“Terrore domestico” è il titolo dell’introduzione al testo di Jude Ellison Sady Doyle, che ha un sottotitolo illuminante: “Il patriarcato e la paura delle donne”. “Se un mostro è un corpo spaventoso perché fuori controllo, una donna mostruosa è una donna libera dal controllo dell’uomo”.
«La parola “patriarcato” viene sbandierata troppo spesso. Da giovane mi compiacevo nell’usarla, spesso accompagnando la voce con una risata, un chiaro gesto per sottolineare l’ironia con cui una femminista ventenne, sex positive e amante degli uomini, invoca un’idea così militante. Se avessi voluto essere seria, avrei detto “sessismo” o avrei usato un’espressione più moderna come “cultura dello stupro” (…).
Patriarcato non è sessismo, ma crea sessismo e ne ha bisogno: è qualcosa di più profondo. Patriarcato non è neanche violenza maschile o cultura dello stupro. Richiede ed esalta la violenza maschile, specialmente la violenza sessuale, ma è ben più radicato delle azioni fatte per difenderlo. Il patriarcato è un’egemonia culturale e morale che impone un’unica e “naturale” struttura familiare – quella in cui l’uomo si serve della donna per procreare e crescere i “suoi” bambini e dove il padre esercita un’autorità indiscutibile su madre e figli – e, su una scala più vasta, costruisce società che appaiono e funzionano come delle famiglie patriarcali, governate da re, presidenti, amministratori delegati e dèi, tutti maschi e onnipotenti.
(…) La promessa del patriarcato è che ogni uomo eserciterà potere e controllo assoluto almeno su una donna, e i più fortunati anche su altri uomini. I suoi mali – le leggi contro la transizione di genere, contro i matrimoni omosessuali, contro l’aborto, contro qualsiasi obiezione o alternativa alla famiglia nucleare governata da un padre/dio – sono inesauribili. Ma la debolezza del patriarcato, l’enorme pulsante rosso su cui c’è scritto “non toccare”, il condotto di scarico sulla Morte Nera della civiltà occidentale, sono le donne. Se tutte le donne – non solo alcune o una particolare classe privilegiata, ma tutte noi, in massa – rifiutassimo di consegnare la nostra autonomia personale o sessuale, questo sistema cadrebbe a pezzi.
Poiché il patriarcato ci viene spacciato come “naturale” non è sempre facile riconoscere i meccanismi che lo muovono. Nella normale vita di una donna essi si manifestano come una serie di violenze, spesso coincidenti e interconnesse, perpetrate all’unico scopo di addomesticarne la natura selvaggia e renderla un efficiente animale da riproduzione. Perciò il modo più diretto attraverso cui ne prendiamo coscienza è molto spesso attraverso la paura: la paura di essere stuprate, molestate, colpite, picchiate, stalkerate, di diventare bersaglio delle molestie online di un ex ossessivo o di un collega, oppure di essere seguite da uno sconosciuto per strada infuriato perché le sue avances sono state ignorate. La paura della violenza maschile ci ricorda costantemente di non essere persone e che gli uomini hanno ancora il potere di porre limiti e restrizioni alle nostre vite.
Ma quella violenza, sotto sotto, proviene dalla consapevolezza che le donne sono potenzialmente pericolose. Anche se fanno di tutto affinché sia il contrario, gli uomini le temono perché in fondo il loro dominio è solo un’illusione.»
Jude Ellison Sady Doyle, Il mostruoso femminile.