Il testo della poetessa-giornalista brasiliana Martha Medeiros, pubblicato per la prima volta nel 2000 sul quotidiano “Zero Hora” di Porto Alegre, è stato per lungo tempo attribuito al poeta cileno Pablo Neruda. Qui è proposto nella traduzione di Gian Carlo Zanon.
«Muore lentamente chi non cambia le proprie idee, chi non cambia il suo solito discorso, chi evita le proprie contraddizioni.
Muore lentamente chi diviene schiavo delle proprie abitudini ripetendo tutti i giorni lo stesso tragitto e gli stessi acquisti allo stesso supermercato. Chi non cambia la marca, non rischia un nuovo colore, chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi fa della televisione il suo guru e il suo amico giornaliero. Molti non possono comprare un libro, o pagare il biglietto di un cinema, ma molti possono e senza dubbio alienano sé stessi davanti a un tubo di immagini che porta informazioni e intrattenimenti più di quanto dovrebbe e che, con i suoi 14 pollici, occupa troppo spazio in una vita.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero e non il bianco e la pioggerella piuttosto che un turbinio di emozioni indomabili, quelle che creano il brillio degli occhi, che trasformano gli sbadigli in sorrisi, che riscattano i cuori di fronte a urti e sentimenti.
Muore lentamente chi non rovescia il tavolo quando è infelice del suo lavoro, chi non rischia ciò che è certo per l’incerto di un sogno, chi non si permette, una volta nella vita, di fuggire dai consigli sensati.
Muore lentamente chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non ride di se stesso.
Muore lentamente chi soffoca l’amor proprio. Può essere depressione, che è una malattia seria che necessita aiuto professionale, e quindi muore ogni giorno chi non si fa aiutare.
Muore lentamente chi non lavora e non studia, e quasi sempre questa è una scelta non un destino; quindi un governo (di sé) trascurato può uccidere una buona parte della popolazione.
Muore lentamente chi passa i giorni lamentandosi della sfortuna o della pioggia incessante, desistendo da un progetto prima di iniziarlo, non facendo domande su un tema che non conosce, e non rispondendo quando gli chiedono ciò che egli sa.
Molta gente muore lentamente, e questa è la morte più ingrata e traditrice, e quando Lei si approssima veramente, siamo troppo stanchi per poter percorrere il poco tempo che ci rimane.
Che il domani dunque si trattenga a lungo per poter fare da noi i giorni. Giacché non possiamo evitare un finale repentino, almeno facciamo in modo di evitare la morte in piccole dosi. Ricordando sempre che essere vivi esige uno sforzo maggiore del semplice fatto di respirare.»
Martha Medeiros, Lentamente muore.