“Joker” ovvero della mala sanità.
Arthur Fleck è Gotham, Gotham è Arthur: essere umano ed ambiente sono una sola cosa, mostrano la loro terribile faccia che prende e stritola, una città alla deriva, dove con la spazzatura vera alligna quella umana. In una realtà fatta, in pieno giorno, di caos, rumori ed indifferenza, perbenismo e violenza, affari e cinismo , di notte, di disperazione e solitudine, risate e lacrime, incontri ambigui e sadica violenza, Arthur uomo fragile, malato, con una sola carta, il documento che accerta la sua malattia psichica, si aggira in questa città americana, simile a tante altre, senza che nessuno, uomo o donna, si accorga di lui, provi un minimo sentimento di umana pietà, prenda in considerazione il suo esistere, lo aiuti ad affrontare i mostri della sua mente. Nessuno che si chini a guardarne il vero volto dietro la maschera di clown che gli permette di guadagnare qualcosa per vivere o quella ancora più tragica di un cabarettista fallito che lo trasforma suo malgrado in oggetto di scherno in un programma TV “spazzatura”. Joker è uno come tanti che attraversa la vita da fantasma, non sa neppure di essere stato adottato e cura con sollecitudine una malata di mente come lui che crede sua madre; unico momento in cui qualcuno sembra ascoltarlo sono i due colloqui settimanali con una psichiatra, non a caso di colore, non certamente una wasp, che un giorno gli comunica la fine delle sedute poiché lo Stato ha imposto numerosi tagli alla Sanità pubblica.
La crisi impone tagli e Arthur “Joker” è una delle tante vittime a cadere nel baratro dell’abbandono, non potrà più, da un giorno all’altro, avere il supporto di uno psicologo, nessuno psichiatra potrà più controllare il giusto dosaggio delle sue medicine, niente e nessuno potrà più salvarlo. Questa discesa agli inferi si materializza nel momento in cui entra in possesso di una pistola e come un vendicatore della notte, uccide tre persone su una metropolitana. Il balletto mimato che segue ad ogni delitto sembra un rito purificatore che libera il protagonista dalla “colpa” sociale di essere matto, dalla violenza e la pazzia della madre, dallo stupro subito dal convivente della donna che lo ha condannato per sempre alla follia, da tutto ciò che una società muta, sorda e cieca gli ha imposto come destino. E Joker sembra ribellarsi quasi per caso a chi lo ha condannato all’invisibilità. Gli avvenimenti che seguiranno al delitto, le vie della città piene di cortei di protesta, la gente che, indossando una maschera da clown, afferma il suo diritto ad essere riconosciuta come viva e pulsante “massa umana” con i suoi bisogni, i suoi diritti, primo fra tutti il diritto alla salute, purificano l’immagine di un uomo che pur assassino, a sua volta è stato condannato a morte da un sistema politico, sociale e sanitario criminale.
Il film, pluripremiato alla cerimonia degli Oscar in America e al David di Donatello in Italia, per la regia e l’interpretazione magistrale di Joaquin Phoenix, invita lo spettatore ad una profonda riflessione: in America in questo momento si sta diffondendo il COVID-19, la situazione sanitaria è difficile, più dura diventa affrontare la malattia per chi deve ricorrere alla Sanità pubblica poiché non in possesso di un’assicurazione sanitaria privata. La pandemia è iniziata il 21 gennaio e al 24 febbraio, i Centri per la prevenzione e il controllo dei contagi hanno confermato numerosi casi di coronavirus negli Stati Uniti d’America. Al momento i casi hanno superato il numero di 2.500. Le vittime sono oltre i 50. I tamponi costano ai privati una cifra enorme. Il presidente Trump ha dichiarato di aver messo sul tavolo una somma enorme per rinforzare il cordone sanitario ed accaparrarsi un vaccino in esclusiva anche se a queste notizie sono seguite le smentite ufficiali. Di certo le iniziative di modificare il sistema sanitario americano già intraprese da Hilary Clinton, che aveva espresso molti apprezzamenti per quello italiano, e i successivi interventi del Presidente Obama che evidenziò la necessità di rafforzarlo e renderlo più” democratico” e “democraticamente fruibile” da parte di tutta la popolazione americana, ci devono far riflettere su quanto è stato fatto e si continua a fare negli Ospedali italiani dove tutti i cittadini possono contare su assistenza e cure gratuite, pur tra mille difficoltà e sacrifici enormi del personale medico e paramedico. Come è evidente, allorquando saremo usciti da questa drammatica situazione, tutto il mondo dovrà ridisegnare un nuovo modello di Sanità che si occupi di tutti e non lasci indietro nessuno. Il virus, come evidente, non risparmia nessuno, non fa differenza di appartenenza sociale e di confini: nessuno si salva da solo ma tutto dipende da ciascuno di noi, anche se in questo momento il sorriso di Joker è la linguaccia più irriverente del coronavirus ai vizi, ai nonsense, alla spregiudicatezza del genere umano verso il valore della vita e della salute.