Si è tenuto ieri, presso la Sala del Consiglio Regionale della Campania, organizzato dall’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Napoli presieduto dal prof. Edoardo Cosenza (più volte intervenuto sul nostro giornale), un interessante seminario su un tema di rilevante attualità: “Gli ingegneri per lo sviluppo sostenibile di Napoli Città Metropolitana”.
Il mondo degli ingegneri napoletani, liberi professionisti, funzionari pubblici e professori universitari, che fanno il punto sulla professione di ingegnere e sul suo ruolo nei possibili scenari riguardanti l’area metropolitana di Napoli.
I lavori sono stati introdotti dall’onorevole Maria Antonietta Ciaramella, Presidente dell’Osservatorio regionale per lo studio, la ricerca e la promozione dell’economia civile. Tutti interessanti i numerosi interventi effettuati. Solo per ragioni di brevità e di spazio, abbiamo dovuto operare una scelta, riportando la sintesi degli abstract di quelli che abbiamo ritenuto trattassero le tematiche che Gente e Territorio è solito affrontare.
Prof. ing. Andrea Prota. “Tecniche tradizionali ed innovative per la riduzione della vulnerabilità sismica del patrimonio edilizio”. Dopo un breve excursus sulla classificazione tipologica strutturale definita dal comportamento sismico rilevato di alcune tipologie costruttive tipo, ha mostrato come, con una regolare manutenzione strutturale, (individuazione dei punti deboli delle strutture) e appropriati interventi mirati, anche tarati su opportuni modelli di calcolo, si potrebbe mettere in atto un processo virtuoso che, nell’ambito di normali competenze istituzionali e senza richiedere risorse umane e finanziarie speciali, ma puntando ad una ottimizzazione dell’impiego delle risorse disponili, consenta di raggiungere reali e concreti risultati in termini di mitigazione del rischio, salvaguardando il patrimonio edilizio che caratterizza il nostro tessuto urbano, sfruttando, gli strumenti previsti dal Sisma Bonus.
Prof. ing. Francesco Pirozzi. “Lo stato ambientale dei suoli e delle acque nell’area metropolitana di Napoli: implicazioni sullo sviluppo del territorio” Lo stato dei suoli e delle acque di falda nell’area metropolitana di Napoli è stato, negli ultimi anni, uno dei temi che ha maggiormente interessato e coinvolto l’opinione pubblica locale, preoccupata dei possibili effetti sulla salute determinati dai numerosi ritrovamenti di rifiuti smaltiti in modo illegale o, comunque, inappropriato. Le indagini specificamente avviate negli ultimi anni, con il coinvolgimento dei principali Enti deputati al controllo del territorio e delle Istituzioni di ricerca, cominciano a delineare un quadro più oggettivo della situazione, consentendo di cominciare a distinguere quelle che sono le aree maggiormente compromesse, bisognevoli di interventi urgenti ed improcrastinabili, da quelle che sono le zone in cui può ritenersi che siano state poco significative, o addirittura nulle, le alterazioni delle caratteristiche originarie delle componenti ambientali acqua e suolo.
Ing. Domenico Salierno. “La linea 10 della metropolitana di Napoli cerniera del sistema intermodale per la mobilità sostenibile nell’hinterland di Napoli”. Le future modalità di collegamento in sede propria tra la stazione “Napoli Afragola” dell’alta velocità e la rete metropolitana di Napoli (definito anche liea 10 ), oggi l’unica strada per la programmazione più concreta con cui un’area dallo sviluppo urbanistico caotico, vittima di un crescente degrado nel corso degli ultimi 60 anni e della mancata riconversione industriale degli opifici realizzati nell’immediato 2° dopoguerra, possa trovare delle opportunità di ripresa e di riqualificazione sia urbanistica e sia del tessuto commerciale e sociale.
Ing. Vincenzo Calvanese. “Tutela, messa in sicurezza e restauro del patrimonio archeologico dell’area metropolitana e vesuviana: un volano di crescita per il territorio”. Dimostrare come un intervento di per sé a carattere straordinario e preordinato alla tutela e conservazione di un sito archeologico patrimonio dell’Unesco, l’antica città di Pompei, interessata dal finanziamento europeo per la salvaguardia ed il rilancio del sito comunemente denominato Grande Progetto Pompei, possa costituire non solo una buona pratica di restauro e di impegno di fondi pubblici, ma che le conseguenze di un tale intervento, per la prima volta a carattere estensivo sull’intera porzione già scavata dell’antica città vesuviana, possano riguardare anche un sistema di integrazione e sviluppo con il territorio circostante, costituendo volano di crescita e di sviluppo, in termini di turismo sostenibile e crescita consapevole dell’economia del circondario.
Prof. Ing. Mario Calabrese. “Circolazione litoranea e trasporto solido nella baia di Bagnoli”. Il progetto di ricerca dal titolo: Sperimentazione Pilota Finalizzata al “Restauro Ambientale e Balneabilità del SIN Bagnoli-Coroglio” (acronimo ABBaCo), finanziato dal MIUR nel 2016, ha avviato, anche allo scopo di identificare possibili soluzioni scientifiche per il recupero ambientale delle zone degradate, una serie di indagini e studi pilota sull’intera area. I risultati di ABBaCo sono anche di riferimento per la formazione del programma di risanamento ambientale e riqualificazione urbana dell’area (PRARU) di cui Invitalia è soggetto attuatore. La convenzione di ricerca con il Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale (DICEA) dell’Università Federico II di Napoli suddivide (illustrandone sinteticamente i risultati nella trattazione) le attività in tre punti principali: i) modellazione numerica dell’idrodinamica costiera e del trasporto sedimentario che caratterizzano il litorale nella sua configurazione attuale; ii) analisi numerica sulla diffusione e dispersione dei sedimenti marini (inquinati) a seguito di rimozione della cassa di colmata. iii) studio delle modifiche ai regimi di circolazione idrodinamica e di trasporto solido indotte da nuovi assetti della costa (rimozione della colmata, rimozione dei pontili/pennelli; realizzazione di un ripascimento).
L’arch. Bruno Discepolo, Assessore regionale all’urbanistica e governo del territorio, partendo dall’amara considerazione su come in Campania, su 550 comuni, ben 480 siano senza PUC (Piano Urbanistico Comunale), ha concluso i lavori del seminario segnalando come la pianificazione territoriale, lungi dall’essere uno strumento meramente impositivo, non può prescindere dall’allocazione delle risorse.