Agrigento è la capitale italiana della cultura 2025. Il capo dello Stato Mattarella, ha presenziato alla cerimonia di inaugurazione nel Teatro Pirandello della città. Come sempre impeccabile e ricco di suggestioni e moniti il suo discorso. Un passaggio tra gli altri mi è sembrato di grande potenza comunicativa: Viviamo un tempo in cui tutto sembra comprimersi ed esaurirsi sull’istante del presente. In cui la tecnologia pretende, talvolta, di monopolizzare il pensiero piuttosto che porsi al servizio della conoscenza. La cultura, al contrario, è rivolgersi a un orizzonte ampio, ribellarsi a ogni compressione del nostro umanesimo, quello che ha reso grande la nostra civiltà.
Se pensiamo che il tema scelto da Agrigento è Il sé, l’altro, la natura e che lo slogan proposto è Lasciati abbracciare dalla cultura e che il logo è una grande A che racchiude i quattro elementi di Empedocle . acqua, aria terra, fuoco, le parole di Mattarella rappresentano un’efficace sintesi di quello che dovrebbe essere lo scopo di un progetto così ampio ed ambizioso.
La cultura che si racchiude nella storia di Agrigento dovrebbe essere la base da cui guardare il presente ed immaginare il futuro. Da cui imparare a guardare la tecnologia come strumento della conoscenza e non il fine di essa. La cultura infine come forza attraverso cui conoscere sé stessi e quindi gli altri e quindi il mondo che ci circonda.
Ovviamente non ci si aspetta che la città siciliana possa nel giro di un anno dare risposte, proporre soluzioni per dilemmi e questioni tanto rilevanti. Ma è certamente importante che a trattare argomenti di questo genere sia una città della Magna Grecia da sempre centro di vita politica della classicità e culla di uomini illustri come Pirandello, Sciascia e Camilleri. Eppure la città siciliana come tutta la regione e come tutto il Sud ha vissuto e vive situazioni di grande disagio come la mancanza d’acqua, i disagi nei trasporti e non ultimo il problema migratorio, se pensiamo che Lampedusa ricade nella provincia di Agrigento.
Una crisi idrica atavica che vede la città rifornita da autobotti e spesso costretta alle file per l’approvvigionamento alle fontane pubbliche, come durante una guerra o un assedio. A questo si aggiunge una superficialità diffusa che si è concretizzata per esempio negli errori ortografici che hanno segnato i cartelli pubblicitari dell’iniziativa. Cantieri che iniziano e non si sa quando chiudono, ponti i cui lavori sono fermi da quattro anni.
Insomma, il fatto che Agrigento sia capitale italiana della cultura 2025 è un auspicio che lo sguardo delle autorità si rivolga in maniera più attenta e consapevole ad un territorio bellissimo ma disastrato e maltrattato. Peraltro il programma delle iniziative è ricco e molto suggestivo, ambizioso e di ampio respiro. Più che altro un’occasione di riscatto per una terra ricca di cultura ma non sappiamo quanto capace di esportarla.
https://agrigento2025.org/attachments/Programma_Agrigento%202025_14genn.pdf