Per anni abbiamo dovuto subire una narrazione devastante che collocava in Campania l’epicentro di ogni problema ambientale collegato al ciclo dei rifiuti. Ci hanno raccontato della Terra dei Fuochi. Si è parlato di avvelenamento di massa, si è costruito il racconto di una regione che sola, nel panorama nazionale, si era macchiata di ogni colpa possibile contro l’ambiente.
Noi di Gente e Territorio ce ne siamo già occupati addentrandoci a fondo nella questione, però questo ci ha portato a riflettere sull’opportunità di analizzarla ancora più a fondo e in chiave nazionale. Dalle realtà più note, come Roma, a quelle meno sospettabili, come Milano. Nessuna polemica. Solo il tentativo di mettere in prospettiva l’emergenza, perché, fatto un passo indietro per capire il fenomeno, se ne possano fare due avanti per risolverlo.
D’altronde solo due giorni fa, nell’efficientissima Lombardia, è stata trovata una torre di copertoni e materiali plastici nel Lago d’Iseo alta più di 40 metri. Quaranta metri, signori. Una delle discariche abusive più curiose d’Italia, non c’è dubbio. Per non parlare di quelle che bruciano. A Milano gli incendi di capannoni abbandonati non sono purtroppo una novità. E siccome il cemento è ignifugo, siamo autorizzati (e le indagini confermano) a sospettare che all’interno vi fosse altro. Insomma, ciò che non è sommerso, brucia.
Roma non è da meno, solo ieri i presidi hanno chiesto alle Asl di verificare se chiudere o meno le scuole per l’emergenza rifiuti. Il tutto con la discarica di Malagrotta ancora sotto sequestro e l’annosa disputa tra pubblico e privato sui costi di gestione. E tutto in una città dove il livello di pulizia delle strade è crollato, generando situazioni di degrado crescente che ormai assedia anche il centro.
Partiremo quindi con Milano e Roma per poi, se i nostri lettori lo vorranno, proseguire nel nostro viaggio tra le difficoltà ambientali nazionali. Siamo, se non tutti sulla stessa barca, tutti in navigazione sullo stesso mare sotto lo stesso cielo.