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Regionali: quattro domande

by Flavio Cioffi
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Chi ha vinto? Bonaccini e Santelli, ovviamente. Ma anche il PD e Forza Italia.

Chi ha perso? Il Movimento 5 Stelle e, solo in parte, la Lega.

Ora cosa succede? Il Governo reggerà. Zingaretti resta più saldo in sella. I 5Stelle se le daranno fra di loro di santa ragione. Gli equilibri del centrodestra, soprattutto al Sud, potrebbero cambiare.

E in Campania? La scelta dei candidati governatori potrebbe complicarsi.

Proviamo a ragionarci un po’ su. Bonaccini in Emilia Romagna ha superato il 51%. Ha ottenuto cioè la maggioranza assoluta, con un’affluenza al voto superiore al 67%, mentre il risultato totale delle liste che lo hanno sostenuto è stato del 48% circa. Quindi, grazie al voto disgiunto, ha ottenuto più consensi della sua coalizione. Dal canto suo, in Calabria la Santelli, non contando i decimali, è stata votata addirittura dal 56% degli elettori, contro il 30% del candidato di centrosinistra. 26 punti di differenza sono tantissimi. La lista Santelli presidente ha poi superato l’8%.

Il PD è primo partito sia in Emilia (34,62%) dove ha vinto, che in Calabria (15,91%) dove ha perso. Non era scontato. Mentre Forza Italia in Emilia ha subito un tracollo (3% circa), fagocitata dagli alleati, ma in Calabria è la più votata con il 12,77%. Ed ha espresso la candidata vincente, una berlusconiana di ferro. Inoltre, i voti ottenuti dalla lista della Santelli sono in buona parte ascrivibili direttamente a F.I.

I 5Stelle sono spariti. In Emilia sono al 4,72% (il loro candidato presidente ancora meno: 3,5% circa). In Calabria poco più del 6% (soglia di sbarramento all’8%, quindi niente consiglieri). La Lega ha perso nel senso che non è riuscita a dare la spallata decisiva al PD, però ha sfiorato il 32% in Emilia e superato il 12% in Calabria. Certo, dovrà riflettere su alcune scelte e capire bene cosa fare da grande e come.

Il Governo Conte non sarebbe probabilmente caduto in nessun caso, ma ora può navigare tranquillamente. Figurarsi se con questi risultati i pentastellati o i renziani faranno mai saltare il tavolo. Anche Zingaretti può tirare un sospiro di sollievo. Avesse perso l’Emilia sarebbe stato espulso, ma così può pensare al futuro. A marzo si terrà il congresso del M5Stelle: prevedibili botte da orbi. Berlusconi e Meloni stanno già aggrottando le sopracciglia. Caro Salvini, hai voluto fare il governo senza di noi, poi lo hai fatto cadere, quindi hai trasformato le regionali in un referendum su di te ed è andata come è andata. Ora vogliamo sederci intorno a un tavolo e fare le scelte giuste per le prossime regionali di primavera?

E già, perché fra qualche mese si vota in ben sei Regioni: Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Puglia e Campania.

Parliamo della Campania. In teoria i candidati sarebbero De Luca e Caldoro. In teoria, perché non c’è ancora nessuna ufficialità e i malpancisti abbondano. De Luca ha mille nemici all’interno del PD e i 5Stelle non lo amano, per usare un eufemismo. Caldoro soffre delle divisioni interne a Forza Italia, un partito ormai balcanizzato.

I sondaggi, per quel che valgono, danno vincente il centrodestra e impongono (imporrebbero) alla sinistra di trovare una candidatura che vada oltre il PD. Che includa, cioè, il M5S e De Magistris. Nelle ultime settimane si è parlato del ministro Costa, gradito al presidente della Camera Fico e anche al Sindaco. Zingaretti, oggi politicamente più forte, per il momento tace. I grillini, alla luce della batosta elettorale di ieri, potrebbero non ripetere l’errore di presentarsi da soli ma hanno comunque meno potere contrattuale. Forse qualche indicazione utile potrebbe venire dalle elezioni suppletive al Senato di febbraio, alle quali PD e Dema hanno presentato un candidato condiviso. Se nel centrosinistra andranno separati, perderanno. Uniti, possono farcela. Difficile che convergano su De Luca, ma potrebbe accadere. In caso contrario, questi potrebbe accettare di farsi da parte (in cambio di qualcosa) oppure presentarsi da outsider con le sue liste civiche, anche se con poche speranze di successo.

Sul fronte del centrodestra, non sembra in discussione l’accordo in base al quale la candidatura spetta a Forza Italia (però occhio alla Puglia), che ha dimostrato in Calabria di saper vincere al Sud. Né sono emersi nomi alternativi a Caldoro, peraltro recentemente confermato da Berlusconi. Però si sa che molti notabili del partito non vedono di buon occhio la sua terza candidatura. Sarà interessante vedere come i moderati si porranno nei confronti della Lega. La Carfagna bofonchia. Mastella vuole le primarie. Caldoro chiama all’unità. Molto dipenderà dall’eventuale intesa nel campo contrario.

Non ci resta che aspettare.