Home Cultura LE CITAZIONI: Vico. “Tutte le nazioni, così barbare come umane…”

LE CITAZIONI: Vico. “Tutte le nazioni, così barbare come umane…”

Giambattista Vico

by Ernesto Scelza
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Il brano dei “Princípi di una scienza nuova d’intorno alla comune natura delle nazioni”, è tratto dalla Terza sezione del Libro I della prima edizione del 1725 dell’opera di cui si dichiarava orgoglioso per aver portato a termine: “dopo venticinque anni ormai che corrono di una continova ed aspra meditazione”, per la cura di Nicola Badaloni. La “Scienza Nuova” cui fa riferimento, consiste in un nuovo metodo storico-filosofico capace di cogliere la successione ciclica delle fasi della storia, suddivisa nelle tre età (degli dèi, degli eroi e degli uomini) e sottoposta a leggi eterne che ne regolano lo svolgimento.

 

«Or, poiché questo mondo di nazioni egli è stato fatto dagli uomini, vediamo in quali cose hanno con perpetuità convenuto e tuttavia vi convengono tutti gli uomini, perché di tali cose ne potranno dare i princípi universali ed eterni, quali devon esser d’ogni scienza, sopra i quali tutte sursero e tutte vi si conservano in nazioni.

Osserviamo tutte le nazioni cosí barbare come umane, quantunque, per immensi spazi di luoghi e tempi tra loro lontane, divisamente fondate, custodire questi tre umani costumi: che tutte hanno qualche religione, tutte contraggono matrimoni solenni, tutte seppelliscono i loro morti; né tra nazioni, quantunque selvagge e crude, si celebrano azioni umane con piú ricercate cerimonie e piú consegrate solennità che religioni, matrimoni e sepolture. Ché, per la degnità che “idee uniformi, nate tra popoli sconosciuti tra loro, debbon aver un principio comune di vero”, dee essere stato dettato a tutte: che da queste tre cose incominciò appo tutte l’umanità, e per ciò si debbano santissimamente custodire da tutte perché ‘l mondo non s’infierisca e si rinselvi di nuovo. Perciò abbiamo presi questi tre costumi eterni ed universali per tre primi princípi di questa Scienza.

Né ci accusino di falso il primo i moderni viaggiatori, i quali narrano che popoli del Brasile, di Cafra ed altre nazioni del mondo nuovo (…) vivano in società senza alcuna cognizione di Dio; da’ quali forse persuaso, Bayle afferma nel “Trattato delle comete” che possano i popoli senza lume di Dio vivere con giustizia; che tanto non osò affermare Polibio, al cui detto da taluni s’acclama: che, se fussero al mondo filosofi, che ‘n forza della ragione non delle leggi vivessero con giustizia, al mondo non farebber uopo religioni.Queste sono novelle di viaggiatori, che proccurano smaltimento a’ loro libri con mostruosi ragguagli (…). Perché tutte le nazioni credono in una divinità provvedente, onde quattro e non piú si hanno potuto truovare religioni primarie per tutta la scorsa de’ tempi e per tutta l’ampiezza di questo mondo civile: una degli Ebrei, e quindi altra de’ cristiani, che credono nella divinità d’una mente infinita libera; la terza de’ gentili (pagani, ndr), che la credono di piú dèi, immaginati composti di corpo e di mente libera, onde, quando vogliono significare la divinità che regge e conserva il mondo, dicono deos immortales; la quarta ed ultima de’ maomettani, che la credono d’un dio infinita mente libera in un infinito corpo, perché aspettano piaceri de’ sensi per premi nell’altra vita.»

Giambattista Vico, Princípi scienza nuova.

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