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Lettera aperta al Ministro Fioramonti,

by Piera De Prosperis
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Caro Ministro, siamo alle soglie del nuovo anno scolastico e come per tutti gli inizi che si rispettino, bisogna esprimere i buoni propositi e le richieste che, speriamo, lei possa realizzare come un Babbo Natale settembrino.

Lasciamo un anno carico di incertezze, legate soprattutto ai continui interventi del MIUR sul sistema scolastico che hanno provocato malcontenti e proteste: penso alla riforma Bussetti dell’Esame di Stato, realizzata senza il coinvolgimento delle parti in causa. La scuola vuole stabilità, possibilità di assorbire e metabolizzare le novità, non serve il continuo cambiamento spesso determinato solo dalla smania di lasciare un segno. I tempi della scuola sono quelli legati alla lentezza perché le riforme, se veramente sono tali, vanno messe in atto, aggiustate, tarandole sulla risposta dei ragazzi. L’insoddisfazione e il disamore dei docenti spesso nasce proprio da questo dover inseguire le novità, buttando a mare tutto quello che si è fatto fino a quel momento.

La scuola non vuole strumentalizzazioni politiche sulla pelle dei ragazzi. Bisogna investire sulla loro formazione, fare in modo che quanto di positivo vi è nel nostro sistema non vada disperso ma rafforzato ed aggiornato. Tutto ciò, ovviamente, in un’ottica di crescita unitaria ed omogenea di tutti i nostri giovani.

Sa bene, caro Ministro, che l’idea che Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna possano stabilire in autonomia la propria offerta formativa ed il trattamento economico degli insegnanti determinerebbe la fine dell’unitarietà dell’istruzione. La famigerata regionalizzazione del sistema di istruzione non farebbe altro che creare squilibri, con standard qualitativi diversi in base al luogo di nascita. Vorremmo nelle nostre richieste di inizio anno che questo tema venga liquidato al più presto perché si passi a discutere, per esempio, del rinnovo del contratto di lavoro 2019-2021 degli insegnanti, perché non passino altri dieci anni per sottoscriverlo.

E del precariato? Ne vogliamo parlare? Tutti i presidi alla ricerca del precario perduto. L’Anief (Associazione nazionale insegnanti e formatori) ha calcolato che ne mancano all’appello – tra posti vacanti, in organico di fatto, pensionamenti, cattedre di sostegno in deroga e restituite dalle mancate immissioni in ruolo – quasi 200 mila. Senza contare le carenze del personale ATA e i problemi legati all’edilizia ed alla sicurezza delle scuole.

E c’è poi la spada di Damocle dell’udienza per la discussione al Consiglio di Stato in merito agli appelli avverso le sentenze con cui il 2 luglio scorso il Tar del Lazio ha annullato il concorso per dirigente scolastico, rinviata al 12 marzo e per ora accantoniamo il problema.

Insomma l’aspetta un anno duro e tutti noi, personale della scuola, speriamo che la sua giovane età e la sua esperienza all’estero le diano la forza e la passione per affrontare situazioni che si sono incancrenite nel tempo.

Da parte nostra quali buoni propositi possiamo esprimere? Penso che ne basti uno per sintetizzare l’eccezionalità e l’unicità del lavoro docente: avere la mente dello scienziato ed il cuore del poeta (Montessori) perché all’aspetto professionale si leghi sempre la cura per la valorizzazione umana del giovane.

Auguri a tutti!