Il filosofo bulgaro Tzvetan Todorov si chiede quale debba essere il fondamento intellettuale e morale della nostra società. “La nostra identità di uomini moderni si è formata nei decenni che hanno preceduto la Rivoluzione francese… È proprio da questa straordinaria esperienza che dobbiamo ripartire per orientarci dopo le grandi tragedie del XIX e XX secolo senza precipitare nell’irrazionalismo identitario e fondamentalista”.
«Dopo la morte di Dio, dopo il crollo delle utopie, su quale fondamento intellettuale e morale intendiamo costruire la nostra vita comune? Se vogliamo agire come persone responsabili, abbiamo bisogno di uno schema concettuale su cui fondare non solo i nostri discorsi, cosa semplice a farsi, ma anche le nostre azioni. Partito alla ricerca di questo schema, mi sono indirizzato verso una corrente di pensiero e di sensibilità, il versante umanista dell’illuminismo. Nei tre quarti di secolo che precedono il 1789 è avvenuto quel cambiamento radicale che più di ogni altro è responsabile della nostra attuale identità. Per la prima volta nella storia gli uomini decidono di prendere in mano le sorti del proprio destino e porre il benessere dell’umanità come fine ultimo delle proprie azioni. È un movimento che emana dall’intera Europa e non da un solo paese e si esprime attraverso la filosofia e la politica, le scienze e le arti, il romanzo e l’autobiografia (…)
Quando Rousseau rivolge lo sguardo alla società che lo circonda, non vi trova uguaglianza né di diritto, né di fatto. È questo che lo spinge a scrivere la sua prima riflessione complessiva sulla condizione umana, il Discorso sull’origine e i fondamenti dell’ineguaglianza tra gli uomini, che si chiude con questa greve constatazione: “È chiaramente contrario alla legge di natura (…) che un pugno di uomini nuoti nel superfluo, mentre la moltitudine affamata manca del necessario”. Anche solo a voler immaginare un primo passo nella ridistribuzione delle ricchezze, è necessario porsi nell’ambito di uno stato giusto, ma non è questo il caso dei paesi in cui è vissuto Rousseau. Egli comincia, così, a riflettere sulla maniera in cui dovrebbe essere organizzato un tale stato e nel Contratto sociale finisce per sostenere l’esigenza di una rigorosa uguaglianza davanti alla legge. “Il patto sociale stabilisce tra i cittadini una tale uguaglianza che essi si impegnano tutti alle medesime condizioni e debbono tutti godere degli stessi diritti.”
(…) L’illuminismo appartiene al passato, perché è esistito un secolo dei lumi; tuttavia, non può “essere superato”, perché ormai ha finito per rappresentare non una dottrina collocata in un determinato momento storico, ma un atteggiamento riguardo al mondo… La ragione di questa attualità è duplice: siamo tutti figli dell’illuminismo, anche quando lo attacchiamo; allo stesso tempo, i mali combattuti da questo spirito si sono rivelati più resistenti di quanto non immaginassero gli uomini del XVIII secolo; da allora questi mali sono addirittura aumentati. Gli avversari tradizionali dell’illuminismo – oscurantismo, autorità arbitraria, fanatismo – sono come le teste dell’idra che rispuntano non appena vengono tagliate, perché attingono la loro forza dalle caratteristiche degli uomini e delle loro società, altrettanto impossibili da sradicare come il desiderio di autonomia e di dialogo. Gli uomini hanno bisogno tanto di sicurezza e di consolazione quanto di libertà e di verità; preferiscono difendere i membri del gruppo piuttosto che aderire ai valori universali; e il desiderio di potere, che stimola all’uso della forza, non è meno caratteristico della specie umana di quanto non sia l’argomentazione razionale. A ciò si sono aggiunte le deviazioni moderne dalle conquiste dell’illuminismo, che portano il nome di scientismo, individualismo, dissacrazione radicale, perdita di significato, relativismo generalizzato…
Se nutriamo il timore che questi attacchi non avranno mai fine, è ancora più necessario tenere vivo lo spirito illuminista (…). Quando veniva chiesto a Kant se si viveva già l’età dell’illuminismo, un’età veramente illuminata, egli rispondeva: “No, bensì un’età in via di Illuminazione”. L’invito rivolto alla nostra specie sarebbe quello di ricominciare tutti i giorni questa impresa, ben sapendo che non vedrà mai la fine.»
Tzvetan Todorov, Lo spirito dell’illuminismo.