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Il tempo del Futurismo. Un’occasione mancata.

La Mostra della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma

by Alessandro Bianchi
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Ho visitato la mostra “Il tempo del futurismo” ospitata fino al prossimo 28 febbraio nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea* di Roma, che dal 1911 ha sede a Valle Giulia in un imponente edificio progettato dall’Ing. Cesare Bazzani vincitore del concorso bandito nel 1908.

Dedicata a celebrare l’ottantesimo anniversario dalla scomparsa di Filippo Tommaso Marinetti (il 2 dicembre 1944) la mostra, scrive il curatore, “si concentra sul rapporto tra arte e scienza/tecnologia e illustra quel completo rinnovamento della sensibilità umana avvenuto per effetto delle grandi scoperte scientifiche posto alla base della nascita del Futurismo”.

 

 

Veniamo allora all’esposizione delle circa 350 opere della mostra alcune delle quali, viene ricordato, derivano dai prestiti di prestigiosi musei – il MoMa e il Metropolitan Museum di New York, il Philadelphia Museum of Art, la Estorick Collection di Londra, il Kunstmuseum Den Haag de l’Aia – e molte altre da Fondazioni, Banche e collezioni private.

A questo proposito non può essere sottaciuta la vicenda relativa ad una delle più importanti sculture del periodo, che inizialmente era presente nella mostra – “Forme uniche della continuità nello spazio” di Boccioni del 1913.

A mostra già aperta Roberto Bilotti, il collezionista proprietario, l’ha ritirata adducendo motivazioni di non poco conto: “L’opera è stata mortificata e vessata in tutti i modi (…) La scultura era stata posizionata dapprima contro il muro, poi al centro (…) Successivamente rimossa, con decisione arbitraria della direzione, poi ricollocata nuovamente al centro. Poco dopo ancora rimossa poi ripristinata”. Dunque il collezionista ha ritirato quella eccezionale opera esprimendo preoccupazione per la sua integrità, unitamente allo sconcerto per la sua sottovalutazione da parte di curatori e organizzatori nel contesto dell’esposizione.

Detto questo, nella mostra sono esposte moltissime opere di pittura dei più importanti artisti dell’epoca – Balla, Boccioni, Depero, Prampolini, Marinetti, per citarne solo alcuni – tra le quali alcune delle più famose, mentre non adeguatamente rappresentata mi è sembrata la produzione di manifesti pubblicitari, che forse avrebbe meritato un maggiore risalto espositivo.

Più in generale devo dire che le opere sono collocate nelle numerose sale senza un chiaro riferimento ai criteri adottati: cronologico, tematico, per autore. Insomma sembrano sparse un po’ alla rinfusa, cosa che al di là dell’indiscutibile valore non fa comprendere a pieno il senso della loro presenza.

 

Numerosi anche gli oggetti, alcuni dei quali straordinari come la ruggente Maserati rossa 6c 34, lo splendido esemplare di Idrovolante da competizione Macchi Castoldi Mc 42, la moto nera con sidecar FH P4 “Uovo di Corrado”, oltre ai numerosi straordinari apparecchi ideati e costruiti da Guglielmo Marconi. Purtroppo anche per questi non si comprende facilmente il nesso della loro collocazione, il che induce a dubitare che ce ne sia uno.

 

 

In conclusione, dato atto del notevole sforzo profuso nel mettere insieme un gran numero di opere, quello che a me pare manchi del tutto è un chiaro filo conduttore – per non dire una logica – che dia un senso al dichiarato intento di voler parlare di un aspetto particolare di quello straordinario fenomeno che è stato il Futurismo.

Da questo punto di vista credo di poter dire che la mostra è un’occasione mancata.

 

*Nota a margine

E’ mia ferma convinzione che l’aggettivo “contemporanea” riferita all’Arte – così come all’Architettura – sia privo di significato. Ma di questo, volendo, si potrà tornare a parlare in altra occasione.