Pasticcio francese. Presidenziale e politico. Alla sbarra, intanto, il sistema bicefalo sempre esposto alla coabitazione, e oggi con presidente azzoppato e appeso. Ci hanno bombardato con le virtù dell’elezione diretta bilanciata dal doppio turno di collegio. Da Sartori, a Panebianco, a Pasquino, persino a D’Alema. Una iattura gollista ormai fallimentare. Foriera di populismo e divisioni. Senza la mediazione del parlamento impotente. Senza partiti via via sbriciolati. Ben per questo Meloni vorrebbe il monstrum del premierato che non esiste. Monoblocco di capo e maggioranza già respinto e battuto con la follia di Renzi, ancor più divisivo e pericoloso. Ciò che non si capisce è che nelle crisi organiche della società o c’è rivoluzione oppure rilancio di grandi partiti mediatori che facciano coalizioni forti bipartisan, o bipolari di coalizione. E con un mix di proporzionale e maggioritario ma con l’accento sul primo termine e maggiori poteri tecnici al premier. Più o meno alla tedesca. E’ così che si affronta la rivolta dei ceti medi diffusi e impoveriti. Partiti di massa ci vogliono, e specie a sinistra, luoghi di comunanza e appartenenza.
Quanto alla Francia Macron ha fallito e si ritrova con tre blocchi: sinistra, centro e destra. Fallito Barnier ci vuol riprovare con Bayrou ma non può vivacchiare con il debito, la guerra in Europa e Trump alle porte. Se continua così diventa lo zimbello d’Europa, mentre lo sfascio dell’asse Franco-Tedesco rilancia la destra populista nei due paesi.
Perciò il rischio è che gli tocchi di sciogliere l’Assemblea nell’estate 2025 e di restare ostaggio della destra che nel 2027 lo cancellerebbe. Già ora l’iniziativa è in mano a Le Pen che rischia di fare il pienone in nuove elezioni l’anno prossimo. Figuriamoci alle presidenziali! Dunque, o Macron sceglie di farsi puntellare da Marine oppure si decide di imbarcare tutta la sinistra. Tutta, incluso Melenchon, perché viceversa egli resta in minoranza con ogni suo governo. Lo sanno infatti i socialisti anche più moderati, che non mollano Melenchon. Che va imbarcato punto e basta malgrado i suoi toni ultimativi e radicali: infatti s’era mostrato pronto a un compromesso, prima del Bernier oggi affondato. Ebbene questa ormai l’unica strada per salvare la Francia dalla destra. E lo stesso Macron dal disonore, dopo aver prima chiamato alla unità antifascista e poi averla disattesa.
Ci sarebbe infine il tema della guerra su cui Macron è stato ondivago, dalla pseudo autonomia da Euro-NATO, alle truppe in Ucraina, e poi alle smentite. Ormai non conta più ed è in scadenza pronto per esser cotto allo spiedo dal Fronte Nazionale. Triste fine di un ex socialista trasformista di centro apprendista stregone, che spaccò la sinistra e ottenne il contrario di ciò che sognava, ovvero la radicalità destra contro sinistra.