Home In evidenza La Nato è finita? Per cortesia, smettiamola di fare regali a Putin

La Nato è finita? Per cortesia, smettiamola di fare regali a Putin

Sogno gli Stati Federali dell'Europa Occidentale

by Luigi Binelli Mantelli
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Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, Capo di Stato Maggiore Emerito delle Forze Armate italiane.

 

Le recenti esternazioni del PotUS, Donald Trump, a proposito di Ucraina e di Europa, hanno fatto gridare, con una sorta di timore/sollievo a seconda dell’orientamento politico, ad un imminente collasso delle relazioni transatlantiche.

Sento e leggo da più fonti che la NATO, l’Alleanza Atlantica è stata liquidata, che l’Europa deve difendersi da sola perché gli USA non ne vogliono più sapere.

È il miglior regalo che possiamo fare a Putin e company perché indebolire l’Alleanza e dividere l’opinione pubblica europea sul tema centrale del rapporto con l’alleato di oltreoceano è uno, forse il più importante, degli obiettivi strategici che lo ZAR si era prospettato nella sua (non) sconsiderata aggressione all’Ucraina. A leggere i giornali e i social sembrerebbe un obiettivo raggiunto.

È pur vero che i nodi della tiepida partecipazione (finanziaria) alla NATO dei partners europei sono venuti al pettine nel modo più brutale, dopo aver covato per anni (almeno gli ultimi 20) nell’agenda di innumerevoli riunioni a Bruxelles. Ora Trump ha parlato chiaro, a modo suo, dirompente e provocatorio, ma giustificato dal pervicace defilamento di responsabilità di molti Paesi Membri.

Questo non significa che la NATO sia in liquidazione, ma semplicemente che l’Europa deve sentirsi più responsabile della propria sicurezza, anche sostenendone gli oneri, perché la missione dell’Alleanza Atlantica, per chi non lo sapesse, è ed è sempre stata quella di garantire stabilità e sicurezza per il Vecchio Continente.

La NATO, signori strateghi X-cinguettanti, è viva e vegeta, solida nella sua missione difensiva dei valori e delle democrazie occidentali, missione che ha compiuto con successo negli ultimi 75 anni, il più lungo periodo di pace mai sperimentato qui da noi. Anni nei quali l’Europa Occidentale e poi l’Europa (quasi) tutta è straordinariamente cresciuta in pace e in stabilità, cioè nel benessere e nella ricchezza dei suoi cittadini, minimizzando i costi della propria difesa, costi sostenuti in larghissima misura dagli Stati Uniti, l’azionista di maggioranza, appunto.

E a noi, tutti noi europei, stava bene, anzi benissimo, così.

Ma se la NATO fosse davvero in liquidazione, come spiegarci la precipitosa adesione degli scandinavi al primo vento di guerra dall’Est?

È di tutta evidenza che, nonostante le esternazioni di Putin che grida(va) all’aggressione, la NATO è un’alleanza prettamente difensiva ed esercita deterrenza in forza del famoso “article five”.

In base a quell’articolo, infatti, la NATO ha rinforzato come necessario le misure difensive del fronte orientale europeo, ma non aggredisce al di là dei propri confini fintantoché un suo membro non venga aggredito. È il caso della GWOT (Global War on Terror) dopo l’11 settembre 2001 (ce ne ricordiamo ancora?), che ha generato la missione NATO in Afghanistan. E se poi qualcuno sollevasse dubbi su quanto fatto nei Balcani negli anni ‘90 invito a leggere il bel libro “Maledetta Sarajevo” di Francesco Battistini nel quale troverà risposte, sia sull’intervento NATO che sulle figuracce di EU e ONU. Ma questo non sembra essere evidente a tutti, visto che molti invocano la protezione della NATO sull’Ucraina, che non è un membro dell’Alleanza.

Se l’Europa intendesse concorrere attivamente alla difesa di quella Nazione (e dovrebbe farlo, dico io), se in altre parole si pre-occupasse di un conflitto che ci riguarda da vicino e, come ventilato, volesse inviare truppe a Kiev per far rispettare gli accordi di pace o di cessate il fuoco, se mai ci saranno, lo dovrà fare al difuori del famoso “articolo 5”.  Non piace sentirselo dire da Trump, ma è così, guai se la NATO si impegnasse direttamente in Ucraina, sarebbe davvero una guerra mondiale e forse sarebbe, allora si; il principio della disgregazione dell’Alleanza, non per colpa di Trump, ma di noi europei, quelli di “Armiamoci e Partite” quelli che dopo dichiarazioni roboanti, si tirano da parte per far andare avanti gli altri.

Altri diranno che la NATO funziona perché gli americani hanno la loro convenienza e sono loro a indirizzare le decisioni (dicono i liguri: “Lo sai? è morto Giobatta! Eh, avrà avuto la sua convenienza”) e allora? Che problema c’è se l’azionista di maggioranza conduce l’azienda? Ma domandiamoci se noi Italiani, noi Europei abbiamo ricavato maggior benessere dalla stabilità del Continente sotto l’ombrello NATO o dalla arcigna Unione Europea la quale, lo dice Draghi e ci credo, si autoimpone balzelli ben superiori di quelli che minaccia Trump, insomma, ancora una volta, ci facciamo male da soli.

Sul piano militare, grazie alla NATO, le Forze Armate hanno imparato a operare insieme agli altri alleati europei e oltreatlantico, tanto che basterebbe una scintilla di volontà politica per costituire una difesa europea capace di esercitare la necessaria deterrenza nei confronti dei potenziali aggressori del vicino e del lontano Oriente.

Volontà politica! Quella che manca alla nostra beneamata Unione Europea per dare corpo e credibilità a questo mantra spesso ripetuto dai nostri economisti, più per spendere meno che per contare di più nel mondo: “dobbiamo fare un esercito europeo” (sineddoche, la parte in kaki per il tutto!). Si, bello! Ma a che scopo, con quale regia, con quale autorità, con quali ideali possiamo mandare i nostri giovani a combattere? Domandiamoci per un momento se non sia giunta l’ora di superare l’inane ecumenicità del consenso a 27 per decidere, non delle quote latte, ma dei passi indispensabili per la nostra sicurezza, anzi per la nostra libertà, che è ben di più.

Domandiamoci, una volta per tutte, se non sia giunto il momento di dare corpo con coraggio a uno STATO FEDERALE D’EUROPA, con un governo centrale che si occupi in primis della nostra sicurezza: Forze Armate, forze dell’ordine, informatica, ambiente, la difesa delle istituzioni democratiche, come recita il nostro Giuramento di militari.

Per costruire ci vogliono fondamenta e i militari senza una direzione politica sono una tigre di carta (ne sa qualcosa l’Italia dell’8 settembre 1943).

Domandiamoci anche, oggi, di che cosa parliamo quando diciamo Europa, forse l’Unione Europea, divisa in numerose “correnti” filoeuropea, filo usa, filorussa, sovranista tanto per citarne qualcuna? Oppure la “New Europe”, divisa tra simpatie putiniane e americane, di sicuro tiepida se non antieuropeista? Oppure la “Old Europe”, custode dei valori di democrazia che risalgono ai padri fondatori della cultura occidentale, che dai primi del medioevo si è diffusa a macchia d’olio attorno ai conventi Benedettini? Potrebbe funzionare, tanto che proprio l’altro ieri il Presidente Francese Macron ha provato seriamente a raccoglierne le idee, ma anche la “Old Europe” è divisa da rivalità industriali e politiche, osserva scettica, talvolta un po’ invidiosa, la vicenda BREXIT, è incapace persino di affrontare il tema della unanimità, uno dei nodi gordiani della nostra sclerosi decisionale.

Personalmente, e qui mi addentro nella fantapolitica, anzi nella più improbabile fantascienza (ma perché no dati i tempi che corrono?), penso ad un nucleo iniziale di Governi e Parlamenti volenterosi di dar vita a uno Stato federale, a latere della UE (che continui nel suo importante ruolo finanziario/burocratici/amministrativo, che le è più congeniale). Penso, sogno, gli STATI FEDERALI DELL’EUROPA OCCIDENTALE, costituiti sullo zoccolo duro della Vecchia Europa, quella economicamente molto più robusta della nuova, quale embrione di quegli “Stati Uniti d’Europa” (questo l’obiettivo finale) di cui ho parlato prima.

Paesi coraggiosi capaci di superare il passato per costruire fuori dagli schemi, per reinventarsi un futuro. Capaci soprattutto di rinunciare a una parte non irrilevante di sovranità nazionale per un bene più grande. Sogno un esperimento che si riveli vincente e alla fine desti l’interesse di altri Stati, ad esempio gli scandinavi e i baltici, per iniziare.

Ma, ripeto, parliamo di fantascienza, in una Europa che è già oggi circondata a Nord e a Sud dall’abbraccio mortale delle superpotenze orientali in caccia delle ricche opportunità che si aprono nell’Artico e in Africa. Una Europa che assomiglia tanto all’Italia del Rinascimento, il paese più ricco e più bello da vivere, ma senza unità, senza difese, divenuto in breve terra di scontri e di conquiste.

In una Europa, quella di oggi, divisa, incerta e senza obiettivi di politica estera, senza un collante ideale forte (eppure ce ne sarebbero tanti) tutto questo rimane uno sterile esercizio accademico che farà sorridere gli “accademici” D.O.C. Dunque, nel frattempo (quanto?), teniamoci stretta la NATO perché i militari, i Generali, gli Ammiragli, pur obbedendo fedelmente agli ordini politici, hanno ben chiaro che l’Alleanza Atlantica non difende solo interessi, difende soprattutto valori, i valori della nostra civiltà. I Trump, gli Hegseth, i WOKE passano, la NATO rimane e non per mero interesse di parte, ma nello spirito di chi ci ha creduto e operato per quasi un secolo. Nel frattempo, e da subito, almeno noi europei, smettiamola di fare regali a Putin.

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