“Come l’Occidente sta perdendo la battaglia per la democrazia” è il sottotitolo perentorio dello studio di Krastev e Holmes: la caduta del Muro di Berlino nel 1989 e la fine della guerra fredda avevano suscitato l’illusione che “la democrazia liberale capitalista si sarebbe diffusa a livello planetario”. Oltre trent’anni dopo è evidente che non solo quel futuro non si è realizzato, ma in varie regioni del pianeta si è sollevata una ondata di ribellione antiliberale e antidemocratica.
«Il 1989 annunciava l’inizio di un’Età dell’imitazione che sarebbe durata trent’anni. L’ordine unipolare dettato dall’Occidente faceva sembrare il liberalismo inattaccabile nella sfera degli ideali morali. Quando le grandi speranze iniziali di esportare il modello politico ed economico occidentale cominciarono ad affievolirsi, tuttavia, prese a diffondersi un’avversione per la politica dell’imitazione. Una forte reazione antiliberale probabilmente è stata la risposta inevitabile a un mondo caratterizzato dalla mancanza di alternative politiche e ideologiche.
Questa assenza di alternative, a nostro parere, molto più dell’attrazione di un passato autoritario o di un’ostilità al liberalismo radicata nella storia, fornisce la migliore spiegazione dell’etica antioccidentale che oggi prevale nelle società postcomuniste. La stessa idea che “non c’è alternativa” ha offerto di per sé un motivo per l’ondata di xenofobia populista e nativismo reazionario che si è levata nell’Europa centrorientale e ora sta dilagando in buona parte del mondo. La mancanza di un’alternativa plausibile alla democrazia liberale ha fornito uno stimolo a ribellarsi perché, a un livello basilare, “gli esseri umani devono avere la possibilità di scegliere, o anche solo l’illusione di averla”.
(…) Com’è ovvio, nessun fattore può spiegare da solo la comparsa simultanea dell’antiliberalismo autoritario in tanti paesi di regioni diverse nel secondo decennio del XXI secolo. Eppure il risentimento contro lo status canonico della democrazia liberale e la politica dell’imitazione in generale hanno svolto, a nostro avviso, un ruolo decisivo, non solo in Europa centrale ma anche in Russia e negli Stati Uniti. Per iniziare a esporre la nostra tesi, chiamiamo a deporre come primi testimoni due fra i più eloquenti critici del liberalismo in Europa centrale.
(…) Il rifiuto di genuflettersi davanti all’Occidente liberale è diventato il segno distintivo della controrivoluzione illiberale in tutto il mondo postcomunista, e oltre. Una reazione di questo tipo non si può liquidare distrattamente con l’osservazione abusata che “accusare l’Occidente” è solo un modo con cui i leader non occidentali evitano senza fatica di assumersi la responsabilità delle loro politiche fallimentari. La storia è molto più complicata e avvincente e ci racconta, fra l’altro, come il liberalismo abbia abbandonato il pluralismo in favore dell’egemonia.»
Ivan Krastev e Stephen Holmes, La rivolta antiliberale.