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La Torre del Masaniello

by Federico L. I. Federico
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Lasciamo il centro storico di Salerno e ci dirigiamo verso Sud. Ma appena siamo usciti dalla morsa del traffico cittadino più ostinato vediamo incomberci addosso il Forte La Carnale. Esso (o essa?) era in origine una torre longobarda. Poi adattata nel millecinquecento a Torre Cavallaria. Una torre di avvistamento da cui partivano i “cavallari” a spron battuto per allertare la popolazione in caso di attacco dal mare nei pressi della foce del fiume Irno.

Ma qui facciamo una prima digressione, perché – pensando all’Irno – ci viene alla mente la singolare assonanza del termine Irno con quelli distintivi di altri fiumi campani che conosciamo bene: il Sarno, il Volturno in Campania.  E il lettore di Touring potrebbe pensare anche all’Arno, il fiume toscano.

Essi dunque hanno tutti in comune nel corpo della parola, peraltro breve, la “radice liquida” RN, intrisa d’acqua fluente. Il verbo più vicino che ci viene in mente è il greco ρέω (leggi réo), che significa scorrere, come fa l’acqua, ma… ci avanza una N! Accidenti! Ebbene, senza dilungarci troppo – scomodando linguistica e fonetica – ci basta soltanto segnalare giornalisticamente che quella coppia di consonanti nasconde una intima liquidità comune ai quattro corsi d’acqua … e per il resto lasciamo ai glottologi la parola. E’ certo questo il caso di dire così!!

Stranamente anche “La Carnale” presenta la stessa radice RN, ma è tutt’altro che un fiume. Anzi, il nome al Forte deriva da una sanguinosa battaglia tra i Salernitani Longobardi e i pirati Saraceni. Questi ultimi furono sconfitti e decimati senza pietà. Fu una carneficina, un carnaio, anzi una “Carnale”.

Nell’Ottocento però il forte assunse il nome di “Polveriera” perché fu destinato a deposito di munizioni dell’Esercito borbonico. Ma in effetti La Carnale è una roccaforte preposta alla difesa della Città di Salerno dalle incursioni provenienti dal Sud della costa salernitana. Anche l’architettura della Carnale è a pianta quadrata, rastremata in alto ma si inserisce in un organismo più complesso, frutto di più interventi successivi giustapposti.

Ma la Carnale ci racconta qualcosa in più che riguarda il “Masaniello” salernitano: Ippolito da Pastena. Era un pescivendolo ex carcerato, che aveva scontato la pena. Verso la metà del Milleseicento egli seppe sollevare il popolo salernitano, già pronto a ribellarsi contro gli Spagnoli grazie alle notizie delle gesta del vero Masaniello provenienti da Napoli. Ma Ippolito fu più concreto di Masaniello e scelse come proprio “Comando popolare” la inespugnabile roccaforte Carnale. Non a caso, alla morte di Masaniello, fu incaricato di governare Napoli, dove si trasferì. E da Napoli condusse due attacchi che non ebbero fortuna. Il primo ebbe per obiettivo la stessa Salerno, intanto riconquistata dagli Asburgo, il secondo Castellammare. Ma furono altrettanti insuccessi, anche se Ippolito godette dell’aiuto della flotta francese. La peste del 1656 annovera forse tra le vittime Ippolito da Pastena. Ma la leggenda lo vuole morto in Francia, ove sarebbe stato accolto con gli onori dovuti a un governatore.

Lasciamo alle nostre spalle La Carnale ed ecco – dopo qualche chilometro dal centro di Salerno – venirci incontro la imponente Torre Angellara, ubicata lungo la costa sabbiosa. Essa presenta dimensioni maggiori di quelle che caratterizzano in generale le Torri vicereali del Cinquecento. La sua struttura insieme massiccia ed alta si staglia isolata dalla città, che ormai è alle nostre spalle. La maggiore altezza conferitale dai costruttori è servita nei secoli per ottimizzare l’avvistamento delle navi saracene che imperversavano nel Mediterraneo. La Torre Angellara era infatti inserita nel sistema difensivo delle Torri vicereali napoletane. Conferma il dato storico la sua pianta quadrata e la conformazione rastremata dei suoi quattro lati, difesi dagli attacchi nemici con cinque caditoie per lato. Per la sua posizione di avamposto a Sud di Salerno nell’Ottocento la Torre fu trasformata in Dogana. Il Comune di Salerno nell’anno 2014 ha acquisito la proprietà della Torre Angellara. E il dato fa confidare in ipotesi di valorizzazione nel rispetto dei suoi valori monumentali. Che dire di più? Ecco qua: il nome singolare di cui la Torre si fregia, “Angellara”, le deriva dal sito in cui fu costruita. Esso era attraversato dal torrente “Anguillerium”. Questo corso d’acqua a sua volta pare che prendesse prosaicamente il nome dalle Anguille che vi si trovavano in abbondanza. E sicuramente erano ottime…