Stamattina ho avuto la mia solita ora d’aria settimanale, causa spesa, ed ho realizzato una cosa. C’è sempre meno gente per strada tranne le piccole vedette lombarde. Il che dimostra che una forte convinzione ha sostenuto le norme, facendole diventare parte della vita Milanese. La città della movida si è riscoperta patriottica e responsabile. Persino la possibilità di far sgambare il figlio a due zampe oltre che quello a quattro non ha riscosso molto successo. Sotto i 40 anni, oltre al sottoscritto (che compensa con una atavica vecchiaia interiore) c’era solo un bimbo spaurito perso tra le occhiate di benevolo rimprovero del resto della gente in fila al supermercato.
Ecco, il clima, in effetti, non era grigio. Era giustamente cauto. Poche parole. La settimana scorsa avevo percepito della rabbia, c’erano state urla contro il Governo alla fermata dell’autobus. Oggi nulla. Oggi solo determinato silenzio. Un termine di Quaresima che si avvicina compito alla Settimana Santa. Alla fermata le uniche parole che ho sentito erano di una donna in ansia perché al CAF le avevano risposto picche. Il sito dell’INPS non funzionava da due giorni. La ragazza, sui 40 anni, con appariscenti guanti gialli da piatti (si spende in mascherine sempre più complesse, ma sui guanti si fa economia) era davvero preoccupata. Ma nulla più. Una serena giornata di quarantena può alleviare ogni preoccupazione, o quasi.
Non per tutti funziona, va detto. Ma sono poche eccezioni. La vice Sindaco di Milano, Scavuzzo, ha fornito alcuni dati: su 415 persone controllate fuori di casa solo 5 sono state denunciate. In compenso aumentano i TSO. La gente sta chiusa in casa, e purtroppo ad alcuni non gli sta facendo bene. Quando spunta il sole esce trionfante il popolo dei balconi. Non è un’esclusiva di Milano. Sono uomini e donne armati di cellulare, che usano per riprendere scene di sfuggente gioia altrui. E poi usare le foto nei gruppi Facebook per lanciare messaggi forti, di condanna e di monito.
Questa quarantena è sicuramente un sacrificio, giusto e salutare. Anzi, stando ad un sondaggio SWG, pubblicato lunedì, il 12% degli intervistati ha dichiarato che dopo la quarantena sarebbe stato una persona migliore. Io temo però che molti di loro appartengano al popolo dei balconi.
La città che non smetteva mai di lavorare, oggi osserva inflessibile il proprio metro quadro di marciapiede. Dai balconi si canta meno. Resistono i tricolori, che si adattano ugualmente bene ai trionfi e alla speranza. Molti lavorano da remoto. Ma molti di più sono alle finestre, a seguire i tuoi movimenti con gli occhi, come vedette lombarde.
Sapete qual è l’aspetto più buffo di tutto questo? Oggi, tornavo a casa, faticando sotto il carico dell’intera settimana. Un signore anziano, ma ben più agile di me, mi ha superato. Aveva una borsa sospettosamente leggera. Ho velocemente stimato che ci potesse essere roba al massimo per un paio di giorni. E l’ho fortemente deprecato. Non portava nemmeno la mascherina. Stavo tornando a casa per provare la lotteria dell’INPS per vincere i 600 euro. Ed improvvisamente ho pensato quanto utile avrebbe potuto essere un balcone dove affacciarsi se si fosse prolungata la quarantena. Almeno finché non tornerà tutto normale. Perché tornerà tutto normale.