Area ex Ratti
Una premessa sulla rigenerazione urbana
Cosa vuol dire rigenerare in lingua italiana? Generare di nuovo. In particolare in biologia significa ricostituire, riprodurre parti dell’organismo… E la città è un organismo al quale, oggi più che mai, è necessario offrire cure che, appunto, si sostanziano in forme di rigenerazione… urbana.
Occorre sottolineare che quando si parla di rigenerazione il riferimento non è alla mera ricostruzione di un edificio fatiscente o a un progetto qualsiasi di riqualificazione, in quanto l’obiettivo della rigenerazione urbana è contribuire a rendere le città sostenibili e più a misura d’uomo, contrastando il frenetico ed indiscriminato ricorso al consumo di suolo a fini edificatori. Ma con il costante venir meno delle superfici edificabili, si è cominciato a diffondere l’idea di recuperare il più possibile spazi e aree già presenti.
Dunque il processo di rigenerazione avviene tramite interventi di recupero a livello di infrastrutture e servizi, limitando il consumo di territorio a tutela della sostenibilità ambientale, il che consente alla comunità di riappropriarsi e di rivivere gli spazi sui quali si interviene, con conseguenti miglioramenti nella qualità della vita e nella sfera sociale, economica e ambientale.
Tutto questo viene realizzato con forme definite di “rigenerazione urbana”, ma nel corso del convegno di Luino è stato evidenziato che il significato del termine “rigenerazione urbana” non è stato ancora definito in modo univoco, come dimostra il fatto che viene correntemente usato in analogia ad altri termini preesistenti – recupero, ristrutturazione edilizia, ristrutturazione urbanistica, restauro, risanamento conservativo – il che determina il permanere di una confusione che impedisce di introdurre il principio di rigenerazione urbana, intesa quale nuova e diversa metodologia urbanistica.
In effetti, in questo momento storico, in Italia, sotto la voce rigenerazione urbana, vi sono diverse iniziative di carattere legislativo:
– Il D.L. 18 aprile 2019, n. 32, meglio noto come decreto Sblocca cantieri, recante “Disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l’accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici”, ha posto come obiettivo del Governo una riduzione del consumo di suolo a favore della rigenerazione del patrimonio edilizio esistente incentivandone la razionalizzazione, promuovendo e agevolando la riqualifica zione di aree urbane degradate.
-La Legge di Bilancio 2020, nella quale è stata prevista, per gli anni dal 2021 al 2034, l’assegnazione ai comuni di 8,5 miliardi di euro destinati a progetti di rigenerazione urbana volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al migliora mento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale. Questa seconda tipologia di intervento è stata poi mutuata nel PNRR ed identificabile con l’intervento PINQuA, per un importo complessivo di 2,8 miliardi di euro, destinata ai capoluoghi di provincia, alle città con popolazione superiore a 60.000 abitanti, alle città metropolitana ed alle regioni. Tale programma è finalizzato al social housing contemplando, tuttavia, le azioni di rigenerazione urbana specificate al capoverso precedente; l’obbligo è quello di di concludere i lavori entro il 2026.
-Il PNRR che include interventi di rigenerazione urbana, con una destinazione di risorse paria circa 15 miliardi di euro i cui interventi, però, non sono coerenti con i contenuti richiamati sopra (riguardano, interventi di manutenzione straordinaria di immobili, di luoghi o spazi pubblici, di protezione civile ecc.).
L’auspicio è che tra le numerose proposte che giacciono in Parlamento si individui un percorso che esiti una legge di respiro nazionale e che metta ordine a questa importante azione necessaria in un momento in cui non serve più far crescere le città ma intervenire sull’esistente… RIGENERANDOLO!
Il convegno di Luino
Nel corso del Convegno svoltosi a Luino a ottobre scorso – “Luino, 350 anni di storia turistica” – è stato presentato il progetto “Grand Luino” che insiste nel centro cittadino, di fronte al Lago Maggiore, in un’area industriale dismessa estesa circa 300.000 mq.
Nel corso del convegno, patrocinato da Regione Lombardia e supportato a livello organizzativo dall’associazione culturale Amici delle Sempiterne, è stato illustrato l’ambizioso progetto che ha come obiettivi:
1) Restituire al luogo una forte identità turistica, partendo dalla realizzazione di un polo turistico che abbia come elemento prioritario la realizzazione di una importante struttura ricettiva destinata ad ospitare la clientela italiana e d’oltralpe, nei volumi che ospitavano la fabbrica.
2) Rendere agevole raggiungere Luino grazie alla riscoperta dell’idrovia Locarno-Milano-Venezia ma anche attivando il trasporto con gli idrovolanti. Capaci, questi ultimi, di raggiungere l’aeroporto di Malpensa in soli 10 minuti a costi – viene dichiarato – pari a quello di un taxi da Malpensa con un tempo, però, ridotto da 90 minuti in auto a 10 minuti con l’idrovolante. In tale direzione sono previsti importanti investitori stranieri, americani ed europei che avrebbero già manifestato interesse all’intera operazione
Ricettività e accessibilità sembrano essere le parole chiave dell’iniziativa: la prima con strutture ricettive di alto livello; la seconda con trasporti alternativi all’auto.
Se questo è il progetto, si può ritenere che esso risponda al principio dell’azione di rigenerazione urbana che avviene attraverso il recupero creativo delle zone edificate in disuso, riqualificandole nel rispetto della sostenibilità ambientale e incentivando l’uso di materiali eco-compatibili. Tale metodologia, nell’ultimo decennio si è andata affermando anche come occasione per promuovere politiche di partecipazione sociale, incentivando l’occupazione e l’imprenditoria locale. Ma è anche occasione per dare alle città non solo un aspetto nuovo, attraverso un rilancio dell’immagine territoriale, ma anche un motivo di rilancio dal punto di vista culturale, economico e sociale e chiaramente con attenzione agli aspetti ambientali. Dunque non occorre solo il coinvolgimento degli attori dell’edilizia, ma anche di tutte le componenti sociali, non ultime quelle di tipo associativo.
E nel caso del progetto di Luino pare che queste condizioni siano soddisfatte!