“Una gestione non del tutto propria in ospedale ha contribuito alla diffusione del virus”.
È il 24 febbraio, in Lombardia la situazione è già critica. Il premier Conte raccoglie il fiato, prende la mira e fa fuoco. Innescando così un conflitto che non causerà vittime (si spera) ma di vittime si alimenterà: quello della politica sulla Lombardia. Nonostante alcune schermaglie che riguardano altre regioni, l’epicentro è stato uno scontro su Milano. Il cui cuore è tutto sommato semplice: di chi è la colpa?
25 febbraio Fontana: “Conte su Codogno? O non si rende conto o è disperato”.
5 marzo L’Espresso: “Salta fornitura di 4 milioni di mascherine. Regione Lombardia ha sbagliato ordine”.
“La Protezione Civile sta raggiungendo un accordo con uno Stato straniero per l’approvvigionamento di alcuni milioni di mascherine”, ha assicurato l’assessore al bilancio della Regione Lombardia, Davide Caparini, nel corso della consueta conferenza stampa sull’emergenza.
14 marzo. “Le mascherine che possono essere utilizzate dagli operatori sanitari sono mascherine o FFP2 o FFP3 oppure quelle chirurgiche. Ci hanno mandato delle mascherine che sono un fazzoletto o un foglio di carta igienica che viene unito. Inoltre, non sono marchiate CE e i nostri operatori ci hanno detto che non possono utilizzarle. Da Roma ci hanno detto che hanno solo queste, non vogliamo fare polemica però non sono sufficienti per la sicurezza degli operatori”. Giulio Gallera.
31 marzo, scambio tra Fontana e Brusaferro (ISS). Fontana: “Stiamo per essere autosufficienti, ma ISS non ci autorizza le mascherine”. Brusaferro: “Quando avremo risultati delle prove di filtraggio autorizzeremo la produzione”.
1° aprile. Sette sindaci lombardi scrivono a Fontana con sette domande. Il Governatore è furioso: a quelle domande asserisce di aver già risposto in privato. Ed intima di non fare polemiche.
2 aprile. Sala nega di aver voluto far polemica e fa presente: “Il punto che più mi sta a cuore sono questi test per gli anticorpi, perché permettono di definire se una persona è stata colpita dal virus, magari inconsapevolmente, e quindi per un certo periodo di tempo è immune”. Fontana risponde che stanno ancora verificandone la fondatezza scientifica.
Ministro Boccia: “Non ho voglia e tempo di fare polemiche. Lo Stato sta facendo di tutto. Fontana sa benissimo che mentre parliamo è atterrato l’ennesimo aereo della Guardia di Finanza”.
Ora, questo non è un elenco completo delle polemiche suscitate, rilanciate e controbattute sul tema Coronavirus. Manca l’improvvida (e subito smentita) autocandidatura dell’Assessore al Welfare Gallera a Sindaco di Milano, con le bordate del PD. Manca, perché ci auguriamo che non di polemica si trattasse, ma di giusta attenzione ad un fenomeno preoccupante, di alcuni sindaci (Nembro e Bergamo ad esempio) sui conteggi dei morti per Coronavirus. Però il senso pensiamo sia chiaro: la ricreazione non è mai iniziata. Vediamo di finirla qui. Il peggio non è passato e davanti c’è la ricostruzione. Non possiamo andare avanti a punzecchiarci a vicenda come se tutto questo fosse un gioco.
Il Governo dovrebbe prendere atto che qualcosa nella catena della Protezione Civile poteva essere fatto meglio e la Regione Lombardia dovrebbe uscire dal suo complesso del superuomo. Si può sbagliare, è umano. Da una parte e dall’altra. Il tempo delle Norimberga, speriamo non venga mai, non ha comunque spazio con i fuochi della guerra che avvampano feroci. Prendiamone atto assieme, perché solo insieme potremo uscire dalle presenti e future difficoltà.