Melania Trump? Un grande enigma nonostante di lei si sia detto di tutto e anche di più, e con parole non sempre favorevoli. Un enigma che nemmeno il libro autobiografico diventato già un best-seller riesce a svelare. Di certo la First Lady che entra per la seconda volta alla Casa Bianca è molto diversa da Michelle Obama e da Jill Biden. Contrariamente a loro, Melania non ha mai cercato di alimentare il dibattito pubblico, soprattutto considerando l’infanzia vissuta in Slovenia, la carriera da modella tra Parigi, Milano e New York e la volontà di mantenere protetta la vita privata, riducendo al minimo le uscite pubbliche e le interviste.
Una figura imperscrutabile, una scultura di ghiaccio che si osserva senza toccare, distante, ma mai del tutto invisibile. Eppure, dietro quell’apparenza algida e compita, si cela una donna con una forza che si esprime soprattutto attraverso il suo guardaroba. È vero che, quando si parla di stile, il rischio dello stereotipo è dietro l’angolo: del Presidente si valutano i programmi, della First Lady si guardano i vestiti. Ovvio che la questione è un po’ più complessa di così, ma di sicuro anche le decisioni sartoriali rientrano nel modo in cui percepiamo un’amministrazione e la sua politica governativa. Per cui non è azzardato pensare che ciò che una First Lady decide di indossare rappresenta scelte molto interessanti finemente cucite a tematiche di natura economica, ideologica e culturale.
Le sue scelte di abbigliamento sono state, e probabilmente saranno, un mix tra sofisticatezza e comunicazione non verbale. Durante il suo scorso periodo alla Casa Bianca, ogni outfit, ogni accessorio, sembrava parlare senza parole, ogni sua apparizione era sempre un atto di diplomazia silenziosa, un messaggio che oscillava tra il rigore del suo ruolo e il desiderio di distacco dal frastuono politico. Soprattutto per le sue scelte di stile all’estero, sia quando indossò il velo in Vaticano ma nessun foulard per coprire i capelli in Arabia Saudita, scegliendo addirittura un casco coloniale, (segno distintivo del dominio bianco) durante un viaggio in Kenya o quell’indimenticabile cappottino Dolce & Gabbana del valore di oltre 50.000 dollari, indossato in Sicilia.
Non sono mancati gli scivoloni epici come quei tacchi Manolo Blanik indossati mentre visitava le popolazioni colpite dall’uragano Harvey: non le sono mai stati perdonati. E quando indossò il parka di Zara con su stampato I don’t care (ovvero, “Non me ne importa”) mentre visitava un centro di detenzione per bambini al confine tra Messico e Stati Uniti? Non sapremo mai se tali scelte siano state intenzionali o frutto di poca attenzione, però è indubbio che richiamavano alla perfezione l’atteggiamento del marito nella politica estera.
Cosa dobbiamo aspettarci da Melania per questi prossimi quattro anni alla Casa Bianca? La nuova First Lady sembra essere diversa, o almeno un po’ più aperta. Una prima novità è stata, alla vigilia delle elezioni, la pubblicazione della sua autobiografia. La scelta di raccontarsi sembra un tentativo di riscrivere la propria immagine. Nel libro, Melania ha parlato di come sia stata spesso oggetto di attenzione pubblica, di come le siano state attribuite affermazioni travisate e come sentisse la responsabilità di “chiarire i fatti”.
Per una donna che per anni ha scelto di restare nell’ombra, queste dichiarazioni sembrano annunciare una persona più scaltra, più consapevole del proprio potere. La riservatezza che l’ha sempre contraddistinta non sembra essere venuta meno, ma è come se, finalmente, stesse imparando a giocare con le regole del gioco.
La “nuova” Melania sembra essere meno riluttante di quella che avevamo conosciuto. E forse, per la prima volta, è proprio lei a voler essere al centro della scena. Staremo a vedere.