Il mito del ratto di Europa è esposto da Ovidio ai versi 846-875 delle “Metamorfosi” (qui nella versione di Guido Paduano). È uno dei tanti miti di predazione erotica da parte di Zeus che si muta in bianco toro per sedurre la giovane Europa, figlia del re di Tiro Agenore. Il dio la rapisce e la conduce a Cnosso, sull’isola di Creta, dove vince le sue resistenze. La fanciulla genererà tre figli: Minosse, re di Creta, Radamanto, giudice degli inferi e Serpedonte, adottati dal re di Creta Asterione, marito ’mortale’ della giovane; e darà il suo nome al continente. Il mito prosegue con le vicende dei fratelli che cercano Europa e ci dice del legame-conflitto tra l’Oriente e l’Occidente, e della trasmissione della scrittura dalla Fenicia alla Grecia.
Non vanno d’accordo, non stanno insieme
maestà ed amore: lasciata la gravità dello scettro,
il padre e signore di tutti gli dèi, che ha la destra
armata di fulmini a tripla punta, che scuote il mondo
con il suo cenno, assume l’aspetto di un toro, e muggisce in mezzo
alle giovenche, e cammina, bellissimo, sull’erba tenera.
Ha il colore della neve che non è mai stata calcata
dalla pianta di un duro piede, né sciolta dall’Austro piovoso.
Il collo è gonfio di muscoli, dalle spalle pende
la giogaia, ha corna piccole, però che sembrano
fatte a mano, e sono più lucide di una gemma pura.
Nessuna minaccia in fronte, lo sguardo non fa paura,
il muso è in pace. Lo contempla la figlia di Agenore,
come è bello, e non minaccia battaglie;
ma, per quanto mite, ha paura a toccarlo dapprima,
poi gli si accosta e porge fiori davanti al candido
muso. Ne gode l’innamorato e, in attesa
del piacere che spera, le bacia le mani. A stento riesce
a rinviare il resto, e ora scherza e le salta intorno sull’erba verde,
ora stende il candido fianco sulla sabbia bionda
e, tolto un po’ alla volta il timore, le offre il petto
da toccare con la mano virginea, e le corna
da inghirlandare di fiori freschi. La figlia del re osa anche,
senza sapere chi è, sedergli in groppa,
e il dio si allontana senza parere dal lido,
mettendo sulla battigia le sue false orme;
poi va avanti e si porta la preda in mezzo
al mare. Lei guarda terrorizzata la spiaggia
che si allontana, e tiene con la destra un corno:
l’altra mano sta sulla groppa e le vesti tremando si gonfiano al vento.
Il ratto di Europa.