differenza del linguaggio verbale, che consente l’espressione di emozioni e sentimenti  soltanto attraverso la mediazione concettuale, la psicomotricità unitamente alla musica possono mettere qualunque  bambina e bambino nella condizione di esprimere moti dell’animo e stati affettivi  diversamente inesprimibili. L’ascolto, le attività musicali, l’assunzione di stimoli ritmici infatti non solo rappresentano un mezzo di espressione degli stati interiori, ma, in virtù del potere aggregante, favoriscono la socializzazione e l’apertura verso la realtà esterna.