Al neoassessore di Milano, delega all’edilizia scolastica, Paolo Limonta non si può certo rimproverare una scarsa vena poetica ed artistica. Anzi, dobbiamo registrare che è così sviluppata da averci nascosto le sue competenze in tema edilizio. Per fortuna Sala non si è fatto buggerare e gli ha affidato il compito di salvare il patrimonio scolastico Meneghino. E lui, subito si è lanciato nell’impresa con tre grandi proposte, come riportato da Repubblica.
“L’idea è realizzare opere a scomputo degli oneri di urbanizzazione anche per l’edilizia scolastica: affidando la progettazione e i lavori alle aziende private si potranno accorciare i tempi di attesa della progettazione pubblica”.
“Un direttore operativo, che faccia da terminale di raccolta delle segnalazioni, e un database, che registri il percorso della singola chiamata e dell’intervento, in ogni Municipio”.
“Da insegnante so che spesso le soluzioni migliori arrivano dai bambini, per questo avvierò un dialogo costante con i Consigli dei municipi dei ragazzi”.
Veniamo, quindi, ad alcune osservazioni che, a noi cinici materialisti, non riescono a non sovvenire immediatamente.
Il ruolo dei privati.
Gli oneri di urbanizzazione sono un capitolo molto delicato quando si deve affrontare una nuova costruzione. Innanzitutto, sono un costo morto per l’imprenditore, che quindi lo scaricherà interamente sul cliente, mettendo a rischio l’intera operazione. Per questo, nei limiti dell’umano, si cerca sempre di creare un collegamento con la costruzione in oggetto. Per quanto non ci si debba limitare al terreno in questione, ovviamente. Però appare un po’ forzata l’idea dell’assessore che se devo costruire un condominio in Affori, come onere di urbanizzazione mi sarà chiesto di rifare una scuola in Corvetto. Magari l’esempio è estremo, ma se si vogliono utilizzare consistentemente quei fondi, appare difficile sperare che ci sia sempre qualcuno che ristruttura o costruisce qualcosa in zona.
Poi, quand’anche venisse fatto, siamo proprio certi che, senza alcuna possibilità di monetizzare l’intervento (al contrario della strada sotto il condominio riasfaltata o il giardinetto manutenuto), il privato sarà soverchiamente scrupoloso nei lavori? Banalmente, che non taglierà ogni angolo possibile, cercando di risparmiare ogni centesimo umanamente risparmiabile? Io questa grande fiducia nella bontà umana e nella capacità del comune di vigilare non la possiedo. Sarà che manco di fantasia.
C’è poi un punto di ordine tecnico: siamo sicuri che il privato abbia le competenze per sistemare la scuola? Oppure lanciamo il cuore oltre l’ostacolo, decidiamo che le procedure burocratiche sono un insieme di perdite di tempo inutili e lasciamo fare alle imprese? Perché un’alternativa al neoliberismo di Limonta ci sarebbe: il Comune si fa dare i soldi dai privati e ci pensa lui a costruire. Ma l’Assessore la scarta in partenza. E forse è proprio questo che ci piace di lui: via lo Stato e dentro i privati a prescindere dalle conseguenze.
Senza lilleri non si lallera
Non è che Limonta, entrato in carica con le migliori intenzioni, si sia accorto di un piccolo, ma non trascurabile dettaglio? Ad esempio, putacaso, che non ci sono quattrini e che ormai l’intera Giunta sia all’ultimo stato della crisi di astinenza da denaro corrente? Oltre che, naturalmente, come abbiamo visto sopra, una crisi di rapidità di risposta? Intendiamoci, non vogliamo scaricare le colpe su di lui, sicuramente concorrono i tagli ai Comuni e scelte di grandi lavori forse non pienamente sostenibili (fatte anche dalla sua parte). Ma rendersi improvvisamente conto che l’efficiente Milano manchi dei soldi per manutenere le scuole e contemporaneamente che non sia in grado di gestirne in maniera efficiente la burocrazia, due domande ci impone di farcele. Certo è che la soluzione appare strana. E non esente da palliativi che devono fungere da rimedi surrogati, intanto che si avvia la macchina.
Così si ricorre alla narrazione, alla vicinanza, ai nonni vigili, all’ascolto compulsivo di ogni minima idea, perché, a raccontare alla gente che i loro soldi sono finiti in un buco nero da cui non escono manco le manutenzioni potrebbe avere diversi effetti collaterali. Come diverse ne avrebbe dire che non siamo più capaci di gestire la burocrazia di una gara da centomila euro.
La conversione di Limonta in Piazza Affari
Così sentiamo l’assessore scagliarsi contro la burocrazia, contro le lungaggini e a favore dell’intervento dei privati. Più agili ed efficienti. A cui non si deve dare certo la cattedra, ci mancherebbe. Ma muri, soffitti e contro soffitti, quelli se li prendessero pure. Benvenuto, dottor Limonta, benvenuto nel 2020. Certo è stato un lungo percorso, ma sapere che riconosce le virtù della libera impresa è rinfrescante.
Ci beiamo con lui delle sentinelle anticrollo, dei bimbi architetti e dei presidi felici. Sorvoliamo sulle criticità del progetto. E attendiamo fiduciosi che a gestire il patrimonio più prezioso del Comune, quello in cui si formerà la città del domani, saranno finalmente i costruttori. Privati.
E pazienza se non hanno un interesse immediato al profitto. Magari si potranno stabilire dei mezzi di compensazione in futuro. Chi lo sa. Il mercato e la sua mano invisibile provvederanno e, ne siamo certi, ricompenseranno l’audacia capitalista di Limonta, primo assessore autenticamente liberista all’edilizia scolastica Meneghina!