Stazione Chiaia, 2024 di Uberto Siola, foto Stefano Fortini
Le stazioni dell’arte sono un complesso artistico-funzionale: venti fermate della metropolitana di Napoli, dove è stata prestata particolare attenzione alla bellezza degli ambienti oltre che confortevoli ed efficienti. Nascono nel 1995 da un progetto elaborato dal Comune all’interno della costruzione e del potenziamento del sistema di trasporto underground. Successivamente la regione Campania ha emanato alcune linee-guida per la progettazione e costruzione di altre stazioni della metropolitana napoletana concepite, non solo come luogo di transito, ma anche come sito per la fruizione dell’arte.
La finalità principale delle stazioni dell’arte è, dunque, quello di combinare la fruizione del trasporto pubblico con l’esposizione agli utenti dell’arte contemporanea, in modo da diffonderne la conoscenza. Inoltre, vengono in tal modo riqualificate vaste aree del tessuto urbano che diventano elementi propulsori per nuove costruzioni che diventeranno luoghi focali urbani.
Le stazioni, distribuite lungo la linea 1 e 6 della rete metropolitana, accolgono circa duecento opere d’arte realizzate da più di novanta autori di fama internazionale e da altri giovani architetti locali: un elemento distintivo dell’intervento che ha la conseguenza di combinare differenti stili artistici in ogni stazione.
La linea 1 è quella che collega la città da nord-ovest, con capolinea Piscinola-Scampia, a sud-est, con capolinea Garibaldi ed è gestita dalla società ANM. È quella più nota per le stazioni dell’arte, con un significativo patrimonio artistico e installazioni realizzate da artisti di fama mondiale. Il complesso urbanistico, tuttora in fase di espansione attraverso la costruzione di nuove stazioni, ha ricevuto numerosi riconoscimenti. Ad esempio, la stazione Toledo nel 2012 è stata premiata come la più impressionante d’Europa dal quotidiano The Daily Telegraph mentre la CNN l’ha eletta come la seconda più bella stazione europea.
Schema della metropolitana di Napoli
Da non dimenticare le scoperte archeologiche venute alla luce duranti gli scavi che non hanno però impedito la realizzazione delle stazioni dell’arte (Toledo, Duomo, Municipio). In particolare per la fermata Municipio-Porto, creata per l’interscambio tra la linea 1 e la 6, intercorsero circa 27 modifiche progettuali dall’inaugurazione del cantiere nel 2000, a causa dei numerosi ritrovamenti archeologici di rilevante importanza. L’eccezionalità e la quantità di reperti rinvenuti, tra cui anche cinque navi di epoca romana, fecero sì che venisse definita, assieme alla stazione Duomo, stazione “archeologica”.
Quella della linea 1 è una lunga storia. Originariamente era chiamata “metropolitana collinare”, ha origine nel 1963 quando venne proposto un collegamento tra il Vomero e il centro città, non essendo più sufficienti le tre funicolari. Si iniziò a discutere su varie soluzioni oltre ad un eventuale altra funicolare, come ad esempio una cremagliera che fu scartata per le limitazioni del mezzo stesso come velocità limitata, frequente manutenzione e ridotta capacità. Si decise quindi che la metropolitana si costruisse con sistema tradizionale su ruote di ferro, oppure “su gomma” come sperimentato in varie linee della metro di Parigi. Così il progetto della metro collinare venne approvato e alla fine degli anni ‘60 si iniziò la cantierizzazione di varie piazze del Vomero. Vari problemi rallentarono i lavori e solo nel marzo del 1993 entrò in funzione la prima tratta Vanvitelli – Colli Aminei seguita, due anni dopo, dal prolungamento fino a Piscinola.
Stazione Toledo, 2012 di Oscar Tusquets, foto Robot 8A
L’idea di realizzare un connubio tra trasporti e arte risale al 1995 proprio quando era in costruzione la tratta Vanvitelli – Museo che conduceva la linea dal Vomero a Piazza Cavour. La giunta di Antonio Bassolino – e del Vicesindaco Riccardo Marone – affidò la progettazione delle varie stazioni ad architetti e artisti di fama quali Alessandro Mendini (gli scali di Salvator Rosa e Materdei) e Nino Longobardi. La realizzazione degli scali fu commissionata alla MM che aveva già costruito la metropolitana milanese. Nel 2001 vengono inaugurate le prime stazioni dell’arte: Quattro Giornate, Salvator Rosa e Museo. Nei due anni successivi se ne aggiungono altre tre: Dante, Materdei e Rione Alto.
Dal 2005 in poi è stata messa in funzione la linea 6 con otto stazioni dell’arte, oltre al restyling dello scalo Vanvitelli della linea 1, dove l’architetto Capobianco ha rinnovato gli ambienti in modo da contenere opere d’arte di ulteriori autori contemporanei.
La linea 6 collega il quartiere di Fuorigrotta con Piazza Municipio, attraversando diverse zone strategiche; parte dalla stazione Mostra, vicino allo Stadio Diego Armando Maradona, e prosegue attraverso le fermate di Augusto, Lala, Mergellina, fino a raggiungere Arco Mirelli, San Pasquale, Chiaia, e infine Municipio.
Stazione Chiaia, 2024 di Uberto Siola, foto Stefano Fortini
Ultima stazione in ordine di apertura (2024) è la fermata metro Chiaia che si trova in una posizione strategica, perfetta per collegare i quartieri residenziali di lusso con il cuore del centro storico, rendendo gli spostamenti più agevoli e veloci. La stazione Chiaia è un’esperienza sensoriale e intellettuale che va molto oltre la semplice utilità del trasporto pubblico. Si caratterizza con uno sviluppo verticale che unisce differenti quote della città, con gli ingressi che collegano Via Chiaia e Piazza Santa Maria degli Angeli e quando si esce dal treno sembra quasi di stare facendo un viaggio onirico “dalle viscere della terra al cielo”, La stazione è stata progettata dall’architetto napoletano Uberto Siola (in passato per vari anni anche Preside della Facoltà di Architettura), con l’intervento artistico di Peter Greenaway, regista cinematografico sensibile ai temi dell’Architettura. Il percorso all’interno della stazione è un “viaggio tra i miti antichi”, con i vari livelli associati a divinità classiche. Ogni livello della stazione è caratterizzato da colori diversi che simboleggiano l’Olimpo e gli Inferi: Giove – al livello superiore, rappresentato dal bianco che sfuma nell’azzurro, simboleggia il cielo. Nettuno – il secondo livello richiama il mare con tonalità blu. Cerere: il verde evoca la terra e la fertilità. Proserpina: si passa al giallo arancio per simboleggiare il ciclo delle stagioni. Plutone: l’ultimo livello, vicino ai binari, è caratterizzato dal rosso cremisi che rappresenta l’Ade. Lungo tutto il parapetto è presente il verso “Est in aqua dulci non invidiosa voluptas”, tratto dalle “Metamorfosi di Ovidio”. Il significato di questo verso richiama l’importanza dell’acqua come bene comune, simboleggiando la purezza e il piacere che l’acqua può offrire senza limiti, condivisibile da tutti. Nella stazione, questo messaggio si associa al livello dedicato a Nettuno, il dio del mare, e intende evocare la connessione tra l’elemento dell’acqua e la vita umana, evidenziando la sua indispensabilità e il suo potere rigenerante.