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Nicola I e la guerra di Crimea

1825-1855

by Giulia Cioffi
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Il regime di Nicola I (1825-1855), segnato al suo esordio con la repressione della ribellione dei decabristi, fu militaresco e burocratico all’eccesso. Per quanto le disposizioni dello zar migliorarono il controllo del territorio e l’efficienza dell’applicazione del potere sovrano, l’arretratezza del paese gravava ancora sensibilmente. Infatti, i limiti dell’impero si svelarono al mondo intero e all’amministrazione centrale con la disastrosa campagna di Crimea contro la Turchia.

Il regno dello zar fu caratterizzato dagli incessanti sforzi di Nicola nel preservare l’ordine sancito dal Congresso di Vienna, nel panorama rivoluzionario-nazionalista del 1848. A tal proposito, si propone lo studio dello storico ceco Miroslav Hroch che approfondisce il tema dello sviluppo dei nazionalismi, individuandone tre fasi. In un primo momento, che è compreso
orientativamente nei primi anni dell’800, il sentimento nazionalista si traduce in una riappropriazione da parte delle élite del patrimonio identitario nazionale. La seconda fase, che interessa il periodo di cui si sta trattando, è segnata dall’elaborazione di vere e proprie proposte politiche nazionali che sfociarono appunto nei moti del ’48. La terza e ultima fase, invece, si fa risalire al 900 quando, con l’avvento della società di massa, il sentimento nazionale si estese e
radicò effettivamente nella popolazione tutta.

Tornando alle politiche di Nicola I, tenendo a mente i disordini di matrice nazionalista che stavano scuotendo il continente, l’autocrate si pose come difensore del legittimismo, contrastando militarmente le pretese rivoluzionarie anche al di fuori dei confini del proprio stato. In particolare, un’alleanza con Prussia e Austria, che prevedeva l’intervento degli alleati anche in caso di disordini interni, garantì alla Russia una posizione di spicco nel contesto europeo.

Il ruolo centrale che ormai l’impero russo ricopriva sulla scena internazionale era però molto lontano dall’effettiva forza del paese, e le conseguenze di tale divergenza emersero nel conflitto con la Turchia. Infatti, ai successi diplomatici di Nicola sul vecchio continente, va contrapposto un tragico fallimento diplomatico nel contesto mediorientale; intorno al 1850, infatti, una disputa in Terra Santa tra cattolici e ortodossi spinse lo zar a intervenire come garante dei secondi a scapito della sovranità turca che vigeva sul territorio interessato. Chiaramente, le tensioni tra turchi e russi avevano radici ben più salde e antiche, ma, nel contesto considerato, le aspirazioni zariste di controllare i Balcani e il lento collasso ottomano giocarono sicuramente un ruolo cruciale nel provocare lo scoppio del conflitto. Il confronto tra i due imperi fu inasprito dall’intervento pro-ottomano di Francia e Gran Bretagna, interessate a limitare l’influenza russa nei Balcani, impedendo allo zar l’accesso al Mediterraneo attraverso gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli, e a mantenere in vita il grande impero del Medioriente.

Gli scontri scoppiarono nell’ottobre del 1853 e nel marzo dello stesso anno intervennero Gran Bretagna, Francia e Regno di Sardegna (i Savoia volevano assicurarsi l’appoggio delle potenze europee nel processo di unificazione italiana). La Russia si trovò sola nel contrastare una coalizione europea a causa del venire meno del supporto austriaco; le conseguenze dell’isolamento russo furono immediate e gli alleati ben presto sbarcarono in Crimea affondando le navi nemiche, e avanzarono nel Caucaso.

Oltre alla disfatta militare di per sé, emersero in maniera preponderante i limiti tecnologici di un paese che ancora non aveva fatto esperienza della propria rivoluzione industriale; mancanza di infrastrutture, inefficienza della rete ferroviaria e in alcuni casi totale assenza di ferrovie e arretratezza nella tecnologia delle armi. Tutti questi fattori contribuirono al cedimento del servizio di rifornimenti durante la guerra, portando ad un’inevitabile sconfitta. A decretare la fine ultima del conflitto fu l’improvvisa morte di Nicola I nel marzo del 1855 che fu successo dal figlio Alessandro II, incline a collaborare con le potenze europee per porre fine agli scontri.

La pace si raggiunse nel 1856 con il trattato di Parigi che prevedeva la cessione da parte della Russia alla Turchia della foce del Danubio, parte della Bessarabia (corrispondente in linea di massiva alla Moldavia contemporanea) e la neutralizzazione del Mar Nero, quindi il divieto di mantenere una flotta e fortificazioni militari.

Con il regno di Alessandro II, che prese atto dell’arretratezza generalizzata del proprio paese, si assisterà finalmente all’ingresso dell’impero zarista nell’età contemporanea, grazie alle grandi riforme che mutarono il volto interno del paese e permisero l’avvento della rivoluzione industriale.

 

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