“Ogni società è nata all’interno di un dato modo di produzione, e le peculiarità di questa cornice hanno dato forma al suo particolare spazio”. E’ una frase famosa di Henri Lefebvre, tratta da La Produzione dello spazio. Le conseguenze filosofiche e politiche di questa impostazione analitica possono essere (sono state) le più varie, ma l’assunto appare difficilmente opinabile.
L’attuale sistema di produzione capitalistico nasce con la Rivoluzione Industriale di fine ‘700 e si è, ca va sans dire, evoluto (non necessariamente nell’accezione positiva del termine) attraverso un percorso che ci ha portato fino all’Industria 4.0.
Un percorso non lineare che, tra innovazioni tecnologiche, crisi di sovrapproduzione, impatti ambientali e via discorrendo, ha determinato profondi mutamenti nella delimitazione e fruizione degli spazi: produttivi, privati, pubblici, ecc.
Sembra evidente che la pandemia in corso influirà, non solo in termini emergenziali, sulla ridefinizione di tali spazi. Alterando (in quale misura?) i processi in corso e la programmazione di quelli futuri.
Come sempre avviene, la programmazione potrà solo in parte indirizzare la risposta sociale spontanea, ma resta comunque ineludibile. Il sistema sovrastrutturale (la politica, la pubblica amministrazione, il mondo accademico e professionale, le associazioni datoriali e i sindacati) è chiamato a dare risposte di lungo e lunghissimo periodo.
L’indispensabile relativo dibattito è già in corso e noi, nel nostro piccolo (microscopico!?), vogliamo parteciparvi raccogliendo i contributi degli addetti ai lavori. Parte quindi su “Gente e Territorio” un percorso informativo e di approfondimento specifico, aprendo una sezione dedicata del giornale che chiameremo: Il controllo dello spazio. Ulteriore citazione da Lefebvre.
Ci concentreremo su Napoli e la Campania, ma proveremo a gettare lo sguardo anche sul panorama nazionale ed internazionale. Nell’ottica non di parlarci addosso, ma di offrire un’analisi prospettica a chi in questo spazio, semplicemente, vive.