Ancora un altro 25 novembre, ancora un’altra Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, non è solo una data sul calendario, è una ricorrenza di cui abbiamo, purtroppo, ancora bisogno. Oggi è una giornata importante anche sul fronte giudiziario: sono attese la richiesta di ergastolo per Filippo Turetta, reo confesso del femminicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, e la sentenza per l’uccisione di Giulia Tramontano per mano dell’ex Alessandro Impagnatiello.
Per tutti è un momento di riflessione profonda, una chiamata alla consapevolezza che ci invita a guardare in faccia una realtà che troppo spesso preferiamo ignorare in silenzio. Un silenzio che copre le urla delle donne, un silenzio che maschera il dolore e la paura che ogni giorno in troppe vivono.
Ogni violenza subita non è solo un atto fisico, ma un colpo al cuore, un’idea che le donne non siano degne di rispetto, di amore, di uguaglianza. È un’offesa alla dignità umana, alla loro libertà. Ogni volta che una donna è ferita, siamo tutti feriti. Perché la violenza contro una donna è un attacco a tutta la società, alla sua capacità di costruire un mondo giusto, dove ogni essere umano, senza distinzione di genere, possa vivere con libertà e senza paura.
Questo non è un giorno fatto solo per ricordare, ma anche per agire. Agire per cambiare le leggi, per cambiare la cultura, per interrompere il ciclo di violenza che si perpetua, troppo spesso nella rassegnazione. È un invito a dare voce a chi non può parlarne, a non voltarsi dall’altra parte, ma a lottare insieme per costruire un futuro in cui nessuna donna debba più subire violenza. È ovvio che le leggi possono proteggere ma non possono cambiare mentalità e comportamenti radicati. Per questo è fondamentale investire nell’educazione di bambini e ragazzi, promuovendo il rispetto reciproco e decostruendo stereotipi di genere che perpetuano la discriminazione e la violenza.
E poi ricordiamoci che l’indifferenza è complicità. Non possiamo più chiudere gli occhi davanti alle numerose storie di abuso e sofferenza per poi piangere quando non c’è più nulla da fare. Dobbiamo fare in modo che ogni donna che subisce violenza possa trovare il coraggio e il sostegno necessari per uscire dal buio, per ricostruire la sua vita. Le istituzioni, le scuole, i luoghi di lavoro, le famiglie, tutti dobbiamo essere in prima linea. Ognuno di noi ha il dovere di intervenire, di educare, di ascoltare, di denunciare.
La violenza non ha giustificazioni, non ha colore, non ha ceto sociale, non ha età. È una tragedia che ci riguarda tutti. Ma il nostro impegno, la nostra determinazione, la nostra solidarietà, possono fare la differenza. Ogni donna che riesce a liberarsi dalla violenza è un segno di speranza, un passo verso un mondo più giusto e umano. Considerato tutto questo, il 25 novembre non è un giorno come gli altri. È il giorno in cui possiamo ascoltare, comprendere, agire. È il giorno in cui possiamo fare la differenza, oggi, domani, ogni giorno.