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La principessa di Lampedusa, incontro con Ruggero Cappuccio

Alla reggia di Portici

by Piera De Prosperis
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Nella splendida cornice della reggia di Portici, venerdì 25 ottobre si è svolto l’incontro con Ruggero Cappuccio per la presentazione del suo libro La principessa di Lampedusa, Feltrinelli 2023, nell’ambito della rassegna Lib(e)ri al parco, diretta da Ileana Bonadies.

E’ la prima delle quattro proposte culturali che l’associazione Blab presenta, dal 25 ottobre al 12 dicembre, in collaborazione con il complesso museale Musa, all’interno della Reggia di Portici in uno scenario davvero magico e più che mai in sintonia con l’argomento del libro di Cappuccio. Ricordiamo anche che gli incontri sono realizzati in sinergia con la libreria Mondadori Point di Portici, NapoliCittàLibro – Salone del Libro e dell’Editoria e Campania Legge – Fondazione Premio Napoli.

A conversare con l’autore la scrittrice Enza Alfano e la giornalista Ileana Bonadies.

Incentrato sulla personalità carismatica di Beatrice Tasca Filangeri di Cutò, madre dell’autore de “Il Gattopardo”, il romanzo è ambientato nella Palermo del 1943 e segue il ritorno a casa, in una città deserta distrutta dalle bombe e dalla guerra, della Principessa, colta, libera e coraggiosa, ma anche le vicissitudini di Eugenia, giovane palermitana appassionata di stelle e pianeti, oppressa dalla famiglia. Mentre il mondo si trasforma inesorabilmente, e in lontananza riecheggia l’ultima grande festa da ballo della storia siciliana.

E’ Enza Alfano a dare il via all’incontro, proponendoci le sue riflessioni sul testo: romanzo fluviale in cui si avverte la tensione di qualcosa che sta per accadere, romanzo di suggestioni che oscilla tra realtà e desiderio, la cui lettura può essere polisemica e in cui non manca la presenza di una riflessione metanarrativa sullo scrivere e sul fare memoria.

E’ a questo punto che prende la parola l’autore che alla prima domanda, come è nata l’idea del racconto, apre il suo baule della memoria, portando noi spettatori in un mondo decisamente incantato, in cui si muovono personaggi come Gioacchino Lanza Tomasi che vive nel palazzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, a Palermo, dove lo stesso Cappuccio ha soggiornato per anni ed in cui le carte, il mobilio, gli abiti, direi quasi le tende di quell’immenso palazzo hanno determinato, tra odori, sapori e racconti di vita, la necessità di scrivere questo romanzo. L’esigenza che il passato non vada perduto, che la memoria possa ancora essere fonte di rinascita allora come ora è un bisogno potente. Ed ecco allora nel racconto suggestivo di Cappuccio passare l’intellighenzia palermitana del secondo dopoguerra, ormai sull’orlo del baratro economico, le cui ferite fisiche, per esempio l’oltraggio fatto al palazzo dai bombardamenti durante la Seconda guerra mondiale, e morali devono essere esposte perché tutti sappiano ed accompagnino ad un funerale grandioso quella classe che è stata il bene ed il male della Sicilia intera. Beatrice Tasca Filangeri di Cutò, principessa di Lampedusa è il centro di questa ricostruzione, il personaggio dalle cui vicende l’autore prende spunto per riannodare i fili soprattutto della sua memoria perché possa diventare anche la nostra. Si è creata, dunque, un’atmosfera magica, anche grazie alla voce teatrale dell’autore che ci ha raccontato aneddoti ed intrecci della sua stessa vita con quella dei personaggi narrati.

Ileana Bonadies ha sottolineato l’importanza delle madri nella formazione dei figli e di come questo bagaglio di libertà, nel romanzo, venga trasmesso dalla principessa stessa al figlio Giuseppe insieme con l’importanza della memoria e dell’immaginazione. Valori che cercherà di trasmettere al suo alter ego, la giovane e timida Eugenia, appassionata di astronomia, piena di desideri irrealizzati. Non a caso la parola desiderio deriva dalla composizione della particella privativa “de” con il termine latino sidus, sideris (plurale sidera), che significa stella “desidera“, da cui “desiderio“, equivale letteralmente, a “condizione in cui sono assenti le stelle”, quelle stelle che Eugenia studia.

L’incontro si è chiuso tra gli applausi di un pubblico irretito dalla parola orale e che è corso a comprare la parola scritta.