Più di 21mila chilometri quadrati in Italia sono occupati da cemento, asfalto e altre coperture artificiali, il 7,16% del territorio nazionale, una percentuale in crescita continua. Negli ultimi 17 anni (dal 2006 al 2023), si è registrato il consumo netto di 1.289 chilometri quadrati di territorio, un’area grande quanto l’intero comune di Roma.
Se ci limitiamo solo all’ultimo anno di monitoraggio (2022-2023) altri 72,5 chilometri quadrati di territorio sono stati occupati da coperture artificiali, più di due metri quadri al secondo. Al netto delle superfici naturali ripristinate, il consumo di suolo in Italia nell’ultimo anno è pari a 64 chilometri quadrati, con un incremento dello 0,33% rispetto all’estensione delle coperture artificiali nel 2022 (per consumo netto si intende la differenza tra l’estensione del territorio trasformato da naturale ad artificiale e l’estensione del territorio riconvertito da artificiale a naturale).
La fotografia offerta dall’ultima edizione del Rapporto Consumo di suolo, curato dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (https://www.snpambiente.it/snpa/consumo-di-suolo-sempre-piu-ridotto-leffetto-spugna-un-costo-da-400-milioni-di-euro-allanno/), è molto dettagliata, con una grande quantità di dati, cartografie e immagini satellitari, grazie al lavoro ormai costante e sistematico svolto dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e alle agenzie ambientali di Regioni e Province autonome (tra cui ovviamente l’Arpa Campania).
Sono disponibili dati su una notevole molteplicità di indicatori: uno di questi è il consumo di suolo netto pro capite, cioè il rapporto tra l’aumento del territorio occupato da coperture artificiali (al netto del territorio ri-naturalizzato) e il numero di abitanti. Potremmo dire che ogni italiano, in media, ha consumato 1,09 metri di suolo nell’ultimo anno di monitoraggio.
Ci sono tanti motivi per cui dovremmo preoccuparcene: la natura, come sappiamo, offre numerosi “servizi”, a cominciare dal cosiddetto ’”effetto spugna”, ossia la capacità del terreno di assorbire e trattenere l’acqua e regolare il ciclo idrologico. All’attuale ritmo, si stima che il consumo di suolo costi all’Italia oltre 400 milioni di euro all’anno, soltanto per la perdita di questo tipo di capacità. Gli altri servizi ecosistemici che vengono compromessi riguardano la qualità dell’habitat, la produzione agricola, la regolazione del clima attraverso l’assorbimento di anidride carbonica.
Per giunta, spesso si costruisce in zone pericolose. Del totale del territorio consumato in Italia nell’ultimo anno di monitoraggio (come si è detto, 72,5 chilometri quadrati), si osservano ad esempio ben 16,13 chilometri quadrati in aree a pericolosità idraulica (di cui 4,39 chilometri quadrati in aree a pericolosità elevata); 5,29 chilometri quadrati in aree a pericolosità da frana.
In Campania, nell’arco di un anno, altri 643 ettari di territorio sono stati occupati da superfici artificiali. Al netto delle superfici naturali ripristinate, il consumo di suolo equivale a 616 ettari, circa 1,68 ettari al giorno. Quest’anno la regione è quarta per numero di ettari consumati, al primo posto è il Veneto (+891 ettari); se però si rapporta il consumo di suolo al numero di abitanti, la Campania è in linea con la media nazionale. Il consumo di suolo netto pro capite, nell’ultimo anno di rilevazione, si è attestato a livello regionale su 1,10 metri quadrati per abitante, rispetto a un valore nazionale di 1,09 metri quadrati per abitante.