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Home In Italia e nel mondo Vince con Trump il risentimento del sogno americano svanito

Vince con Trump il risentimento del sogno americano svanito

E perde la "speranza" dell'America inclusiva di Kamala

by Bruno Gravagnuolo
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Dunque Trump ha vinto anzi stravinto. Come era nelle previsioni e anche oltre le previsioni. Travolge la debole Harris in tutti gli stati in bilico e anche nel voto popolare, cosa non scontata e inusuale negli USA, il che taglia alla radice ogni possibile contestazione sempre in agguato in un sistema maggioritario confederale per Stati come quello Americano dove si può prevalere per un pugno di voti contestati. Vittoria chiara anche in Alabama, Georgia, Arizona, New Mexico. Percentuale alta di votanti, più di 135 milioni su 160 e un distacco di più di 4 punti tra i duellanti, circa 5 milioni di voti popolari. Certo l’America resta divisa con il Senato a Trump e la Camera in bilico. Ma il verdetto è chiaro. Trump è riuscito a convincere gli americani e anche neri e minoranze, inclusa poco meno della metà delle donne, che la sua proposta è più affidabile e vincente.

Una nazione protezionista, mercantilista, liberista dentro e vincolista fuori, avversa al green, anti tasse e focalizzata sulla domanda interna. Regolatrice dei flussi migratori che abbassano il salario, e persino pro inflazione, per Trump compensabile da export e meno debito, da keynesismo militare ed import attuale, che comporta grande disavanzo. Trump sembra quindi voler rinunciare al ruolo di una America global actor egemone, a favore di un ruolo negoziale di competizione e bilanciamento rispetto agli altri attori. Con la Cina nel mirino e proprio per questo concentrando l’attenzione sul Pacifico e non più sul bastione Europa verso est. Il che comporta un cambio totale della geopolitica USA. Dovrebbe infatti essere l’Europa a fare da interposizione in Ucraina – lo dice Trump – nella spartizione che prevede, tra zone russe e ucraine, una fascia di controllo militare non ONU ma Ue. E può essere un mix tra le due. Meno rassicurante appare invece lo scenario israeliano dove le previsioni parlano di mano libera a Netanyahu nell’ annessione della Cisgiordania. Ma Trump è imprevedibile e pragmatico e non sono da escludere sorprese anche qui.

Tornando al consenso interno, e al blocco sociale che è poi la base interna di questo cambio di paradigma geo politico, si può dire che ha prevalso nel voto una America di ceto medio impoverito e colpito da inflazione, deluso nelle sue aspettative e reso insicuro dall’assedio destabilizzante delle grandi povertà interne ed esterne. Con particolare riferimento ai Blue collar – 25 milioni – che reclamano occasioni, protezione e salari. Accanto alla piccola e media impresa: dai farmer alle filiere più tradizionali della meccanica e dell’indotto. Di contro professionisti, laureati, e-commerce, industria digitale ed estrattiva soffriranno, salvo riconvertirsi in breve sulle finalità interne della trumpnomics. Come ha già fatto il battistrada Musk. Grande sponsor di Trump, Che si candida a garantire al nuovo corso, immagine, sorveglianza, prestigio planetario e know-how interno, senza importazione.

Insomma, vince con Trump il risentimento del sogno americano svanito. E svanito proprio nelle fanfare progressiste del nuovo secolo espansivo americano, cosmopolita e liberal, neocons e dem. Che ha comportato costoso impegno unilaterale Usa su tutto il globo. Generando inflazione, scacco militare e pressioni migratorie. E perde viceversa la “speranza” dell’America inclusiva di Kamala che distribuisce all’interno diritti e vuole estenderli al mondo con la sua sfida di Civiltà. Forse è la fine della global age, così come fin qui l’abbiamo conosciuta dopo il crollo dell’Urss. Davvero un totale cambio di paradigma e una discontinuità radicale in questo terzo millennio.