Nell’ultimo decennio, un po’ tutti i governi che si sono succeduti hanno provato ad incentivare il recupero del patrimonio edilizio esistente. Perlopiù attraverso forme di agevolazioni fiscali. Caro proprietario e gentile contribuente, parte dei soldi che spendi per fare lavori di ristrutturazione o miglioramento del tuo immobile, te li faccio recuperare sulle tasse che dovresti pagare sui redditi che dichiari.
Mentre in passato la relativa aliquota si aggirava intorno al 50%, il governo Conte ha introdotto una versione hard. Con il cosiddetto Bonus Facciate, introdotto con la Legge di Bilancio 2020, si arriva ad una detraibilità, da ripartire in 10 quote annuali, del 90% delle spese sostenute nel 2020. Inoltre, è l’unica detrazione tra i Bonus Casa (riqualificazione energetica ed adeguamento sismico) che non prevede un limite di spesa agevolata.
Quasi in concomitanza con l’entrata in vigore degli articoli della legge (160/2019), è stata pubblicata in questo mese di febbraio, a cura dell’Agenzia delle Entrate, un’agile guida pratico operativa di una quindicina di pagine. Vi sono, abbastanza esaurientemente, illustrate le modalità applicative dello sconto fiscale di cui parliamo.
Il Bonus Facciate comprende i lavori di rifacimento della parte esterna di un edificio. Ovvero gli interventi anche di sola pulitura o tinteggiatura esterna, e comunque tutti quelli finalizzati al recupero o al restauro delle strutture opache della facciata. Compresi i balconi, gli ornamenti ed i fregi.
La detrazione spetta solo per gli edifici esistenti ubicati in zona A o B. La zona A comprende sostanzialmente i centri storici. Ossia gli agglomerati urbani che rivestono carattere storico, artistico o di particolare pregio ambientale, comprese le aree circostanti. La zona B riguarda le parti del territorio in cui la superficie coperta degli edifici esistenti non sia inferiore al 12,5% della superficie fondiaria della zona. E nelle quali la densità territoriale sia superiore a 1,5 mc/mq. In genere le zone di espansione, spesso incontrollata, degli anni ’50 e ‘60.
Il che significa che in molte città, come Napoli ad esempio, l’agevolazione si applicherebbe a gran parte del territorio comunale. Invece, i Comuni che hanno avuto un’espansione edilizia recente (ovvero con zone C di notevole dimensione), sarebbero meno interessati. Trattandosi di edilizia realizzatasi presumibilmente negli anni ‘80 e ‘90, la ratio di tale esclusione appare evidente.
Scendendo un po’ più nei dettagli tecnici, segnaliamo che il bonus si applica ai lavori riguardanti le parti opache delle facciate prospicienti la pubblica via. Non ai lavori sui cortili interni, chiostrine cavedi, ecc. Né ai lavori relativi alla sistemazione degli infissi, oggetto invero di altre agevolazioni. Beneficiari del bonus possono essere non soltanto i proprietari o i titolari di diritti reali sull’immobile, ma anche gli inquilini ed i comodatari. Altra cosa importante: anche le spese tecniche e di progettazione rientrano nel novero dei costi scaricabili.
Alcune associazioni ambientaliste e di settore (Legambiente e ANIT – Associazione Nazionale Isolamento Termico e Acustico) avevano chiesto al Parlamento di modificare la norma, ritenendo che il Bonus Facciate “affosserà gli investimenti di efficienza energetica e prevenzione sismica“.
Ben vengano, in linea generale, misure che cercano di rianimare il settore dell’edilizia privata. Da due decenni stremato quanto il settore dei lavori pubblici. Nel concreto, forse, potrebbero trovare spazio alcune perplessità.
Prima di tutto, in ordine alla coesistenza e simultaneità dell’ampio bouquet di agevolazioni ormai esistenti nel panorama nazionale. Alle quali ogni tanto si associa anche qualche iniziativa regionale o locale (vedi Progetto Sirena e simili). Non tanto per le connesse “complicanze”, alle quali i bravi commercialisti sapranno dare risposta, salvo essere poi magari smentiti da qualche solerte commissione tributaria. Quanto per le ricadute sul mercato, ossia sui prezzi dei lavori di manutenzione che poi effettivamente verranno offerti ai titolari del diritto allo sconto fiscale. Riteniamo debba prestarsi particolare “occhio”. Il pericolo di aumenti ingiustificati si nasconde dietro l’angolo. Un po’ come gli sconti fasulli cui siamo ormai tristemente abituati quando si apre la stagione dei saldi.
In linea generale, portare alle stelle la tassazione diretta e indiretta sui redditi e sugli immobili, e poi offrire una pletora di agevolazioni apparentemente invitanti, è una politica fiscale intrinsecamente contraddittoria. Benché giustificata da finalità di recupero e ripristino del decoro urbano delle nostre città.
Sarebbe auspicabile introdurre un meccanismo che valuti la performance di tali bonus, studiandone il reale impatto sul patrimonio immobiliare privato, nonché le ricadute effettive sul mondo dell’edilizia (proprietari ed imprese), con particolare attenzione al mercato del lavoro, affinché il bonus facciate non diventi un bonus di facciata.