Quando si decide di crescere vale sempre la pena riflettere sulle proprie radici. Sembra un’affermazione apodittica, ma, dopotutto, è quello che la natura fa da sempre: svilupparsi entro i limiti dati dalla struttura radicale. Così, quando abbiamo deciso di aprire una redazione Milanese ci siamo domandati: prima di andare verso questa nuova avventura, la strada che abbiamo scelto è coerente con noi stessi? È sempre un percorso interessante quello che porta ad una risposta. E per questo ve ne vogliamo rendere parte.
Gente e Territorio è un giornale online che racconta la realtà in maniera approfondita e non urlata. Uno sguardo dentro le cose, che ci consente di fare quello che in pochi oggi fanno: andare al cuore delle questioni. È un approccio sereno alla realtà che va oltre l’onnipresente ed oppressivo velo di Maya che, nella sua più moderna interpretazione, è chiamato narrazione. Oggi è tutto narrato. Non si descrive, non si approfondisce, non si studia la realtà. Ci si limita a raccontarla per episodi. Senza una visione di insieme e senza aspirare a connettere i vari aspetti. Si è anche smesso di decostruire la narrazione, per scoprire le radici del mito. E questo atteggiamento acritico sta contribuendo ad impoverire il paese.
Nessun territorio è immune, ma alcuni sono più colpiti di altri. Milano è l’epicentro di tutto questo. Sarà perché il marketing è sfuggito di mano, ma una città di un milione di anime, improvvisamente, sui media è crollata su stessa implodendo nella Cerchia dei Navigli. I poveri, gli ultimi, le periferie sono sparite. Un noto politico solo un anno fa, cancellava per legge la povertà. A Milano dieci anni di narrazione hanno eliminato il degrado, la bruttezza, la normalità. È rimasto solo il fenomeno. Ed i fenomeni. Togliendo la città reale, costruita da generazioni di emigranti, Italiani e non, dalla storia.
Questo approccio è concettualmente sbagliato. Se mi è consentito un neologismo è falsariato d’arte. Milano vive. E come tutti i corpi viventi ha giornate belle e brutte. Problemi reali e soluzioni molto umane ad essi. Accumula rifiuti che non sa come smaltire e che, talvolta, bruciano. È una città di terreni carissimi, ma abbandonati. Di scheletri della manifattura che ha reso, in più di un senso, ricca questa città. E che sopravvivono come echi, fantasmi di un’era meno digitale e più vera. Una metropoli di imprenditori, lavoratori, poveri, ricchi, studenti e gioventù bruciata. Incastonata in una regione che non è più internazionale delle altre che la circondano.
Gente e territorio mira a raccontare una storia diversa, con meno vetrocemento e più sana pietra. Meno biblioteche degli alberi e più parchetti di periferia. Meno agenzie di comunicazione e più manifattura. Meno archistar e più costruttori di condomini per poveri, vecchi e nuovi. Senza nostalgie e falsi ricordi. Ma con uno sguardo sereno e distaccato di chi la città la vive e sa che esiste qualcosa fuori da Citylife. E che c’è un esercito di imprenditori fuori dal web e dall’orbita di Chiara Ferragni che vanno raccontati. Perché la narrazione non diventi totalizzante. E della cassoeula non ci riduciamo a mangiare solo la verza perché “aMilano” si pranza healthy.