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Prof sospesa. Censura a scuola

by Piera De Prosperis
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Esile, il volto senza trucco, i capelli non tinti, il discorrere pacato e chiaro di chi ha a che fare con ragazzi da cui farsi capire, la gestualità essenziale. Ecco come si presenta in video l’insegnante di Palermo, la professoressa Rosa Maria Dell’Aria, alle soglie della pensione, colpevole secondo l’Ufficio scolastico regionale di non aver vigilato sul lavoro dei suoi alunni, che in una videoproiezione hanno accostato le leggi razziali del 1938 al decreto sicurezza del ministro dell’Interno Matteo Salvini del 2018.

Non certo una contestatrice all’apparenza, non certo una capopopolo, ma forse proprio per questo più pericolosa agli occhi dei vertici. La protesta, lo sappiamo, deve montare dal basso perché possa propagarsi lentamente ma inesorabilmente, deve essere sentita e condivisa perché possa rompere gli argini della repressione. Anche per questo la scuola pubblica è sotto attacco. La formazione e l’informazione dei giovani va controllata e depurata da qualsiasi riferimento a situazioni di potere condannate dalla storia, perché altrimenti si rischia grosso e nessuno, anche il più conservatore degli elettori, potrebbe tollerare un confronto eticamente perdente con il passato terribile di quegli anni.

Una vita dedicata alla scuola, una dedizione ed impegno costanti, rispetto delle opinioni altrui senza fare politica. Sono alcune delle parole della professoressamesse in discussione da un tweet che ha scatenato la polemica. In esso, indirizzato al ministro, si legge: “Salvini-Conte-Di Maio? Come il reich di Hitler, peggio dei nazisti. Succede all’Iti Vittorio Emanuele III di Palermo, dove una prof per la Giornata della Memoria ha obbligato dei quattordicenni a dire che Salvini è come Hitler perché stermina i migranti. Al Miur hanno qualcosa da dire?”. Due le slide incriminate: una con l’immagine di Salvini con affiancato il frontespizio del Corriere della Sera dell’epoca e l’altra con una fotografia della conferenza di Evian del 1938 con affiancata quella del vertice di Innsbruck del 2018 con l’accordo sui migranti.

Il paragone tra le leggi razziali e il decreto sicurezza voluto e approvato dal ministro dell’interno è stato giudicato offensivo, tanto che la sottosegretaria Lucia Borgonzoni, leghista, si è spinta a chiedere la radiazione della docente, colpevole – a suo dire – di non aver “vigilato” sugli studenti.

Le immagini sono accompagnate da una parte vocale in cui gli studenti riepilogano gli effetti del decreto sicurezza, paragonandoli a quelli delle leggi razziali: “Le leggi per la razza discriminano gli ebrei dalla vita sociale; nel 2018 viene cancellato il permesso di soggiorno per motivi umanitari, che durava due anni, consentiva l’accesso al lavoro, alla scuola, al servizio sanitario nazionale e all’edilizia residenziale. Gli sprar vengono chiusi, i migranti perdono ogni diritto e ogni speranza di integrazione”.

La vicenda di Palermo porta all’attenzione della nostra comunità alcuni semplici concetti democratici: la libertà di espressione, la libertà di insegnamento, l’importanza delle nostre radici. E, benché la docente dichiari di non aver mai fatto politica attiva in classe, in realtà ha svolto in questo episodio ma forse in tutta la sua carriera il più nobile dei compiti politici: l’educazione al confronto, alla libera espressione delle idee. Il potere ne ha paura e reagisce come meglio sa, con la forza. Rischiando il ridicolo, come avvenuto con l’episodio della protesta delle lenzuola, esposte per una dichiarazione di attivismo non violento ed eliminate addirittura dai Vigili del fuoco. La fantasia distruggerà il potere e una risata vi seppellirà. Il motto degli anarchici francesi mi sembra il più adeguato in situazioni del genere.

Le parole di un alunno mi sembrano essere un buon esempio di come lo studio possa aprire gli occhi. Dice G., 16 anni: “Siamo tutti profondamente dispiaciuti per quanto accaduto e solidali con la nostra insegnante. Nessuno di noi era stato obbligato a partecipare a quel progetto, le immagini inserite nel lavoro in power point non sono state scelte dalla professoressa che ci ha dato solo una mano nella sistemazione del testo sotto il profilo linguistico. Siamo stati noi stessi a notare che in alcune parti il decreto sicurezza lede diritti fondamentali”.

Bisogna avere fiducia nelle giovani generazioni, farle crescere in modo consapevole, sfidando l’ignoranza come il giovane Simone di Torre Maura.

Che dire alla prof. Brava, una bella lezione.