L’autore è Direttore dell’Unione Consorzi Stabili Italiani – UCSI
In questi ultimi tempi c’è in giro, almeno nel mondo delle Costruzioni e relativamente ad esso, l’impressione che il peggio sia passato. E non potrebbe essere che così, visto che questo “peggio” ha causato la cancellazione di circa mezzo milione di iscritti alle Casse Edili, il che equivale a dire mezzo milioni di posti di lavoro in meno del settore. Quindi, il peggio dovrebbe essere passato, ma come sarà il futuro? Difficile dirlo.
Innanzitutto, dividiamo il mercato in tre diverse aree: lavori pubblici, lavori privati e immobiliare.
Scartiamo subito il terzo, almeno in gran parte d’Italia. Non si prevedono incrementi di domanda, e la situazione di perequazione ad “1” del rapporto vani/abitanti (in realtà abbastanza più di uno) porta alla conclusione che non ci sarà nell’immediato futuro una ripresa del settore.
Anche per i lavori privati, l’abbondanza di capannoni inutilizzati che si vedono in giro (anche al nord) ed anzi chiusi da murature per non pagarci sopra le tasse, segnala che anche in questo caso il futuro non sarà roseo. Un discorso a parte potrebbe essere fatto per gli adeguamenti sismici ed energetici, dove sono stati fatti degli investimenti sotto forma di sgravi fiscali, che però ancora non portano frutti adeguati. Ma questi frutti, prima o poi arriveranno.
Discorso diverso può essere fatto per i Lavori Pubblici: per una serie di motivi, la nostra Nazione ha registrato negli anni dal 2008 ad oggi un calo notevole degli investimenti effettivi, quindi dei lavori. Il risultato è che lo stato delle opere pubbliche e dei servizi ad essi collegate, non appare oggi sufficiente per competere a livello internazionale.
Qualunque sia il settore che dovrà contribuire al rilancio del Paese, sia esso il turismo, l’industria, l’agricoltura o il terziario (in particolare il mondo della scuola, con centinaia di edifici che vanno messi a norma o realizzati ex novo), senza un adeguamento delle infrastrutture non abbiamo speranza di competere. Si parla di investimenti per 120 miliardi, ma probabilmente non basteranno. Sono comunque già qualcosa, non solo per i settori ai quali sono destinati, ma anche per chi dovrà realizzarli.
Quindi, proprio a causa della debolezza del settore che abbiamo così sofferto, non si può non immaginare una ripartenza delle infrastrutture pubbliche. In questo caso, con la smobilitazione che c’è stata negli ultimi 12 anni, chi realizzerà le opere? Sappiamo che molte Imprese, anche di dimensioni medio – grande hanno chiuso, altre hanno ridimensionato gli organici e non hanno fatto investimenti. Ed allora?
Una risposta potrebbe arrivare dai Consorzi Stabili. Ma che cosa è un Consorzio Stabile e come opera?
Il Codice dei Contratti li annovera tra gli “operatori economici” ammessi a partecipare alle procedure di affidamento, come soggetti costituiti da imprenditori individuali, società commerciali, società di produzione e lavoro, con una comune struttura di impresa.
I requisiti per partecipare alle gare provengono dalla sommatoria dei requisiti posseduti dai consorziati, ed il lavoro può essere eseguito dal Consorzio in proprio, o attraverso i consorziati indicati in sede di gara senza che ciò costituisca sub appalto.
Il tema può essere approfondito, ma resta un fatto: il Consorzio Stabile può essere annoverato tra le possibili risposte italiane alla formazione di una platea di potenziali offerenti per la realizzazione delle infrastrutture di cui sopra, sia per le opere pubbliche, che per i restauri e gli adeguamenti di edifici dei secoli scorsi inadeguati dal punto di vista antisismico e del risparmio energetico, che per opere collegabili alla cosiddetta “green economy”.
Il Consorzio Stabile mette insieme la flessibilità della micro, piccola e media impresa, alla capacità della grande impresa, dando inoltre una sicurezza ulteriore alla Stazione Appaltante. Sappiamo tutti che l’Italia è costellata da opere non terminate, e quindi inutilizzabili, a causa dei fallimenti delle ditte esecutrici. Nel caso di opera assegnata ad un Consorzio Stabile tale rischio è enormemente ridotto, in quanto è possibile la sostituzione, anche in corso di costruzione, dell’impresa esecutrice.
L’UCSI è l’organizzazione di categoria che tutela gli interessi dei Consorzi Stabili. Così come sta crescendo il ruolo dei Consorzi Stabili all’interno del mercato nazionale delle opere pubbliche, così sta aumentando quello dell’UCSI.
L’Associazione è nata nel 2008 ed ha sempre svolto, anche con successo, i propri compiti. Oggi che la componente di mercato appannaggio dei C.S. è aumentata, aumenta anche il ruolo dell’UCSI. Speriamo che questa crescita sia interpretata per quello che è, cioè una opportunità in più per il settore, e speriamo che molti altri imprenditori aderiscano ad un Consorzio Stabile, che rappresenta un importante veicolo per la crescita, in tempi ragionevoli, delle loro imprese.