Home Arpac Spazio Ambiente Il cordoglio delle Agenzie ambientali per la scomparsa di Papa Francesco

Il cordoglio delle Agenzie ambientali per la scomparsa di Papa Francesco

riferimento carismatico del movimento globale per l’ambiente

by Stefano Sorvino
0 comments

L’Autore è Direttore Generale di Arpa Campania.

 

La scomparsa di Papa Francesco ha suscitato profonda commozione nel mondo e non solo nella comunità cattolica, ed anche nel cuore di tutti gli operatori del settore ambientale. Tra gli infiniti messaggi di cordoglio c’è una nota, molto sentita ed accorata, delle Agenzie ambientali italiane e dell’Ispra, associate nel Sistema nazionale di protezione dell’ambiente (SNPA) che ne esprime l’idem sentire.

Gli ambientalisti, non solo italiani ma di tutto il mondo, sono grati a Francesco per aver messo costantemente al centro del suo impegno magistrale il tema della tutela ambientale e della crisi climatica, con la stessa attenzione rivolta ai messaggi cruciali della ricerca della pace, della solidarietà verso gli immigrati, della lotta alla povertà, della giustizia sociale. In particolare, l’alto magistero del Pontefice, non solo spirituale e religioso ma anche etico e culturale, ha offerto un sicuro ed innovativo orientamento al dibattito globale sulle questioni essenziali per la sopravvivenza del pianeta, come i cambiamenti climatici e la protezione della Terra dal sovrasfruttamento delle risorse naturali.

Il Papa ha saputo richiamare con vigore il dovere dell’intera umanità di farsi carico responsabilmente della cura della casa comune, evidenziando – in una coerente visione di “ecologia integrale” – la stretta interconnessione tra la salvaguardia della natura, l’equità sociale e la solidarietà intergenerazionale sul tema dell’ambiente ed esprimendo una leadership morale produttiva anche di effetti e risultati concreti. Infatti, l’azione di tutela dell’ambiente richiede soprattutto l’intensa cooperazione internazionale tra gli Stati, che si sviluppa faticosamente attraverso i negoziati ed vertici mondiali – tra enormi resistenze, opposizioni e difficoltà operative – sotto il necessario impulso di una nuova coscienza collettiva e di una maggiore sensibilità dell’opinione pubblica, formata e sollecitata anche dalla ispirazione del magistero papale.

San Francesco, il poverello di Assisi, è ritenuto il primo profeta ambientalista “ante litteram” della storia cristiana per il suo rapporto spiritualmente intimo con gli animali e con la natura che riteneva lo “specchio di Dio”, consacrata dal celebre Cantico delle Creature. Sin dalla scelta del nome il successore di Benedetto XVI si è ispirato alla simbologia del Santo di Assisi, improntando organicamente e costantemente il suo pensiero alla difesa del Creato non solo rispetto ai rischi naturali ma soprattutto contro l’azione distruttiva dell’uomo, che con le sue irresponsabili manomissioni mette a repentaglio la sopravvivenza della Terra su cui egli stesso vive.

Già due anni dopo l’avvio del suo innovativo pontificato, Bergoglio, con la pubblicazione della felicissima Enciclica “Laudato sì sulla casa comune” del giugno 2015 ha impostato un indirizzo preciso per l’opinione pubblica cattolica, volto a ribaltare definitivamente il superato paradigma dell’uomo “predatore” per trasformarlo in quello di vigile ed accorto “custode” di tutto il Creato. Francesco non è stato certamente il primo Papa ad intervenire con forza sulla questione ambientale, emersa con tutta la sua drammatica irruenza negli ultimi decenni, ma è stato sicuramente il primo ad imporla all’attenzione generale in maniera continua e sistematica, focalizzando – tra i temi più frequenti dei suoi preoccupati interventi – la questione della crisi climatica (climate change), con le sue già attuali oltre che potenziali conseguenze dannose.

Già Paolo VI sensibilissimo negli anni ’70 parlava di “ecologia umana”, all’epoca delle prime importanti Dichiarazioni mondiali sull’ambiente (Conferenza di Stoccolma del 1972), criticando lo “sfruttamento sconsiderato della natura” -che già allora iniziava a farsi evidente – e propugnava criticamente una lettura antropologica del rispetto del Creato. In una stagione di più avanzata consapevolezza e sensibilità ambientale, molteplici e significativi sono stati i riferimenti di Giovanni Paolo II, soprattutto negli anni ’90, al tema emergente della tutela della natura e della biodiversità. Ed ancora più recentemente di Benedetto XVI con sempre crescente attenzione, nella chiamata della Chiesa e della coscienza cristiana alla vigorosa difesa delle matrici ambientali, terra, acqua ed aria dalla minaccia antropica.

Ma solo con Papa Bergoglio il tema della protezione dell’ambiente e dei cambiamenti climatici, in corrispondenza con la sua sempre più stringente attualità, è divenuto uno dei punti caratterizzanti delle sue esternazioni, dall’inizio alla fine del suo pontificato-, culminando con l’Enciclica del 2015 nella sua compiuta teorizzazione dottrinaria, aggiornata dopo otto anni nella articolata esortazione apostolica “Laudate Deum”, significativamente pubblicata il 4 ottobre 2023 (festa di San Francesco di Assisi).

A livello internazionale il magistero di persuasione di Francesco, non sempre gradito ed ascoltato, ha costituito forse il principale stimolo morale rispetto alle resistenze egoistiche ed alle opposizioni conservatrici dei poteri forti e degli interessi economici e produttivi consolidati, spesso ostili alle esigenze di una tutela ambientale più avanzata e solidale ed ancorati alle ragioni utilitaristiche del profitto e della speculazione consumistica.

In dodici anni di pontificato, Bergoglio è divenuto un riferimento carismatico del movimento globale per l’ambiente e per il clima, pur rimanendo estraneo agli aspetti strettamente tecnico-economici dell’agenda politica ambientale di competenza dei governi nazionali, delle agenzie e dei consessi internazionali. L’innovativa enciclica del 2015 veniva anticipata dalla Messa di inizio del pontificato del 19 marzo 2013, in cui Francesco affermò il motto “Custodire il creato, custodire l’intera creazione” e da una vibrata denuncia della cultura dello scarto contenuta nella esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” del novembre 2013.

Nel messaggio papale di reiterata condanna della pratica dello scarto si può forse riconoscere in senso lato l’ispirazione etica del processo di “transizione ecologica”, costituito dal superamento dei tradizionali meccanismi dell’economia lineare – fondata sui consumi e sullo sfruttamento indiscriminato delle risorse -, verso i nuovi orizzonti dell’economia circolare, basata sulla sostanziale riconversione dei processi produttivi nella prospettiva del riuso, riutilizzo, riciclaggio e reimpiego dei materiali e dei prodotti nella massima misura possibile. Il pronunciamento papale non si è limitato alla notissima enciclica e a prese di posizioni occasionali  ma è stato tra l’altro contestuale all’importante discorso tenuto nel 2015 a New York presso l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, in cui egli sottolineava con preoccupazione come il deterioramento ed il depauperamento dei beni naturali siano strettamente connessi alle situazioni di esclusione e disgregazione sociale da contrastare solo con il mantenimento della pace, il superamento degli squilibri territoriali e lo sviluppo di una nuova responsabilità intergenerazionale,  secondo un concetto di ecologia integrale cristianamente ispirato.

L’elemento più significativo della dottrina ambientale di Papa Francesco è senza dubbio costituito dalla sua seconda lettera enciclica, intitolata “Laudato sì sulla cura della casa comune“, pubblicata il 18 giugno 2015, suddivisa in sei capitoli e conclusa da due preghiere finali, una interreligiosa ed una cristiana per la salvaguardia del Creato, che è il caso di ripercorrere sinteticamente nei suoi contenuti salienti. Il titolo del documento esprime già il contenuto più intimo del messaggio e significativamente si ispira al duecentesco “Cantico delle creature” di San Francesco, manifestando una concezione moderna di ecologia integrale, in cui l’attenzione e la cura umana per la natura, l’apertura verso i poveri e i diseredati e la solidarietà sociale sono tra loro strettamente interconnessi in un afflato unitario ed organico.

Il documento raccoglie e richiama diverse riflessioni collegiali delle Conferenze episcopali del mondo, come quelle dei vescovi africani, americani e del sinodo dell’Amazzonia, sollecitando un decisivo “cambiamento di rotta” ed una profonda “conversione ecologica”,  con l’assunzione da parte dell’umanità di un impegno responsabile “per la cura della casa comune”,  ormai a grave rischio di estinzione, con lo sradicamento della miseria, la cura e generosità verso i poveri e l’accesso equo e solidale per tutti alle risorse non infinite del Pianeta. L’esordio dell’Enciclica è all’insegna della condanna della attuale “cultura dello scarto” – e, quindi, dell’iperconsumismo – che trasforma la Terra, cioè la “nostra casa in un immenso deposito di immondizia” e si sofferma sulla tutela del fondamentale diritto umano all’accesso all’acqua potabile, bene essenziale ed universale, con la urgente necessità di “creare un sistema normativo per la protezione degli ecosistemi”.

La “Laudato sì” evidenzia che l’ambiente è un prezioso dono di Dio, “patrimonio di tutta l’umanità ed eredità comune”, da amministrare e non disperdere, con la urgente necessità di “creare un sistema normativo” per garantire la protezione degli ecosistemi. L’Enciclica ambientale affronta in modo articolato i temi della tecnologia, mettendo in guardia dalla degenerazione tecnocratica, dell’antropocentrismo moderno, del lavoro da difendere e a cui tutti devono poter accedere e degli organismi geneticamente modificati, argomento complesso che sollecita “un dibattito scientifico e sociale, responsabile ed ampio”.

Sottolinea inoltre che la difesa della natura non è coniugabile con la giustificazione dell’aborto, come invece sostengono alcune teorie sulla denatalità e sul controllo delle nascite per contenere il ritmo di incremento demografico, ritenuto oggi non più sostenibile dalla civiltà umana. Secondo il testo pontificio l’ecologia integrale, nuovo paradigma di giustizia universale, è inseparabile dal bene comune e riguarda anche la tutela delle “ricchezze culturali dell’umanità”, come l’accettazione del proprio corpo quale dono di Dio.

L’integralità della concezione ecologica che il Pontefice scomparso ha introdotto nella dottrina e nel pensiero cattolico contemporaneo è originalmente fondata sulla inscindibilità e sulla integrazione della cura per la natura con la giustizia sociale, assecondando la necessità di ritrovare un equilibrio “interiore con se stessi, solidale con gli altri, naturale con tutti gli esseri viventi, spirituale con Dio”. L’Enciclica del 2016, pur circoscrivendo l’ambito di competenza della Chiesa che “non pretende di definire le questioni scientifiche, né di sostituirsi alla politica”, non è priva tuttavia di un giudizio fortemente critico sulle conclusioni inadeguate e manchevoli dei vertici mondiali sull’ambiente degli ultimi anni, che purtroppo “non hanno risposto alle aspettative” a causa di indecisionismo e scarsa volontà politica.

Francesco ha sottolineato l’esigenza di una “governance” globale che si occupi dei beni comuni della Terra e censura il “dominio assoluto della finanza che non ha futuro e potrà solo generare nuove crisi”. Il Papa esprimendosi senza sconti invita i “grandi della Terra” a colmare uno storico “debito ecologico” tra il Nord ed il Sud del mondo richiamando la responsabilità etica dell’uomo che, con le sue condotte e gli stili di vita, incide in modo determinante su ambiente, clima ed inquinamento.

Infine l’Enciclica si sofferma sulla necessità di “puntare su un altro stile di vita” e sulla “sobrietà liberante”, fondata anche sulla pratica di piccoli gesti quotidiani virtuosi e di alto valore educativo, come fare correttamente la raccolta differenziata dei rifiuti, ridurre il consumo di acqua, spegnere le luci inutili, coprirsi un po’ invece di accendere il riscaldamento.

L’apostolato ambientale di Papa Bergoglio ha avuto il suo culmine teorico nella famosa Enciclica ma non si è esaurito in quel riuscito pronunciamento e si è manifestata in una molteplicità di iniziative ed interventi nelle più svariate sedi. La pubblicazione della “Laudato si”, pur senza un’incidenza determinante rispetto al peso degli interessi economici, ha in qualche modo contribuito – soprattutto nella fase iniziale – a sensibilizzare i leader più avvertiti nei negoziati delle Nazioni Unite per il clima ed impegnati nell’Accordo di Parigi (non a caso del dicembre 2015) e nei loro successivi sviluppi, come esempio testimoniato da protagonisti come Al Gore e John Kerry, già inviato speciale degli USA.

Nell’esortazione apostolica “Laudate deum” dell’ottobre 2023 Francesco ha nuovamente richiamato l’attenzione sul pianeta sofferente, mettendo ancora una volta al centro della sua riflessione il legame tra natura e dignità della persona umana. Molte udienze vaticane sono state dedicate dal Papa al ricevimento dei leader mondiali impegnati nel contrasto al “climate change”, significativo è stato l’incontro con la giovane Greta Thunberg, simbolo dell’ambientalismo mondiale, nell’ambito di una costante azione di persuasione e di stimolo, persino assumendo inusuali iniziative di sensibilizzazione degli operatori economici delle più ricche compagnie petrolifere.

È tornato criticamente sulle tematiche ambientali e climatiche in molte prese di posizioni pubbliche, fino all’ultimo, come per l’intervento sul vertice per il clima del 2024, affermando “è necessario agire con urgenza, compassione determinazione, poiché la posta in gioco non potrebbe essere più alta”. Il Pontefice ha definito la distruzione dell’ambiente un ” peccato strutturale”, aggiungendo che ” ci troviamo di fronte a sfide sistemiche distinte ma interconnesse”, come il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, il degrado ambientale, le disparità globali e sociali, la mancanza di sicurezza e sostenibilità alimentare e la minaccia alla dignità delle popolazioni colpite.

Il concetto di ecologia integrale propugnato dal Papa scomparso ha saputo in qualche modo incidere sulla formazione delle opinioni pubbliche e sulle azioni dei governanti oltre che sul lavoro dei diretti operatori del settore, concorrendo a motivare anche le azioni ed attività quotidiane delle Agenzie ambientali italiane e del loro sistema nazionale. Di questa lezione resta la consapevolezza, che continuerà sempre ad orientarci, di dover inquadrare i dati ed il tecnicismo delle conoscenze, il lavoro operativo di controllo, monitoraggio e prevenzione, nell’ambito di una riflessione più ampia ed ispirata di natura valoriale, sulla pratica di un modello di sviluppo ambientalmente equo, solidale ed inclusivo.

Il nostro sentito auspicio, da cattolici professionalmente operanti nel settore ambientale, è che il seme generosamente cosparso in questi anni da Papa Francesco possa germogliare e dare frutto anche con il futuro Pontefice, che si assumerà la difficile responsabilità di guidare la comunità dei credenti in anni durissimi e problematici, segnati anche dall’asprezza delle conseguenze dei cambiamenti climatici e dalla violenta crudeltà degli scenari di guerra, da cui il mondo dovrà cercare di liberarsi.

Leave a Comment