La premier Meloni ha recentemente invitato la Ue ad un approccio pragmatico nei rapporti con Trump. E non è la prima volta che tesse l’elogio del pragmatismo, vedi la COP29, vedi “la manovra pragmatica”, solo per fare degli esempi.
Come non essere d’accordo? Il pragmatismo, sempre che non scada nella spregiudicatezza, è essenziale nella politica di governo, che deve portare risultati concreti: nella creazione di posti di lavoro, nella loro tutela e nella loro sicurezza, nell’efficienza del sistema sanitario e di quello scolastico (pubblici, mi raccomando). Nella fine delle guerre in Ucraina e in Medio Oriente.
Lasciamo quindi perdere l’autonomia differenziata (tanto di fatto c’è già, vero Barbarossa?), le riforme giudiziarie (anche se…) e i premierati (forma, non sostanza). Abbassiamo i toni sui centri in Albania e sui ponti sugli stretti (entrambi inutili). Concentriamoci invece su Trump, sulla Stellantis, sul Pnrr, sulla spesa pubblica, su una politica estera filoatlantica ma comunque europeista.
La maggioranza è solida (al netto di polemichette pragmatiche, capisci a me) e l’opposizione quasi non esiste (il che in verità non è un bene per nessuno), ci sono quindi tutte le premesse per lavorare in tranquillità. Pragmaticamente, ça va sans dire.
Buon Natale a tutti, che il Cielo ce la mandi buona!