È una delle prediche che Girolamo Savonarola pronunciò a Firenze al tempo della Repubblica che si instaurò a Firenze dopo la calata di Carlo VIII e la cacciata dei Medici, e raccolte da Pasquale Villari in G. Savonarola, Scelta di prediche e scritti, che ricorda il clima di quei tempi: “le prediche erano “improvvisate nell’impeto d’un grande entusiasmo religioso, raccolte in fretta dalla viva voce, in mezzo ad un popolo esaltato e commosso”.
«La tristizia mi ha posto il campo attorno e circondatomi con un forte e numeroso esercito. Ha già tutto occupato il cuor nostro, e non cessa di combattere contro a me, con armi e clamori, il dì e la notte. Gli amici miei militano sotto il suo stendardo, e sono diventati miei inimici. Tutte le cose ch’io vedo, e tutte quelle ch’io odo, portano le insegne della tristizia. La memoria dei miei amici mi contrista. II ricordarmi dei miei figliuoli mi affligge. La considerazione del chiostro e della cella mi tormenta. La meditazione dei miei studi non è senza mio dolore. La cogitazione dei peccati grandemente mi preme e perturba. Onde, come ai febbricitanti, ogni cosa dolce pare amara, così ancora a me tutte le cose si convertono in afflizione e amaritudine. Grande peso è per certo sopra il mio cuore questa tristizia la quale è quasi veleno d’aspidi e perniciosa pestilenza; mormora, e contro a Dio non cessa di bestemmiare, e mi conforta a disperarmi. Infelice a me! Chi mi libererà dalle sue mani sacrileghe, poiché tutto quello ch’io vedo e ascolto seguita i suoi stendardi, fortemente combattendo contro di me? Chi sarà il mio protettore? Chi mi darà alcuno adiutorio (aiuto, ndr)? Dove andrò io? In che modo potrò fuggire? Io so quello che farò: mi convertirò alle cose invisibili, e le porrò per mia difesa contro alle cose visibili. E chi sarà capitano d’un sì eccelso e sì terribile esercito? La speranza, la quale è delle cose invisibili. La speranza, dico, verrà contro alla tristizia, e la espugnerà. Chi sarà quello che possa stare contro alla speranza? Odi quello che dice il profeta: Tu es, Domine, spes mea; altissimum posuisti refugium meum: tu sei, Signore, la mia speranza, e hai posto il mio rifugio altissimo (…).
Spererò nel Signore in quel modo che m’ insegna la speranza e presto sarò liberato da ogni tribolazione. E per quali meriti sarò liberato? Non già per i miei. Signore. Ma tu liberami nella tua giustizia. Nella tua giustizia, dico, non nella mia, perch’ io non offerisco la mia giustizia, ma cerco la tua misericordia. Vero è che se tu, per tua grazia, mi farai giusto, io avrò già la tua giustizia, la quale sola si può avere per tua grazia.»
Girolamo Savonarola, Esposizione sopra il salmo “In te Domine speravi”.