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L’ultimo zar Rjurikidi

Teodoro I

by Giulia Cioffi
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Si era già anticipato come il regno di Ivan il Terribile non fosse stato segnato solo da guerre esterne, bensì anche da forti tensioni interne, per la cui gestione lo zar si garantì l’appellativo di “terribile”.

Quando si è parlato di fine dell’epoca degli appannaggi, bisogna comunque tener conto che certe dinamiche del tempo erano ancora presenti negli equilibri delle famiglie boiare, come nel caso dei discendenti degli ex gran principi russi o lituani che continuavano ad esercitare un potere quasi sovrano nei territori di propria competenza.

Oltre alla più antica aristocrazia, il termine “boiaro” si riferiva anche a nobili minori provenienti dal vasto territorio russo, e insediatisi poi a Mosca. In questa sede le famiglie più in vista erano costantemente in contrasto tra loro, a causa della rivalità sollecitata dalla competizione insita nel sistema moscovita di nomine governative, il mestničestvo.

Su questi antichi e intricati equilibri gravò il peso dell’assolutismo sempre più spiccato dello zar, che spezzò il legame con il “consiglio eletto”, l’unico organo che poteva arginare lo smisurato potere dell’autocrate, fino ad arrivare con il tempo a tramutarsi in una vera e propria carneficina dei suoi membri e dei soggetti a loro vicini.

A proposito del potere illimitato dello zar, Ivan IV scriveva al rinomato comandante Andrej Kurbskij: “Tutti i sovrani russi sono autocrati e nessuno ha il diritto di criticarli, il monarca può esercitare la sua volontà sugli schiavi che Dio gli ha dato. Se non obbedite al sovrano quando egli commette un’ingiustizia, non solo vi rendete colpevoli di fellonia, ma dannate la vostra anima, perché Dio stesso vi ordina di obbedire ciecamente al vostro principe”

Il primo punto di rottura si ebbe nel 1553 quando lo zar, in seguito ad una grave malattia che gli fu quasi fatale, richiese il giuramento dei boiari al piccolo erede Demetrio che invece sostenevano la successione del cugino di Ivan, il principe Vladimir di Starica.

Il perpetuarsi della guerra in Lituania fu un altro motivo di scontro, dal momento che i consiglieri dello zar erano contrari ai combattimenti sul fronte occidentale e preferivano dar via alla guerra contro il canato di Crimea.

La morte dell’amata consorte, Anastasia Romanov, e la convinzione dello zar che la zarina fosse stata avvelenata fu il punto di non ritorno. Parenti e amici dei suoi consiglieri, Silvestro e Adašev già condannati al carcere, furono messi a morte senza processo; il clima di terrore fece sì che molti boiari si rifugiassero in Lituania, fino alla morte dello zar nel 1584.

Al contrario del padre, il figlio di Ivan, Teodoro I, regnò affidando grandi responsabilità e poteri ai suoi consiglieri, in particolare Boris Godunov, assicurando allo stato un periodo di relativa pace dal 1584 al 1598.

L’elemento principale che va ricordato di questi anni è il permesso ricevuto dalla chiesa di Costantinopoli di elevare il capo della chiesa russa al rango di patriarca. Come si può ben intendere, tale disposizione fece sì che il potere della chiesa si rafforzasse esponenzialmente, adottando una conformazione gerarchica su tutto il territorio dello stato, che giocò un ruolo fondamentale nel periodo di subbuglio che seguì la morte dello zar.

Il primo evento che scosse l’ordine dell’impero si verificò nel 1591 con la morte a soli nove anni di Demetrio di Uglič, fratello dello zar, erede ed unico altro membro maschile della famiglia Rjurikidi oltre Teodoro.

Il principe fu vittima di un assassinio, in quanto rinvenuto con la gola squarciata, e la plebe si rivoltò contro i custodi del bambino, uccidendoli, ritenendoli responsabili dell’omicidio dell’erede.

Una commissione ufficiale di indagine venne istituita per indagare sull’accaduto, ma giunse alla conclusione che la vicenda non fu altro che un triste incidente causato dallo stesso principe che, intento a giocare con un coltello, ebbe un attacco epilettico.

Il dato che comunque emerge dalla vicenda è che il già citato consigliere dello zar, Boris Godunov, si impossessò de facto del potere; rampollo di una piccola famiglia nobiliare mongola convertitasi all’ortodossia, Godunov si era abilmente assicurato una parentela diretta con lo zar sposando la sorella Irene. Aiutato dalla debolezza di Teodoro I, l’abile consigliere riuscì ad ottenere diversi titoli illustri, come il diritto a sovrintendente ai rapporti con l’estero e una corte autonoma rispetto a quella dello zar.

Quando nel 1598 Teodoro I morì, Boris Godunov aveva tutte le carte in regola per essere designato come suo successore.

E’ da questo momento, come si analizzerà successivamente, che ha inizio la tragica fase dei torbidi che, proprio a partire dalla morte dell’ultimo sovrano Rjurikidi, ha segnato la storia russa fino al 1613, quando dall’aspra lotta tra le famiglie boiare emersero vincitori i Romanov.