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Centoventitrè poesie, di Maria Cristina Orga

Poeti, parole, versi ed altri interessanti accadimenti

by Piera De Prosperis
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Che cos’è la poesia? Una prima possibile risposta ce l’ha fornita Maria Cristina Orga, poeta e scrittrice che lo scorso 7 novembre, nella sala Massimino di Villa Bruno a San Giorgio a Cremano, ha presentato il suo volume Centoventitrè poesie, Vocali Editrice. Con l’autrice hanno dialogato Esther Basile, filosofa e collaboratrice dell’Istituto Italiano per gli studi filosofici, Gino Oliviero, OstePoeta che ha letto alcuni testi, mentre le videoriprese sono opera di Maria Rosaria Rubulotta.

Il titolo dell’incontro era Quel pomeriggio di un giorno da… Poeti, parole, versi ed altri interessanti accadimenti intorno a centoventitrè poesie. Partiamo dal titolo 123 che è la successione aurea di Fibonacci, cioè una successione di numeri interi in cui ciascun numero è la somma dei due precedenti. Già questa incursione nella matematica, o forse meglio dire nella numerologia, ci dà un primo ma significativo contatto con il mondo emotivo/magico dell’autrice.

La risposta all’iniziale domanda è stata: la poesia è istinto, è rabbia e rivoluzione contro quanto di oscenamente orribile la cronaca ci mostra. La poesia è politica. La poesia ha una validità dirompente, un dovere sociale. I poeti sono gli unici ribelli possibili in un mondo condizionato da guerre e relazioni pericolose. Ma per arrivare a fare poesia bisogna leggere, conoscere, fare propri gli strumenti dello scrivere attraverso l’assimilazione di autori che ci hanno saputo trasmettere emozioni. Paradossalmente oggi non si leggono poesie perché non ci sono più emozioni. E non parliamo di quelle più istintive e brutali in cui i social sono maestri, ma delle emozioni che provengono dalla condivisione di sofferenza, gioia, amore di chi non ha magari la forza e gli strumenti per scrivere. La poesia come portavoce, vessillifero della voce di tutti. Ed è così che si pone la Orga: dare voce a chi non ce l’ha o non sa farla uscire. Non a caso nel suo testo agile ed essenziale anche nella grafica, forse per non appropriarsi visivamente di un lavoro che è di tutti e per tutti, i temi affrontati sono tanti. Si parla di tempo, donne, amore, morte, silenzio, gatti, affetti familiari e tanto altro. Nell’incontro molte poesie sono state lette e questo ha sicuramente consentito un più profondo contatto con il contenuto, perché la lettura ad alta voce accarezza il lettore e torna di rimbalzo ad accarezzare l’autore.

Ma, si potrebbe obiettare, la poesia è anche rigore, lavoro sulla parola scritta, rielaborazione, una sorta di laboratorio della parola che prima di uscire definitivamente dalle stanze del poeta ha subito un’analisi profonda. Ed è a questo lavoro paziente che la scuola prova ad abituare le giovani menti, forse anche a costo di disaffezionare alla lettura individuale della poesia. Ed è il rischio che si corre. Quando tuttavia i giovani si cimentano con la cassetta degli attrezzi della poesia, in primis con la metafora, sono capaci di sorprendenti avvicinamenti. Del resto Il Postino di Neruda di Skarmeta ne è un’eloquente testimonianza, anche nell’uso politico della parola. Ovviamente le due posizioni non si escludono bensì si compenetrano: Anche quando, come con la Orga, sembra che tutto fluisca spontaneo ed inarrestabile, come una vena d’oro liquida, dietro, a monte, vi è tanto studio e tanta sapientia.

Siate poesia, orgogliosamente poesia (Maria Cristina Orga).