“Il marmo è come l’uomo, prima di intraprendere qualcosa, devi conoscerlo bene e sapere tutto ciò che ha dentro”.
E’ una celebre frase di Michelangelo e chi meglio dei gestori delle cave delle Apuane conosce il marmo. Ebbene vi hanno trovato solidarietà, condivisione sociale, legame con il territorio.
Ieri, a Carrara, sono stati messi all’asta 26 giganteschi blocchi di marmo, fino a 26 tonnellate, con l’obiettivo di finanziare centri sanitari, istituti scolastici, associazioni no profit della zona e, cosa forse più importante, il fondo creato per sostenere le famiglie dei lavoratori delle cave attualmente ferme.
Quello che più colpisce è che i blocchi sono stati in gran parte ricomprati dagli stessi proprietari. Un’iniziativa molto particolare, forse un unicum nel suo genere, che pare abbia raccolto oltre mezzo milione di euro.
Il settore fattura 960 milioni all’anno e può permetterselo, inoltre ne avrà certamente tratto benefici promozionali e nei rapporti con la politica e le comunità locali, però lo ha fatto e qualcosa significa.
La beneficenza non può essere certamente l’unica risposta ai problemi, ma fa comunque bene e dà speranza.
Abbiamo voluto raccontarvelo perché ci è sembrato un evento che parla di gente e di territorio.