Etel Adnan avrebbe avuto cento anni, se non fosse venuta a mancare solo qualche anno fa. La poetessa (ma anche scrittrice e pittrice) nata in Libano da padre siriano e madre greca, che diceva di scrivere in francese e inglese ma di dipingere in arabo, è stata ricordata dai suoi amici di “Casa della Poesia” a Baronissi. “Ci sono libri che creano la magia nella nostra vita, la meraviglia di essere trasformati dalle parole di un libro… “Viaggio al Monte Tamalpais” apre alla saggezza ad ogni pagina”. Etel Adnan è oggi riconosciuta come una delle maggiori scrittrici della “diaspora araba”, Tamalpais è “Mount Tam”, picco in Marin County, California, United States.
«A volte aprono una nuova autostrada, squarciano la terra, scuotono gli alberi alle radici. La Vecchia Donna soffre ancora una volta. Gli uccelli lasciano i margini della foresta, abbandonano l’autostrada. Salgono fino alle cime delle montagne e dai picchi più alti colgono orizzonti più alti, prevedono addirittura l’era dello spazio.
Il condor sta morendo. Viveva sulle cime di Tamalpais. Le sue ali quadrate lo portavano su tutta la regione: le colline scivolavano sotto di lui con orgoglio silente. Fendeva le nuvole come un terribile coltello. In certe stagioni portava la luna tra gli artigli. Ora noi abbiamo preso il suo posto. Siamo quelli che vanno alla Montagna.
Stamattina ho portato il mio tavolo sulla terrazza, sotto gli alberi di pino. Ombre sono cadute su un foglio di carta. Ho provato a catturarne i contorni, ma si muovevano lentamente, incessantemente. Mi facevano pensare ai marciapiedi sui quali la gente passa in fretta. E la grande montagna emanava nell’aria un odore selvatico di erba calpestata e ogni cosa sembrava un po’ vaga.
Come un coro la calda brezza era arrivata da Atene e Bagdad, fino alla Baia, percorrendo la strada più lunga attraverso il Pacifico. Usando l’energia di questi venti sono giunta su queste coste, ossessionata, perseguitata dalle mie furie domestiche, Erinni ed altre potenti creature. Mi sono innamorata degli immensi occhi blu del Pacifico: ho visto le sue alghe rosse, le sue scogliere color sangue, il suo respiro pulsante. L’oceano mi ha portato alla montagna.
Una volta davanti ad una telecamera mi hanno chiesto: “Qual è la persona più importante che lei ha conosciuto?” e ricordo di aver risposto: “Una montagna”. Ho scoperto così che Tamalpais era al centro stesso del mio essere.
(…) Gli indiani chiamavano la montagna Tamal-Pa: Colei che è vicina al mare. Gli spagnoli la chiamarono Mal-Pais: Paese malvagio! La differenza tra il nativo e il conquistatore si legge in queste due diverse percezioni della stessa realtà. Potessimo essere l’indiano e lasciare che le cose siano quelle che sono! Ciò che è vicino al mare resterebbe vicino al mare.»
Etel Adnan, Viaggio al Monte Tamalpais.