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Roma, 15 ottobre 1940, Sala delle riunioni dell’Ufficio del Capo del Governo Benito Mussolini. Da lui convocato vi si tiene il Gabinetto di guerra.
Riprendiamo alcuni passaggi del verbale della riunione da ‘L’ora del destino’, il quarto volume della saga ‘M’ di Antonio Scurati.
Sono presenti oltre a Mussolini: il gen. Mario Roatta, Vice capo di Stato maggiore dell’Esercito; Galeazzo Ciano, ministro degli Esteri; il marchese Francesco Jacomoni, plenipotenziario del Duce in Albania; il generale Ubaldo Soddu, sottocapo di Stato; il capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Badoglio; il generale Visconti Prasca, comandante delle Forze Armate in Albania; e lo stenografo, il tenente colonnello Ugo Trombetti.
Il Duce spinge per l’invasione della Grecia e chiede ai convocati se le nostre Forze Armate sono pronte per passare all’azione. Visconti Prasca lo rassicura, a suo avviso i Greci non hanno tanta voglia di combattere, sarà facile sopraffarli.
E Mussolini: “Non resta che mettere in scena il solito incidente al confine per fornire un pretesto all’invasione”.
Galeazzo Ciano: “Quando volete che l’incidente avvenga?”
Mussolini: “Il 24”
Ciano: “Il 24 ci sarà l’incidente” […]
Mussolini: “…Qui è il segreto del successo. Bisogna … che le opinioni pubbliche possano dire: Non vi è nulla da fare. Volete andare al soccorso di questa gente che è già battuta?”
Visconti Prasca: “L’operazione è stata preparata in modo da dare l’impressione di un rovescio travolgente in pochi giorni”.
Non vi stanno fischiando le orecchie? “Bisogna fare in modo che le opinioni pubbliche possano dire: Non vi è nulla da fare. Volete andare al soccorso di questa gente che è già battuta?”. È quanto i propagandisti putiniani d’Occidente ci stanno raccontando dal 24 febbraio 2022, giorno della seconda invasione dell’Ucraina. La prima invasione c’era stata nel 2014, con l’occupazione del Luhansk, del Donesk e della Crimea. Lo ricordate il mantra di quei giorni? ‘L’Occidente non dia armi ai neonazisti ucraini, lo faccia per una questione umanitaria, quanti giovani e civili moriranno per un’impresa impossibile?’
Putin voleva il ‘rovescio travolgente’ del legittimo governo di Kiev in pochi giorni. Oggi siamo a 1052 giorni dall’inizio della guerra e l’Ucraina ancora resiste. Con difficoltà, ovvio, la sproporzione delle forze è quella che è. Ma resiste.
Dopo aver ricacciato i Russi al di là del Dnipro nei primi mesi, ora sta contenendo o quanto meno rallentando la controffensiva moscovita nel Donbass e nel Kherson. Addirittura ha occupato un lembo di terra russa nel Kursk senza che la sedicente, terrificante armata di Putin sia riuscita finora a ricacciarla via. E ad oggi più di mezzo milione di ragazzi russi – secondo le stime più benevoli verso Mosca – sono caduti al fronte.
Per passare su altri fronti, la Russia ha subito una batosta non indifferente in Siria, dove non è riuscita ad impedire la defenestrazione del vassallo Bashar al-Assad e si è vista sloggiare la flotta dal porto di Tartus.
Per parte sua l’alleato Iran non è riuscito a proteggere né Hamas né Hezbollah, istigati a scatenare una guerra avventuristica contro Israele. Osserva ora i suoi Houti annaspare sotto colpi di Israele e degli Angloamericani, e ha palesato una totale vulnerabilità dei suoi cieli. Per non dire delle tensioni interne all’establishment teocratico di Teheran, che ne rendono fragile la tenuta. E né Putin, né la Cina sembrano in grado di intervenire a sua difesa.
Già, la Cina. Appoggia l’amico del Cremlino per palese convenienza geostrategica ed economica, ma anche approfitta delle sue difficoltà per estendere i propri tentacoli nel Caucaso e nell’Artico.
E l’ambigua Turchia di Erdogan sta ben attenta ad occupare gli spazi lasciati dal ripiegamento della Russia.
Al momento l’alleato più sicuro di Putin sembra essere il leader nordcoreano Kim Il-Sung, che continua a fornirgli armi e manipoli di giovani da mandare al macello. Rudimentali le prime, impreparati al combattimento i secondi.
Tutto ciò non vuole dire che l’autocrazia moscovita stia per collassare, né che gli Ucraini abbiano una qualche chance di vittoria finale. La Russia dispone ancora di enormi arsenali, di spropositate risorse energetiche e di carne da macello da sacrificare. Il suo regime non dà segni di incrinature e il consenso del popolo è alto. Soprattutto, la Russia ha dotazioni atomiche impressionanti. Nessuno nel mondo di oggi è nelle condizioni di potersi vendere la pelle dell’orso del Cremlino.
Tuttavia l’Ucraina, se non viene abbandonata dall’Occidente, ha le sue buone carte da giocarsi e, sul campo di battaglia, può resistere ancora.
Il pallino sta nelle mani dell’Occidente, della NATO in ispecie. Abbandonerà gli Ucraini nelle unghie dell’orso, come fatto in Afghanistan con coloro che avevano creduto e sperato nelle promesse libertà civili e politiche? o fronteggerà con maggiore determinazione la minaccia imperialista neo-zarista?
Nel primo caso – abbandono dell’Ucraina al suo destino – quale giovamento ne avranno l’Euroccidente, il diritto internazionale e la pace mondiale?