“Attraverso il Sud. Infrastrutture, Sviluppo, Trasporti” è il titolo del dibattito tenutosi lunedì scorso, 26 novembre, a Palazzo Caracciolo a Napoli.
Presenti, accanto al padrone di casa Severino Nappi, il Sottosegretario alle infrastrutture e trasporti, Armando Siri; la Vicepresidente della Commissione parlamentare trasporti, Deborah Bergamini; l’on. Carlo Fidanza componente della medesima Commissione; il Presidente dell’Università telematica Pegaso, Danilo Iervolino; il Presidente dell’Autorità portuale, Pietro Spirito e la Presidente dell’ACEN, Federica Brancaccio.
Davanti ad una platea assai nutrita, forse 500 persone, Nappi ha introdotto il confronto dando un taglio molto politico al suo discorso. Parlava alla sua gente, ai suoi sostenitori, piccoli e grandi, in un’ottica elettorale da centrodestra unito.
Non a caso erano sul palco esponenti di primo piano della Lega, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale. I bene informati dicono che Nappi punti ad essere candidato governatore alle prossime regionali.
Molto politici anche gli interventi di Bergamini e Fidanza, in chiave antigovernativa ma limitatamente al Movimento 5Stelle, senza toccare la Lega.
Siri, dal canto suo, ha sottolineato due aspetti: burocrazia e fondi europei. Ha sostenuto con passione la necessità di sburocratizzare un sistema che non funziona al punto da ostacolare, di fatto, la stessa azione governativa e l’urgenza di migliorare la capacità di spesa delle risorse europee, attualmente quasi al palo. Difficile dargli torto.
Gli altri relatori si sono volutamente tenuti su una linea meramente tecnica.
La Brancaccio ha riproposto un vecchio refrain della categoria che rappresenta, ossia che la ripresa del Sud passa attraverso il rilancio dell’edilizia, laddove oggi i costruttori sarebbero addirittura vessati. Il settore è certamente in crisi, forse un pochino anche con la corresponsabilità degli stessi imprenditori, ma è controverso che possa rappresentare il volano della crescita meridionale.
Spirito, pragmatico come di consueto, ha svolto un’analisi attenta e fornito numeri precisi. Netta nella sua evidenza e semplicità la considerazione che logistica e intermodalità presuppongono la produzione.
Molto lucida e per niente scontata l’argomentazione svolta da Iervolino. Parlare di investimenti sul digitale non significa banda larga ma industria 4.0, cioè: big data, open data, cloud computing e via dicendo. Ovviamente, anche l’indispensabile formazione connessa.
A noi sembra che, se è vero che lo Stato deve creare le condizioni dello sviluppo e investire, gli operatori economici non dovrebbero affidarsi esclusivamente alla spesa pubblica ma investire a loro volta.