Di solito i romanzi, i film, le storie hanno almeno un eroe, o più di uno, uomo, donna o bambino, anche anziano, o un cane, un gatto, o uno spirito ultraterreno.
Il romanzo di Piero Marrazzo è invece Una Storia senza eroi, perché non esiste eroismo nel doversi difendere dal pregiudizio e dal giudizio di coloro che vivono ogni giorno per vederci autodistruggerci, per assistere impietosi alla nostra rovina per il puro gusto di potersi compiacere della propria mediocrità.
È l’antica parabola citata in Undici Minuti di Paulo Coelho, “In ogni istante della nostra vita viviamo con un piede nella favola ed uno nell’ abisso.”
E l’abisso apparentemente fu proprio il piede in Via Gradoli, quella di Aldo Moro e dei servizi e quella dove una vicenda privata diventa collettiva, ma che dall’abisso diventa favola. La favola cruda, struggente, chirurgica, intimistica di Storia senza eroi, flashback dalla favola all’ abisso e ritorno della vita di un uomo travolto dal giudizio e dal pregiudizio che trova la forza da un momento di debolezza costruita dai censori, di riavvolgere il nastro della sua vita e cercare dentro ed oltre le sue radici.
Piero Marrazzo, giornalista, conduttore televisivo e politico italiano, presidente della Regione Lazio dal 2005 al 2009, comincia la sua ricerca negli Stati Uniti, con la giovinezza di una donna preda delle scelte paterne, una ragazza madre, come si diceva prima, oggi mamma single.
La madre Gina, dei quali in famiglia si sapeva poco, quasi niente, e che Piero, travolto dallo “scandalo” quello che tale si volle che fosse, decide di indagare per se stesso e il fratello, scoprendo un passato fatto di matrimoni nascosti, diritti negati, rapporti con la mafia, segreti inconfessabili e presunte vergogne cancellate con un colpo di spugna dal grande patriarca Eugenio, suocero del padre Joe, giornalista appassionato e che non scese mai a compromessi.
Il punto di partenza di questo racconto – in cui epica e storia, notizie e illazioni, ricerca e intuizione si mescolano – è quello di chi ha deciso di raccontarlo per esorcizzare ciò che era diventato qualcosa di cui sentirsi colpevole. Come fossimo nell’America di Kennedy o di Clinton.
Piero Marrazzo, giornalista e politico, padre e figlio.
Tra Stati Uniti e Italia, tra pubblico e privato, con una psicanalista a fare da guida e Giulia, Diletta e Chiara – figlie di Piero – che firmano i controcampi della vicenda dolorosa da cui questo libro parte, Storia senza eroi diventa il fil rouge tra i pressappochismi di quello che nel 2009 era considerato politicamente scorretto, ma che oggi è invece e, soprattutto, grazie a certi fatti come quelli di Piero Marrazzo, eticamente accettabile, ma soprattutto irrilevante.
Nel libro tutto si ricostruisce, ma la parte interessante è la telefonata tra Berlusconi e l’oggi ex presidente di regione.
– «C’è il presidente Berlusconi in linea, glielo passo?»
– «Pronto, presidente, eccomi, come stai»
– «Bene. Senti, devo parlarti di una cosa che sicuramente sai, che conosci, la questione…»
– «Presidente, scusa, puoi farmi capire meglio?»
– «Guarda, è un fatto delicato. Dalla Mondadori mi hanno avvisato che un’agenzia fotografica, con la quale collaborano, li ha informati che c’è un video che ti riguarderebbe. Un video particolare, ti faccio avere il numero. Mi dicono anche che è registrato male, altri particolari non li conosco. Me l’hanno confermato i responsabili giornalistici che l’hanno visionato. Fai contattare l’agenzia, sono disponibili. Ci tenevo a informarti di persona.»
Mi ha ricordato il recente scambio mail tra Alfonso Signorini e l’ex ministro Gennaro Sangiuliano
“Carissimo Gennaro, eccomi qui, volevo avvisarti che da un paio di settimane mi arrivano al giornale servizi fotografici tuoi in compagnia della tua assistente (al ristorante, per strada…). Niente di compromettente. L’unica cosa è che una di queste agenzie insieme alle foto vendeva la notizia che ti sei separato da tua moglie, che hai tolto la fede e che hai con la tua assistente una relazione. Io ho acquistato il servizio perché non andasse in giro. Al di là della fondatezza della notizia (che a me non interessa ma a certa stampa “amica” sì) ci tenevo che tu lo sapessi, perché molto probabilmente non molleranno il colpo e ti controlleranno durante l’estate. Un caro saluto.”
“Ad Anna, collega, figlia di una terra che significa cultura e tradizione, con la speranza che viva esperienze professionali come Joe Marrazzo.
Con simpatia
Piero Marrazzo”
Anna Di Vito. Free lance, conosciuta con lo pseudonimo di Ripley Free Giornalista, studi classici, comunicazione e cronaca di Inchiesta, scrittrice, addetta alla Comunicazione, esperta in giornalismo Investigativo. Autrice di opere di cronaca romanzata noir e thriller. Organizzatrice di eventi culturali. Attenta alle questioni sociali, alle minoranze, ai dimenticati delle istituzioni.