Si parla in questi giorni di mare pulito a Napoli. Anzi limpido e cristallino, con tanto di foto sui giornali scattate dal Lungomare. Naturalmente il fenomeno viene collegato al lock down. Niente barche, poche navi, problema dell’inquinamento marino risolto in meno di un mese.
A ben vedere le cose non stanno proprio così.
Lucio De Maio, responsabile dell’unità operativa mare dell’Arpac, in una sua nota ricorda a tutti che sono molte le cause della scarsa trasparenza: solidi sospesi, terra o fango portati in mare da fiumi e canali; sedimenti marini in occasioni di forti mareggiate; sostanze organiche e fioritura abnorme di microalghe indotta dagli scarichi urbani e via dicendo.
Per contro, l’inquinamento (pericolosissimo) prodotto dagli scarichi industriali non comporta una diminuzione della trasparenza delle acque.
Probabilmente, la scarsissima piovosità delle ultime settimane ha ridotto l’apporto in mare di solidi sospesi e la fioritura algale. C’è poi da considerare la persistenza di venti nord-orientali che hanno un effetto decisamente benefico sulle acque del Golfo di Napoli, allontanando dalla costa le acque superficiali inquinate e richiamando dal fondo acqua più limpida.
Quindi non è il lock down ad aver pulito l’acqua e trasparenza non significa zero inquinamento.