Ieri, nella stupenda sede del Centro Congressi della Federico II sul lungomare, si è tenuto il seminario dal titolo “La declinazione del principio di proporzionalità in ambito bancario: problemi e prospettive”, a cura del Dipartimento federiciano di economia, management e istituzioni, in collaborazione con l’AIFIRM che aggrega le professionalità del mondo finanziario, bancario e assicurativo.
Rappresentanti di università, Banca Centrale Europea, Banca d’Italia, ABI, istituti di credito, hanno discusso dei cambiamenti del sistema della supervisione bancaria in rapporto ai sistemi di controllo, sottolineando come all’adeguatezza patrimoniale debba corrispondere l’adeguatezza regolamentare per evitare che il processo perda di efficacia.
La giornata di lavoro si è articolata in due sessioni, la prima su “proporzionalità e supervisione”, la seconda su “proporzionalità ed efficienza”, e una tavola rotonda su “proporzionalità ed operatività: spunti di riflessione critica”.
E’ stata proprio quest’ultima ad attirarci a partecipare. Infatti, vi hanno preso parte importanti esponenti del mondo del credito cooperativo che svolge una funzione di sviluppo inclusivo e durevole a beneficio dei territori e delle comunità locali, quindi, per il nostro giornale, di grande interesse.
Amedeo Manzo, Presidente BCC Napoli, ha svolto un intervento di particolare efficacia comunicativa e di analisi. Ironia e scioltezza hanno immediatamente conquistato la platea, in gran parte giovane.
“Noi oggi abbiamo appreso che tutte queste regole … produrranno che da un futuro abbastanza prossimo non potremo più esistere”.
“Se noi ogni anno incrementiamo gli utili, gli impieghi, i depositi, i soci, il patrimonio e abbassiamo le sofferenze non siamo nel posto peggiore del mondo, ma in un posto in cui va selezionato l’interlocutore”.
Invece: “tu sei all’interno di una clinica dove ti fanno un check up, ti dicono che sei sano come un pesce, però il medico scrive ia murì”.
“Non conta più il socio, non conta la sua speranza … la banca gli dirà che il computerino ha detto no”.
“L’economia reale parte dal 98% di piccole imprese, di artigiani, di giovani, di start up, di commercianti, di industrie da zero euro a 5 milioni che non trovano interlocutori nel modello bancario tradizionale”.
“Cosa fa il credito cooperativo per reagire a questo? Una grande riforma dove si recupera il concetto della cooperazione … attenta gestione della governance … e tanta fiducia e tanta speranza per quelle banche che solo 10 anni fa sono partite dimostrando di poter essere una BCC metropolitana”.
Ascoltandolo, ci è parso di ricordare di aver letto da qualche parte che il pluralismo all’interno del mercato bancario è un interesse pubblico, economico oltre che politico.