La Nunziatella è la Scuola Militare più antica d’Italia, fondata nella Capitale del Regno di Napoli dai Borbone nel 1787, quando l’Italia era ancora una semplice “espressione geografica” come tempo dopo, nel 1847, il cancelliere austriaco Klemens von Metternich ebbe a definirla.
Il monumentale insediamento architettonico, già convento gesuitico, ubicato sulla collina di Pizzofalcone, risale all’epoca romana.
Ma ha radici magnogreche e, secondo Innocenzo Dall’Osso, grande archeologo preistorico, autore di Napoli Trogloditica e Preellenica, ancora più antiche.
La Nunziatella, dunque, è incistata sulle alture tufacee di Napoli e ha un ventre sotterraneo profondo e remoto.
Esso risulta composto di grotte tufacee e camminamenti di collegamento tra esse. I giovani allievi della Scuola Militare – da tempo immemore – erano soliti violare con lo “squaglio” quei siti cupi e abitati da pipistrelli, punteggiati di ossa umane.
Lo squaglio vedeva all’opera piccoli gruppi di allievi che, sfidando punizioni e facendosi coraggio l’un l’altro, a notte fonda percorrevano e attraversavano grotte e anfratti, in barba a sentinelle e picchetti militari. La meta era il sottostante Chiatamone, dove quei giovani uomini, in improbabili abiti borghesi, arrivavano per godersi liberamente un po’ di vita notturna “peccaminosa” di Napoli.
Il Chiatamone prende il nome da tali grotte, dette Grotte Platamonie, dal Greco “Platamon” ossia promontorio alto, scavato dalla forza delle acque del mare.
Noi non sappiamo se il rito dello squaglio sia ancora praticato alla Nunziatella, ma sappiamo per certo che è poco nota la storia di quelle grotte, anche se esse sono state sempre utilizzate dal popolo napoletano.
Come cisterne, cimiteri o piuttosto come rifugi sicuri in caso di conflitti, sommosse e guerre, compresa l’ultima guerra mondiale.
Con il passare dei secoli le Grotte Platamonie sono poi state in parte inglobate in alte costruzioni e palazzi magniloquenti, che ne inibiscono la vista.
Ciò che, però, rimane quasi del tutto ignoto, è il fatto che – nei primi secoli dell’insediamento e lo sviluppo di Neapolis – queste gallerie sono state luoghi occulti di riti e pratiche orgiastiche, in cui si dava sfogo agli istinti primordiali, senza freni.
L’oscurità delle grotte, inoltre, liberava qualsiasi inibizione nei giovani uomini e donne che, nel buio complice e discreto, davano libero sfogo alle più intime, ma primordiali, pulsioni.
Il protagonista di tali rituali orgiastici fu poi Priapo, un’antica divinità greca e, prima ancora, mediterranea che, ispirando l’istinto sessuale, celebrava la forza generatrice del maschio fecondatore della “natura” femminile. E la pratica amorosa in fase orgiastica impegnava fortemente la forza vitale dei partecipanti ai riti.
Da ciò derivava anche la necessità di cibi e alimenti ricchi e calorici, come frutta secca e candita, mescolata con ricotta zuccherina.
Il tutto poi veniva deposto in una “sfoglia” di pasta dolce che faceva da contenitore. E, meglio ancora se quel cibo energetico era cotto nel forno e in monoporzione, di facile utilizzo.
In pratica, abbiamo appena descritto la ricetta dell’alimento dolce ed energetico, grande protagonista della pasticceria napoletana: la sfogliatella.
E la sfogliatella Riccia, in più, presenta due ulteriori connotati impudichi: l’arricciatura e la forma triangolare del pube femminile.
Insomma, per dirla tutta, anche per queste sfogliatelle era forse praticato lo squaglio nunziatellesco.