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Salomone era un decisionista

by Luigi Gravagnuolo
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Giuseppe Conte

Qualcuno a Roma deve aver perso la testa. Sarà stato lo stress, o l’imperizia politica, o l’impreparazione culturale, o un mix di tutto ciò, ma quella del 26 aprile sera del capo del governo Giuseppe Conte è stata la più sballata conferenza stampa che uomo di Stato italiano abbia tenuto nell’ultimo secolo. Eppure il premier ed il suo governo avevano fronteggiato dignitosamente l’emergenza da Coronavirus. Cosa sta accadendo?

L’impressione è che i nostri governanti, sorpresi dalla virulenza e dalla velocità dell’aggressione del Sars-Cov-2, in un primo momento si siano messi totalmente e giustamente nelle mani degli scienziati. Difficile fare altrimenti e velleitario anche solo provarci in quel momento. E poi, per dircela tutta, faceva anche comodo nascondersi dietro le facce dei vari Brusaferro, Rezza e del povero Borrelli, che scienziato non è, né pretende di esserlo, ma sa destreggiarsi nelle calamità naturali. Se tutto fosse andato male, la colpa sarebbe stata loro, degli ‘esperti’.

Non tutto è andato male, salvo le infelici prime scelte della Lombardia, orientate dalla sapienza approssimativa della dott.ssa Maria Rita Gismondi, quella che la Covid-19 era una generica influenza di stagione. Per la verità la sfortunata virologa del Sacco di Milano non era l’unica in quel momento a sostenere questa sciocchezza; lei si era limitata ad orecchiare altre opinioni, le aveva fatte proprie ed aveva convinto i responsabili della sanità lombarda delle sue strampalate tesi. Ma i consulenti consigliano, sono i politici a dover decidere. Ed i politici lombardi hanno deciso male.

Dopo i primi errori comunque, il tiro è stato raddrizzato, anche in Lombardia. A costi esagerati, ma raddrizzato. Sulla scorta di questa esperienza la gran parte delle altre Regioni si è attrezzata per tempo e, specie quelle del Sud, sono riuscite a contenere il virus. Fin qui il governo ha retto con discreta autorevolezza.

Quando però la virulenza della pandemia ha cominciato a scemare, di pari passo alla crescente insofferenza delle persone costrette ai domiciliari da due mesi e a quella delle imprese minacciate di essere sopraffatte dalla concorrenza nella competizione globale, si è dovuto mettere mano alla fase due. E qui è cascato l’asino!

Prima le divisioni sugli aiuti europei – ci torneremo in altro pezzo – poi le scelte controverse sulla mobilità delle persone e sulla ripresa delle attività economiche.

Si riparte tutti insieme o per regioni? Tutti insieme; ma la mobilità delle persone non è consentita al di fuori della propria regione, quindi si riconosce che la situazione obiettiva è diversa da regione a regione, perché allora tutti assieme? Si può fare attività motoria, ma distinguendo tra attività motorie dinamiche per le quali c’è l’obbligo della distanza di due metri e attività motorie sportive, con la distanza ad un metro. Si possono visitare i congiunti, ma non fare pranzi di famiglia. I bar di mattina e le pizzerie ed i ristoranti di pomeriggio/sera, possono portare i loro prodotti a domicilio, ma le pizzerie e i ristoranti possono anche accettare i clienti che vi si recano per acquistarli in prima persona e portarli a casa, i bar no. E sulla fatidica app Immuni? Dopo lo psicodramma nazionale ed infinite discussioni su salute-privacy-democrazia, il nulla.  Della serie … Salomone era un decisionista!

Non mi dilungo su altre sorprendenti amenità, chiudo sul capolavoro: i funerali. Finalmente si possono accompagnare i propri cari estinti nell’ultimo viaggio, ma solo in quindici. In quindici? E chi li andrà a contare? Chi si avvicinerà ad una famiglia che, straziata dal dolore, segue il feretro per contestarle con una multa o altra sanzione il superamento della soglia dei quindici partecipanti? E a chi sarà contestata l’infrazione? Al celebrante, al titolare delle pompe funebri, al capofamiglia (quale)? E, mettendoci invece nei panni dei familiari, a chi di essi i congiunti negheranno l’accompagnamento funebre del caro estinto?

Infine, per quale diavolo di motivo si può andare a visitare un museo, andare a lavorare in fabbrica e negli uffici, salire su un bus o su un treno, fare compere rispettando comunque e sempre gli obblighi del distanziamento, della mascherina e dei guanti e non ci si può recare in chiesa, o in moschea, o in sinagoga pur rispettando il distanziamento, le mascherine e i guanti? Forse perché i sacerdoti somministrano la comunione quindi non possono garantire il distanziamento? E i dentisti, i fisioterapisti, i medici territoriali che auscultano i polmoni o tastano gli organi interni mantengono le distanze?  Ancora, chi l’ha detto che la chiesa tal dei tali non sia anche un museo con tanto di visite? Si potrà visitare il Duomo di Milano-museo, ma non si potrà sentir messa nel Duomo di Milano-chiesa? Suvvia, siate seri!

Per partorire questo caos organizzato hanno consultato scienziati, nominato commissari di qua e di là, organizzato videoconferenze con sindaci, presidenti di Province e di Regioni, istituito commissioni di cervelloni e … si sono persi nella babele delle lingue.

Per favore basta, dateci un governo, di quelli che sanno consultare gli esperti e poi decidere da politici. E che sanno prendersi le proprie inderogabili responsabilità.