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LE CITAZIONI: Harari. Siamo una specie post-verità

Yuval Noah Harari

by Ernesto Scelza
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“In un mondo alluvionato da informazioni irrilevanti, la lucidità è potere. La censura non opera bloccando il flusso di informazioni, ma inondando le persone di disinformazione e distrazioni”: è la premessa di ‘21 lezioni per il XXI secolo’, dello storico israeliano Yuval Noah Harari, che dedica una intera sezione del suo fortunato saggio alla post-verità. E ricorda che noi abbiamo sempre vissuto nell’era della post-verità, e “che ‘Homo sapiens’ è una specie post-verità, il cui potere dipende dal creare narrazioni e dal credervi”.

 

«Se criticate Facebook, Trump o Putin per aver inaugurato una nuova terribile era di post-verità, ricordatevi che secoli fa milioni di cristiani si sono infilati da soli in una bolla mitologica autovalidata, senza mai azzardarsi a mettere in dubbio la veridicità fattuale della Bibbia, mentre milioni di musulmani giuravano fede assoluta al Corano. Per millenni, gran parte di ciò che è stato tramandato come “informazioni” e “fatti” nelle nostre società erano storie su miracoli, angeli, demoni e streghe (…). Non abbiamo alcuna evidenza scientifica che Eva sia stata tentata dal Serpente, che le anime di tutti gli infedeli brucino all’inferno dopo la morte, o che al creatore dell’universo non sia di gradimento il matrimonio tra un bramino e un intoccabile – eppure miliardi di individui hanno creduto in queste storie per migliaia di anni. Alcune notizie false durano per sempre.

Sono consapevole che molti potrebbero essere sconcertati dal fatto che metto sullo stesso piano la religione e le notizie false, ma è proprio questo il punto. Quando un migliaio di individui crede a una qualche storia inventata per un mese – questa è una notizia falsa. Quando un miliardo di individui vi crede per un migliaio di anni – questa è una religione, e siamo ammoniti di non chiamarla “notizia falsa” per non ferire la sensibilità dei credenti (o incorrere nella loro ira). Vi prego di notare, comunque, che non sto negando l’efficacia o la potenziale benevolenza della religione.

(…) Gli uomini hanno questa notevole abilità di sapere e non sapere allo stesso tempo. O più correttamente, possono sapere qualcosa quando davvero ci pensano, ma per la maggior parte del tempo non ci pensano, cosicché non lo sanno. Se ci fate caso vi rendete conto che il denaro è una finzione. Di solito, però, non ci pensate. Se ve lo chiedono, sapete che il calcio è un’invenzione umana. Ma nel bel mezzo di una partita nessuno ve lo chiede. Se dedicate tempo ed energie al tema delle nazioni, scoprirete che si tratta di storie lunghe e molto elaborate. Ma nel bel mezzo di una guerra non avete né il tempo né le energie per un esercizio del genere. Se vi interrogate sulla verità ultima, vi rendete conto che la storia di Adamo ed Eva non è nient’altro che un mito. Ma quanto spesso vi interrogate sulla verità ultima?

Verità e potere possono viaggiare insieme solo fino a un certo punto. Prima o poi le loro strade divergono. Se volete il potere, a un certo punto dovrete iniziare a diffondere narrazioni. Se volete sapere la verità sul mondo, liberata da tutte le narrazioni, a un certo punto dovrete rinunciare al potere. Dovrete ammettere cose che vi renderanno più difficile reclutare alleati e ispirare seguaci. In maniera ancora più decisiva, dovrete ammettere alcuni fatti che faranno arrabbiare gli alleati, disaffezionare i seguaci o mettere in crisi l’armonia sociale. Non c’è niente di mistico in questo divario tra verità e potere. Per averne una prova, trovate un tipico americano WASP e sollevate la questione della razza, individuate un israeliano mainstream e toccate l’argomento dei territori occupati, o cercate di parlare con l’uomo medio di patriarcato.»

Yuval Noah Harari, 21 lezioni per il XXI secolo.