E’ agosto, il mese delle vacanze. Che andiate al mare o ai monti o rimaniate in città, lo stress cala (o almeno dovrebbe, se non succede cercate di capire di chi è la colpa) e il tempo da dedicare a voi stessi aumenta. Forse, sotto l’ombrellone o in barca, magari la sera (ovunque siate) dopo la doccia prima di cena, vi può venir voglia di aprire un libro.
Non è semplice sceglierlo. L’offerta è ridondante e spesso deludente. Ci vuole un libro facile ma non stupido. Che finisca presto ma ci lasci qualcosa, almeno un buon ricordo. Quando finisce, un po’ deve dispiacerci e forse tra qualche anno lo leggeremo di nuovo.
Hai detto niente. Mica è facile. Ma deve essere per forza un libro appena uscito? E se provassimo con un evergreen? Siccome c’è il rischio di proporne uno già letto, ne suggeriamo vari. Anche perché uno solo non basta. Se non vi piace, lo buttate in un angolo e rimanete senza. Se vi piace, lo bruciate in un paio di giorni e rimanete senza lo stesso.
Cominciamo con “La prima sorsata di birra e altri piccoli piaceri della vita” di Philippe Delerm. Un centinaio di pagine suddivise in 34 brevissimi testi che, come pennellate, descrivono sensazioni, momenti, suggestioni. “Il pacchetto delle paste della domenica mattina”, “Si potrebbe quasi mangiare fuori”, “L’autostrada di notte” eccetera. Quello che noi preferiamo è proprio la “Prima sorsata di birra” (che d’estate ci sta tutta): “E’ l’unica che conta. Le altre, sempre più lunghe, sempre più insignificanti, danno solo un appesantimento tiepido, un’abbondanza sprecata. L’ultima, forse, riacquista, con la delusione di finire, una parvenza di potere… Ma la prima sorsata!”
Soprattutto quest’anno, non può mancare Camilleri. Non Montalbano però. Bello e caro ma è una vita che ce lo ripropongono in tutte le salse. Pensavamo invece a un titolo d’antan: “Il birraio di Preston”. Un lavoro umoristico che mette di buon umore. “Quattro strunza che cantano e vogliono farimi fissa” è la sintetica ed efficacissima descrizione della rappresentazione teatrale in corso a Vigata, il birraio di Preston, appunto, e si adatta benissimo a mille altre situazioni nelle quali siamo spesso, ahinoi, coinvolti.
Per rimanere in ambito humor, anzi per entrare nel più classico humor inglese, rispolveriamo P. G. Wodehouse e le avventure del suo Jeeves. Una qualunque, si equivalgono, fanno tutte ridere (o sorridere, se siete tipi pesanti) scacciando almeno per qualche ora ogni pensiero molesto. “Perfetto Jeeves”; “Benissimo Jeeves”; “Avanti Jeerves” e svariati altri. Oppure potete scegliere un racconto ambientato nel vecchio castello di Blandings, anche di questi ve ne sono diversi. Vi assicuriamo che se ne leggerete uno vi verrà voglia di leggerne un altro. In caso contrario, vi preghiamo di non smentirci pubblicamente.
Dall’umorismo ai gialli, dall’Inghilterra agli Stati Uniti scomodando Nero Wolfe di Rex Stout. E’ molto probabile che abbiate già letto i suoi libri, ma tutti? Provate a cercarne uno per voi nuovo, sono una garanzia. Se invece non siete mai stati nella 35^ Strada Ovest di New York, andateci comprando magari “Assassinio indiretto” o “Nelle migliori famiglie”.
Per finire, veniamo alla fantascienza. Se non vi piace il genere saltate queste righe, altrimenti vi proponiamo una chicca. Niente di nuovo, attenzione, anche qui un classico. Parliamo del Pianeta Tschai di Jack Vance. Tutta la quadrilogia, però. “Naufragio su Tschai”, “Le insidie di Tschai”, “I tesori di Tschai” e “Fuga da Tschai”. Un po’ ingenui magari, senza pretese letterarie, scenari ormai datati. Proprio per questo, un libro perfetto sotto l’ombrellone e se quell’accidente di ragazzino alza ancora la sabbia glielo tiro appresso.